Notizie Notizie Mondo Mondo stile Skynet e Amazon-ificato, collasso immobiliare e shock geopolitici. I 10 cigni grigi di Nomura per il 2018

Mondo stile Skynet e Amazon-ificato, collasso immobiliare e shock geopolitici. I 10 cigni grigi di Nomura per il 2018

Pubblicato 19 Dicembre 2017 Aggiornato 5 Luglio 2019 09:31

Bilal Hafeez, analista di Nomura, presenta i cigni grigi per il 2018. Cigni diversi da quelli neri della teoria di Nassim Nicholas Taleb. Se questi ultimi sono una metafora che descrive l’avverarsi di un evento che arriva a sorpresa e che è per sua stessa natura impossibile da prevedere, i cigni grigi di Nomura, come spiega Hafeez, possono essere in qualche modo anticipati.

E così, dopo l’esperimento dello scorso anno, l’analista ci riprova ed elenca “i possibili cigni grigi per il 2018”, che vengono indicati anche come possibili “shock”.

“Non c’è bisogno di dire che nessuno di questi rappresenta il nostro scenario di base. Ma pensiamo che sia meglio essere preparati a fronteggiarli che non“.

1) Quello che i film ci dicono del 2018

“I film possono confermarsi migliori strumenti predittivi più di quanto lo possano essere gli analisti delle divisioni di ricerca. C’è stato per esempio il film che ha previsto il primo presidente nero degli Stati Uniti (The Man, 1972), quello che ha anticipato l’ascesa della Cina in una potenza economica mondiale (Americathon, 1979), e quello che ha previsto il successo della tabloid TV (Network, 1976).

“Noi – dice l’analista di Nomura – abbiamo individuato tre film degni di nota che sono basati sul 2018.

Il primo citato è Terminator Salvation, film del 2009,  ambientato nel 2018. Il contesto è quello di un conflitto tra Skynet e la resistenza degli uomini. Per chi non lo sapesse, Skynet è un sistema informatico sviluppato per l’esercito americano da Cyberdyne Systems: un sistema che è stato concepito per tutelare il mondo da attacchi preventivi e che finisce per sviluppare un’intelligenza artificiale sempre più potente, fino a concludere che proprio gli esseri umani rappresentano la minaccia più grande per il pianeta. Tra le altre cose, “Skynet può controllare smartphone, droni e cyborg”. L’analista di Nomura precisa che, di primo acchito, uno scenario del genere potrebbe essere considerato ancora molto poco probabile.

“Eppure, consideriamo quelli che sono gli elementi necessari affinché si realizzi”. Lo scenario ha tra i suoi aspetti fondanti l’esistenza di droni, di reti elettriche controllate dai computer e dell’intelligenza artificiale. A ben vedere, anche la realtà attuale dispone di questi presupposti.

Terminator Salvation non è l’unico film citato nell’analisi dei cigni grigi per il 2018:

Per Hafeez, il 2018 potrebbe confermarsi anche l’anno descritto nel film Rollerball del 1975, dove il mondo è gestito da una società globale che detiene il monopolio nell’energia.

La Energy Corporation – questo è il suo nome – ha lo scopo di evitare le guerre, e per farlo lancia uno sport violento chiamato Rollerball, dove due team di combattenti in roller skates si battono l’uno contro l’altro. Il film vuole mettere in evidenza come, dietro ogni parvenza di democrazia e di competizione, esista un imperativo stabilito a livello corporate che cerca di distrarre le masse con un intrattenimenti irragionevole e spesso violenti. E’ vero – si legge nel report di Nomura – che, per raggiungere i livelli di Rollerball, “avremmo bisogno di una o due società globali emergenti pronte a dominare il mondo – idealmente in settori che possano distrarci con fake news, giochi divertenti e distrazioni costanti“. Ma “siamo sicuri che non ci siamo già vicini?”.

Viene citato poi anche il film del 2012, Iron Sky, in cui si parla di una missione dell’uomo sulla Luna, decisa per il 2018, che culmina nella scoperta dei discendenti dei nazisti: nazisti della luna che si impossessano della tecnologia degli astronauti e che invadono alla fine la Terra. E qui si possono fare tutte le considerazioni politiche possibili.

2.L’Amazon-ificazione dell’inflazione

Nel presentare il secondo cigno grigio atteso per il 2018, l’esperto ricorda che l’anno prossimo dovrebbe in teoria essere quello del ritorno dell’inflazione. A tal proposito, vale la pena ricordare per l’ennesima volta gli sforzi incessanti delle banche centrali, tesi a risvegliare una dinamica dei prezzi che si conferma sempre più letargica. Sforzi che finora non hanno dato grandi risultati.

