Banco BPM e Mps: parlano Castagna e Lovaglio
Banco BPM e risiko bancario: cosa ha detto il ceo Castagna. Focus anche su Mps e sulle parole di Lovaglio sull’NII
Banco BPM potenziale preda di una operazione di M&A, perno di quel risiko bancario italiano di cui per ora si sta soltanto parlando?
Giuseppe Castagna, ceo della banca di Piazza Meda, come si sa, ha ribadito più volte, così come ha fatto negli ultimi giorni il numero uno di UniCredit, Andrea Orcel, di non considerare al momento prioritaria l’opzione di un matrimonio con un altro istituto.
Questa convinzione è emersa anche nella giornata di ieri , con Castagna che ha risposto così alla domanda sulla possibilità che Banco BPM possa diventare “preda” di eventuali operazioni di risiko bancario:
“Una volta che dai il giusto valore, siamo sul mercato“, aggiungendo che “il nostro compito è quello di valorizzare al massimo la banca per stare stand alone, perché noi non possiamo che continuare il nostro percorso”.
Giuseppe Castagna è stato interpellato sul nodo M&A a margine della nona edizione della Mediobanca Ceo conference, evento in cui aveva preso la parola già il numero uno di UniCredit, Andrea Orcel.
Banco BPM, Castagna commenta opzione risiko
Il manager ha ricordato come l’opzione risiko per le banche fosse stata caldeggiata e considerata soprattutto quando i tassi dell’area euro, con la politica monetaria all’epoca anti-deflazione lanciata dall’ex presidente della Bce Mario Draghi, erano stati portati al di sotto dello zero.
“Con i tassi negativi era l’unico modo per aumentare gli utili delle banche, perché non facevi ricavi e dovevi tagliare i costi – ha ricordato Castagna – Oggi sinceramente stiamo andando tutti bene, anche aiutati da questo incremento dei tassi ma non solo, per cui non c’è questa fretta di dover fare aggregazioni per avere un utile sostenibile, ormai siamo tornati a Rote (Return on tangible equity), superiori al 10%”.
Effetto Fed su Piazza Affari. Banco BPM, UniCredit e Mps giù
Oggi niente febbre da risiko a Piazza Affari, tutt’altro. Va detto, tra l’altro, che il mercato da un po’ è dovuto scendere a patti con la realtà, visto che sono diverse le banche a non essere particolarmente interessate a convolare a nozze con un eventuale partner, soprattutto se il nome di quest’ultimo è quello di Mps.
Il Ftse Mib di Piazza Affari si allinea al trend ribassista degli altri listini azionari mondiali, pagando il fattore Fed , in particolare le dichiarazioni che il numero uno Jerome Powell ha rilasciato ieri, in occasione della sua audizione alla Camera dei Rappresentanti del Congresso Usa.
Le vendite che hanno colpito Wall Street contagiano le altre borse, in attesa tra l’altro del verdetto tassi della Bank of England.
Il segno meno investe anche UniCredit, così come Mps.
Il titolo UniCredit arretra dopo i forti buy che sono scattati ieri, successivi alla parola eccellenza proferita dal ceo Orcel e alla notizia relativa, in termini di dividendi, al lancio della seconda tranche del piano di buyback azionario.
Giù anche Mps, che rimane osservata speciale per la necessità che il Tesoro maggiore azionista con una quota del 64% esca dal capitale entro il 2024, e dunque in quanto potenziale preda (a cui però in questo momento nessuno sembra interessato).
A proposito del Monte dei Paschi di Siena, ieri, in occasione dell’Utp & Npl Summit 2023 del Sole 24 Ore, si è fatto sentire il ceo Luigi Lovaglio.
Lovaglio ha messo in guardia il settore, ricordando che quell’assist che finora le banche italiane nello specifico e dell’area euro in generale hanno ricevuto sulla loro redditività con i rialzi dei tassi della Bce, prima o poi andrà a scemare.
“A livello di sistema, le banche devono mantenere forte il presidio sul rischio e andare a capire cosa fare per sostituire quei ricavi che verranno meno sul fronte del margine di interesse“.
Lovaglio avverte banche su impatto Bce non eterno sull’NII
Innegabile è stato il forte sostegno che le strette monetarie della Bce hanno dato alla voce NII, appunto margine di interesse, dei bilanci delle banche.
Lovaglio ha sottolineato, stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, che al momento la situazione rimane “molto favorevole sui tassi di interesse”.
Ma proprio per questo motivo “è molto importante la consapevolezza che questo trend sia destinato in qualche modo a mutare, non tornando ai livelli di qualche anno fa, ma portando a una riduzione degli spread” (i famosi spread commerciali, ovvero la differenza tra i tassi sui prestiti (che si sono ben adeguati ai rialzi dei tassi varati dalla Bce) e i tassi sui depositi, che invece rimangono in Italia particolarmente bassi, a dispetto di chi tiene parcheggiata la liquidità in banca (in tempi tra l’altro di inflazione che, di per sé, erode il cash).
Insomma, ha detto Lovaglio, le banche “devono essere pronte a generare redditività da altre fonti di conto economico”.
Sullo sfondo, rimangono le sfide che assillano il settore bancario, e in particolare proprio le banche italiane che sarebbero quelle a essere maggiormente penalizzate, con la fine dell’altra ‘pacchia’ della Bce, ovvero del TLTRO.
LEGGI ANCHE