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Banche italiane e NPL: faro su ‘altra’ proposta Meloni dopo caso tassa extraprofitti

19 Gennaio 2024 14:37

E ora è lo stesso Financial Stability Board (FSB) a lanciare un attenti nei confronti del decreto NPL varato dal governo Meloni.

Dopo il caso della tassa sugli extraprofitti delle banche italiane, bocciata immediatamente dai mercati e dalla Bce e affossata infine dallo stesso governo Meloni, i riflettori del mondo finanziario si spostano sull’altra proposta presentata da Palazzo Chigi: quella che riguarda gli NPL degli istituti di credito italiano.

Meloni e banche italiane: riflettori si spostano da tassa extraprofitti a NPL

Che la riforma sugli NPL auspicata dal governo italiano non abbia ricevuto il benestare dei mercati,  va precisato, non è certo una notizia dell’ultima ora.

Negli stessi giorni in cui scoppiava il caso della tassa sugli extraprofitti delle banche, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che si accaniva contro le cosiddette “rendite di posizione”, qualcuno aveva già sollevato più di una critica anche nei confronti dell'”altro” piano del governo: quello riassunto nel decreto NPL.

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La proposta ha fatto scattare subito sull’attenti la stessa agenzia di rating Scope Ratings, che ha messo subito in evidenza la presenza di turbolenze nel mercato degli NPL scatenate proprio dal contenuto del piano di Meloni.

“La proposta del governo italiano AC 843, volta a sostenere i debitori in difficoltà finanziaria dando loro l’opzione di riacquistare le esposizioni già vendute a terze parte attraverso gli ABS o la cessione dei credito, ha creato turbolenze significative nel mercato degli NPL”, scriveva Scope Ratings agli inizi di settembre.

Scope spiegava che l’opzione di riacquistare i debiti avrebbe permesso ai debitori di ripulire il loro merito creditizio presso la Centrale dei rischi del Credito, avendo così l’opportunità di ricorrere a nuovi finanziamenti.

L’agenzia tedesca criticava soprattutto la natura retroattiva della disposizione che, a suo avviso, potrebbe provocare “un danno significativo al mercato degli NPL”.

Un attenti veniva lanciato anche dall’altra agenzia di rating S&P.

Ieri, un avvertimento simile ha visto come mittente l’FSB.

Banche italiane: su riforma Meloni NPL c’è anche l’alert dell’FSB

L’articolo del Financial Times FSB warns Italy against overhaul of bad loans market” fa riferimento alla cautela manifestata dal Financial Stability Board, l’istituzione con sede a Basilea che monitora il sistema finanziario globale, in un documento che è stato pubblicato nella giornata di ieri.

L’istituzione ha consigliato all’Italia di “resistere” alle proposte su cui il governo Meloni è ancora al lavoro: proposte che, a suo avviso, andrebbero a detrimento del mercato italiano degli NPL, aumentando l’incertezza tra gli investitori.

Nel rapporto, il Financial Stability Board ha riconosciuto i grandi progressi che le banche italiane hanno compiuto nel ripulire, in quest’ultimo decennio, i rispettivi bilanci.

E’ stato ricordato come gli NPL fossero balzati fino al picco di 350 miliardi di euro, nel 2015. Una vera e propria bomba presente sui bilanci, che le banche italiane sono riuscite nel corso degli anni a disinnescare.

Tuttavia, “i cambiamenti proposti alla legge (sugli NPL) dal governo di destra dell’Italia – ha avvertito l’FSB – volti ad aiutare le famiglie e le piccole imprese che hanno fatto default in precedenza sui loro debiti – introdurrebbero incertezza o danneggerebbero il mercato secondario degli NPL”.

Il riferimento è a quel mercato secondario degli NPL che si è sviluppato in Italia con le riforme lanciate, a partire dal 2016, dai precedenti governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, e che hanno permesso agli hedge fund e ad altri investitori istituzionali internazionali di acquistare i cosiddetti crediti cattivi, per l’appunto i crediti deteriorati. Riforme che sono state varate per dare un sostegno al sistema bancario italiano, e per supportare l’operazione di pulizia di bilancio degli istituti.

Alcuni degli alleati di Meloni, tuttavia – si legge nell’articolo dell’Ft- hanno ribattuto che quel mercato favorisce ‘gli speculatori stranieri’, danneggiando le piccole imprese e le famiglie”.  E il risultato di queste polemiche, ha riassunto il quotidiano britannico, è stato che all’inizio del 2023 il partito di Meloni Fratelli d’Italia (FdI) ha presentato un pacchetto “complesso di proposte”, volte a dare la possibilità alle piccole aziende che hanno fatto default sui loro prestiti nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021 di riacquistare i loro NPL, anche nel caso in cui questi siano stati già venduti dalle banche agli investitori istituzionali.

Il riacquisto avverrebbe a premio del 20% nel caso in cui l’iter per il recupero dei crediti non fosse già iniziato, oppure del 40%.

La misura è stata già ampiamente criticata dalla comunità degli investitori internazionali, tanto che la sensazione, ricordando anche la reazione dei mercati e della Bce all’annuncio della tassa sugli extraprofitti delle banche, è che le riforme proposte dal governo Meloni che hanno per oggetto  le banche italiane proprio non piacciano né alla comunità degli investitori, nè al mondo delle istituzioni finanziarie.

Secondo gli esperti, l’introduzione di questa riforma andrebbe a nuocere in primis al mercato secondario degli NPL: mercati in cui la maggior parte di questi NPL, ovvero di crediti deteriorati, è stata già cartolarizzata, beneficiando tra l’altro anche delle garanzie GACS (garanzie sulle cartolarizzazioni dei crediti).