D’altronde, scrive Hafeez, “le recenti pressioni sull’inflazione Usa (al ribasso) sono state scatenate dal forte calo dell’inflazione dei prezzi dei beni e, probabilmente “l’effetto Amazon” non si fermerà qui. Per non parlare di altri fenomeni, come le vendite incassate nel “Singles Day” di Alibaba, che si sono rivelate quattro volte più grandi di quelle del Cyber Monday o del Black Friday di Amazon.

“Ci sono oggi al mondo più abbonamenti alla telefonia mobile che esseri umani, a un livello tale che le famiglie più povere del pianeta hanno probabilmente un accesso più ai cellulari che all’acqua potabile“.

E non è finita qui, visto che “Internet si trova ancora in una fase di crescita”. Tale fenomeno ha riflessi non indifferenti sull’inflazione, visto che rende più accessibile anche lo shopping online, dove le offerte sono diverse, e a prezzi sempre più bassi. Non meraviglia dunque notare come la crescita delle vendite al dettaglio online, nei paesi avanzati, stia accelerando il passo.

3. Il target dell’inflazione al 2% diventerà fuori moda

“Il target dell’inflazione (delle banche centrali), che oscilla attorno al 2%, viene spesso considerato dai mercati alla stregua di una forza della natura immutabile. La verità è che si tratta di un fenomeno relativamente nuovo, adottato in primis dalla Reserve Bank of New Zealand, nel 1989, e poi da quelle cinque uniche banche centrali che mirano specificamente al target di inflazione, e che sono la Nuova Zelanda, il Canada. il Regno Unito, la Svezia, l’Australia.

Secondo la Bank of England, sono al momento 29 i paesi che puntano ufficialmente sul target di inflazione a tutti gli effetti (la Bce non è inclusa, in quanto non è d’accordo con una tale definizione) (…)

Tuttavia, visto che le banche centrali il più delle volte falliscono nell’intento di centrare il target sull’inflazione, si sta affacciando l’idea di abbassare il target dell’inflazione a un livello inferiore al 2%.

D’altronde, guardando ai paesi del G4, negli Stati Uniti, l’inflazione core misurata dall’indice PCE viaggia in media attorno all’1,7% dal 2000 ( e all’1,5% dal 2010); quella dell’Eurozona attorno all’1,75% (1,3% dal 2010); quella core del Giappone a -0,1% (rispetto all’1,1% dal 2010). Sembra che solo il Regno Unito sia stato capace di centrare il suo target con una inflazione al 2% dal 2000 (2,2% dal 2010). (..)

Oltre al fallimento nel centrare i target, l’altra ragione dietro la proposta di abbassare il target è demografica. Stando all’Oxford Institute of Population Ageing, entro 20 anni, diversi paesi in Asia ed Europa assisteranno a una situazione in cui la maggior parte della popolazione avrà più di 65 anni, e in cui l’età media si avvicinerà ai 50 anni.

“Per chi è anziano, alla fine l’inflazione non si riduce per caso a un puro costo, che erode il potere di acquisto dei suoi risparmi, con pochi benefici a favore degli inattivi? Tale interrogativo lascia prevedere, secondo il report dell’analista di Nomura, che i partiti di alcuni paesi potrebbero iniziare a pensare al vantaggio politico di abbassare il target di inflazione all’1%”.

4.Gli Stati Uniti d’Europa

“Il 2018 presenta un’unica opportunità politica per l’Unione europea e in particolare per i paesi dell’Eurozona, per rendere ancora più stringenti i legami tra di essi, e per imbarcarsi in un viaggio che potrebbe portare alla creazione degli Stati Uniti d’Europa” (..) E questo per diverse ragioni. Al di là di alcuni ostacoli politici presenti nel breve termine (la Germania che non riesce a formare ancora un governo, le elezioni politiche italiane nel primo semestre del 2018 e le elezioni in Catalogna imminenti), si profila un periodo in cui non ci saranno grandi appuntamenti con il voto per diversi anni (le prossime elezioni importanti in Europa saranno quelle tedesche nel 2021, in Francia nel 2022, in Olanda nel 2021, in Spagna nel 2020 e in Italia….punto interrogativo”.

Il secondo motivo per concretizzare il piano degli Stati Uniti d’Europa è la Brexit, che potrebbe portare gli altri paesi dell’Ue a desiderare una maggiore integrazione e/o comunque a ridefinire i propri rapporti, anche in un’ottica di difesa contro i partiti politici nazionalisti e populisti.

