Notizie Notizie Mondo Big Tech USA Apple vittima illustre tensioni Usa-Cina. Il caso iPhone zavorra il Nasdaq

Apple vittima illustre tensioni Usa-Cina. Il caso iPhone zavorra il Nasdaq

8 Settembre 2023 08:49

Apple paga l’acuirsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina e, in particolare, la decisione di Pechino di vietare l’utilizzo degli iPhone ai funzionari del governo.

Apple travolta dall’ansia Cina. Il titolo del colosso dell’iPhone è scivolato alla vigilia, trascinandosi dietro gli altri titoli tecnologici e tutto il Nasdaq.

Le azioni della Big Tech Usa hanno perso più del 3%, riportando la flessione in due giorni più forte da novembre.

A provocare il sell off è stata la notizia della decisione di Pechino di vietare ai dipendenti di alcune agenzie governative l’utilizzo dell’iPhone.

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Che la guerra ‘fredda’ tra gli Stati Uniti e la Cina stesse avendo ripercussioni sulle aziende tecnologiche americane e cinesi, lo si sapeva da tempo.

Sono anni che Washington cerca di limitare l’accesso, alla Cina, a tecnologie considerate cruciali per l’economia globale. E sono anni che Pechino tenta di ridurre, a sua volta, la dipendenza dalle Big Tech Usa.

Ma, secondo diversi strategist, il no cinese agli iPhone ha confermato l’escalation delle tensioni tra le due potenze economiche mondiali, in un contesto geopolitico diventato ancora più fragile con lo scoppio della guerra in Ucraina.

A pesare su Apple e i titoli hi-tech in generale, nella sessione di Wall Street di ieri, sono state anche le dichiarazioni arrivate da alcuni esponenti del Congresso Usa, che hanno riacceso le preoccupazioni sull’acuirsi degli attriti tra le due economie.

Apple e il divieto della Cina sugli iPhone: la reazione del Congresso Usa

Mike Gallagher, deputato repubblicano a capo della Commissione alla Camera sulla Cina, ha commentato il divieto cinese all’utilizzo degli iPhone affermando che la mossa, che non sorprende, non fa altro che confermare il disegno della Cina volto a limitare l’accesso delle aziende occidentali alla nazione.

E’ un classico del comportamento del Partito comunista cinese  – ha detto Gallagher, interpellato dall’agenzia di stampa Reuters – Quello di promuovere i campioni nazionali del mercato delle telecomunicazioni della Repubblica Popolare cinese, limitando lentamente l’accesso al mercato delle società occidentali”.

Di fatto, la Cina ha sbarrato la strada in modo significativo alle consegne dei prodotti di alcuni titani della Corporate Usa, come Boeing e Micron.

Allo stesso tempo, va detto, l’amministrazione di Joe Biden si è mossa per frenare le esportazioni delle Big Tech Usa verso Pechino, come quelle di Nvidia, per citare uno dei casi più caldi. Una manovra che Nvidia stessa ha cercato tra l’altro di contrastare, ribattendo ai controlli del governo con una versione dei suoi chip AI per il mercato cinese, chiamata A800.

Il timore di Gallagher è stato condiviso dal senatore democratico Mark Warner, presidente della Commissione di intelligence del Senato Usa, che ha detto che, “in un momento in cui l’economia cinese è in fase di stallo, sono da mettere in conto mosse più aggressive contro le aziende straniere”.

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Giù a Wall Street anche i titoli delle società fornitrici

Nella sessione di ieri di Wall Street, a pagare il conto non potevano che essere soprattutto i titoli delle società produttrici di componenti per gli iPhone di Apple:

giù anche altri titoli tecnologici come Broadcom, Skyworks Solutions e Texas Instruments, con cali che hanno oscillato, riporta Reuters, tra il 2% e il 7,3% circa.

“La Cina è un mercato cruciale per Apple, non solo perchè si tratta di un centro manifatturiero di estrema importanza, ma anche perchè il paese sta diventando sempre di più una fonte importante di fatturato”, ha commentato alla Reuters Susannah Streeter, responsabile della divisione mercati di Hargreaves Lansdown.

Di fatto, il quinto del fatturato di Apple proviene proprio dalle vendite in Cina.

Gabriel Debach, market analyst di eToro, ha riassunto così la situazione:

“Negli Stati Uniti, le pressioni sul settore tecnologico sono state principalmente scatenate dalla possibile decisione di Pechino di estendere il divieto di utilizzo degli iPhone da parte delle aziende e delle agenzie statali cinesi. È importante sottolineare che le correzioni causate da fattori geopolitici tendono generalmente ad essere di breve durata rispetto a quelle dovute a fattori macroeconomici o monetari, sebbene, non si può non tener conto, come il mercato cinese rappresenti circa il 19% del fatturato di Apple”.

“Tuttavia – ha aggiunto Debach – l’umore dei mercati potrebbe essere nuovamente persuaso la prossima settimana quando Apple presenterà il 12 settembre il suo nuovo iPhone 15. L’evento annuale autunnale di Apple è ormai diventato un punto di riferimento culturale e solitamente genera un notevole interesse e attenzione da parte dei consumatori e degli investitori”.