Proprio il funzionamento fluido del mercato degli NPL ha consentito alle banche italiane di liberarsi di crediti deteriorati per milioni di euro.

Una misura più borrower-friendly che market friendly

Il timore ora è che, con la misura considerata borrower friendly – ma assolutamente non market friendly – il meccanismo del mercato secondario italiano degli NPL, che ha permesso agli istituti di credito di migliorare la qualità degli asset, finisca con l’incepparsi.

Il punto è che, in un contesto in cui non c’è più il sostegno delle Gacs – che secondo l’FSB sono state senza alcuna ombra di dubbio determinanti nel rimuovere la spina NPL dai bilanci delle banche, in quanto le garanzie di stato sono state capaci di creare una domanda da parte degli investimenti in un mercato di cartolarizzazione che si sarebbe confermato invece debole, – per l’istituzione di Basilea il funzionamento corretto del mercato secondario degli NPL è di vitale importanza per permettere alle banche italiane di liberarsi della zavorra dei cosiddetti crediti “cattivi” o crediti andati a male (che tra l’altro potrebbero salire, visto l’indebolimento dei fondamentali economici).

Peccato però che la riforma auspicata da Meloni, che con il decreto si è fatta paladina degli interessi dei debitori, sfoderando la narrativa della guerra contro gli squali della finanza, andrebbe a danneggiare proprio questo mercato.

Non per niente l’agenzia di rating S&P, nell’analisi “Italy’s new bad loan plan poses risks to banks, NPL market “, ovvero: “Il nuovo piano dell’Italia sui crediti deteriorati rappresenta un rischio per le banche e per il mercato degli NPL” ha scritto chiaramente che la natura retroattiva della proposta crea di per sé una situazione di “ambiguità tra gli investitori e i partecipanti al mercato”:

fattore, questo, che “rischia di far crollare l’appetito per le vendite di NPL italiani, in un contesto in cui si prezza l’incertezza legale della misura”.

Mercato secondario NPL in Italia, l’attenti di Enria e Panetta

Un attenti alle conseguenze della riforma proposta dal governo Meloni è stato lanciato alla fine dello scorso novembre anche da Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (BCE):

“Considerati gli sforzi significativi intrapresi negli ultimi dieci anni per ridurre il livello dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche, le iniziative nazionali che potrebbero compromettere i progressi compiuti sono motivo di preoccupazione dal punto di vista della vigilanza bancaria europea”.

Enria ha aggiunto che, nel caso specifico dell’Italia, “una proposta darebbe ad alcuni mutuatari la possibilità di riacquistare i propri crediti deteriorati, anche se questi NPL sono già stati venduti a terzi”, avvertendo che, di fatto, “l’effetto retroattivo di tali disposizioni potrebbe compromettere il corretto funzionamento dei mercati secondari degli NPL”.

E certo non è di conforto quanto emerso dal recente discorso proferito dal numero uno di Bankitalia Fabio Panetta, in occasione della riunione del Comitato esecutivo dell’ABI.

Riferendosi al mercato secondario degli NPL, Panetta ha detto che il mercato secondario degli NPL in Italia non è cresciuto; che, praticamente, “non è maturo”, rimarcando la necessità di “lavorarci”.

Il nuovo governatore di Bankitalia ha ammesso addirittura di essere rimasto sorpreso da quando, con il suo rientro in Italia dopo aver ricoperto il ruolo di esponente del Comitato esecutivo della Bce, è stato costretto a constatare che il mercato secondario degli NPL, in Italia, non aveva fatto i progressi auspicati.

“Da quando sono tornato ho visto i numeri delle banche italiane e i famigerati NPL“.

Panetta ha ricordato la piaga delle sofferenze e dei crediti deteriorati che un decennio fa circa ha assillato le banche italiane.

Ora “gli NPL sono bassi per la consistenza e i flussi ” ha detto, aggiungendo tuttavia che la sorpresa è il mercato secondario:

“Torno e vedo che il mercato secondario degli NPL non è poi progredito così tanto da quando la questione dei crediti deteriorati ha smesso di essere un tema fondamentale per la sopravvivenza di alcune banche” italiane.

La mole degli NPL delle banche italiane, va ricordato, è crollata dal picco del 2015 a quota 63 miliardi di euro, nel giugno del 2023.

Tuttavia la paura è viva, in un contesto in cui, prezzando l’indebolimento dell’economia successivo ai rialzi dei tassi lanciati ripetutamente dalla Bce e della Fed, tra le altre banche centrali del mondo, sono gli stessi colossi di Wall Street a star aumentando gli accantonamenti in previsione di un balzo dei crediti deteriorati.

I tre tipi di NPL spiegati dalla Banca d’Italia

Vale la pena di ricordare cosa si intende per crediti deteriorati, in particolar modo la tipologia con cui gli NPL possono presentarsi.

Così si legge sul sito di Bankitalia:

“Le tre vigenti sottoclassi di crediti deteriorati sono le ‘sofferenze’, le ‘inadempienze probabili’, le ‘esposizioni scadute e/o sconfinanti.

In particolare:

  • Le sofferenze sono esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili.
  • Le inadempienze probabili sono esposizioni (diverse da quelle classificate tra le sofferenze) per le quali la banca valuta improbabile, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, che il debitore adempia integralmente alle sue obbligazioni contrattuali.
  • Le esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate sono esposizioni (diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili) che sono scadute o eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e oltre una predefinita soglia di rilevanza.