Un altro motivo sarebbe infine, semplicemente, quello di “riparare il tetto fino a quando il sole splende”. E, visto che la crescita economica è la più sostenuta in anni, e il tasso di disoccupazione è sceso in Ue dall’11% del 2013 al 7,4% attuale, ciò lascia pensare che non ci sia un momento migliore per concretizzare il progetto ora.

5. Un altro evento politico nel Regno Unito

La crisi politica del Regno Unito potrebbe essere soltanto all’inizio. Per l’analista di Nomura, infatti, se l’instabilità politica dovesse peggiorare, il 2018 potrebbe essere l’anno di nuove elezioni generali o, addirittura, di un secondo referendum sulla Brexit. Così come è accaduto nel 2017, con la premier Theresa May che ha indetto le elezioni generali nel 2017, nel 2018 il governo potrebbe decidere di sciogliere il parlamento.

“Tuttavia, riteniamo che una tale opzione sia esclusa, vista la maggioranza di due/terzi presente nella Camera dei Comuni”.

Il ritorno al voto potrebbe scattare se il governo venisse invece sfiduciato (e non riuscisse a ottenere una fiducia nell’arco delle due settimane successive). Di certo, la situazione non è rosea per May, in un contesto in cui si trova a difendersi dagli stessi attacchi dei rappresentanti del suo partito (dei Tory), per come sta gestendo le trattative con Bruxelles che hanno per oggetto la Brexit.

6: Il Bitcoin

“Il grado della mania speculativa ha raggiunto un punto in cui i corsi azionari di alcune società sono stati sostenuti solo perchè queste avevano inserito alla fine dei loro nomi il termine “Blockchain” e tale fenomeno rispecchia innegabilmente quello dell’era dot-com.

Nomura si concentra sull’espansione attesa negli scambi della moneta digitale: dopo il lancio dei futures sulle piattaforme CBOE e CME, “nel 2018 si potrebbe assistere a una crescente popolarità degli ETF sul Bitcoin”. Viene ricordato che la capitalizzazione attuale dell’asset si aggira attorno a $280 miliardi, “un numero che sale a $523 miliardi quando si fa riferimento a tutte le altre 1.358 criptovalute (cifra destinata tra l’altro a salire)”.

C’è da dire che “un mercato da mezzo trilione di dollari è decisamente lontano dai $79 trilioni di capitalizzazione del mercato globale, o dal picco dei titoli delle società dot-com, che nel 2000 raggiunsero un valore di mercato di $2,9 trilioni. Per il Bitcoin, potrebbe dunque essere troppo presto, ai valori attuali, avere un impatto globale su altri asset”. Detto questo, la criptovaluta merita un’attenta osservazione per le sue potenzialità di crescita.

7. Contrazione mercato immobiliare=tagli tassi?

“La crescita solida, i bassi tassi di interesse e gli elevati flussi di investimenti dall’estero hanno scatenato forti rialzi dei prezzi delle case in Australia, Canada, Nuova Zelandaq e Svezia” ma diversi analisti prevedono ora un rallentamento per alcuni di questi mercati.

“La contrazione potrebbe avverarsi nel 2018, e in realtà stiamo già assistendo a cali dei prezzi nei mercati di Norvegia e Svezia”. D’altronde, “gli investimenti nel mercato residenziale sono volati, traducendosi in un aumento dell’offerta che potrebbe superare la domanda e dunque provocare il ribasso dei prezzi. In più, al fine di compensare i crescenti squilibri presenti nel mercato immobiliare, le autorità di regolamentazione hanno lanciato un giro di vite fissando criteri più severi da rispettare per l’erogazione del credito e varando manovre per frenare gli investimenti esteri”.

L’effetto domino potrebbe non tardare a manifestarsi.

“Il calo dei prezzi delle case (con effetti negativi sulla ricchezza delle famiglie) potrebbe portare i consumatori a frenare le spese sui beni discrezionali, soprattutto se si ricorda come la crescita dei salari su base reale sia ancora bassa/contenuta. In più, i livelli dei debiti in rapporto ai redditi sono ai massimi storici, fattore che indica che le famiglie sono più vulnerabili a cambiamenti negativi che possano interessare i redditi, i prezzi degli asset e i tassi di interesse. Uno studio recente della Banca dei Regolamenti Internazionali ha messo in rilievo, tra l’altro, che  “le strette monetarie (delle banche centrali) potrebbero generare più contrazioni rispetto a quante espansioni gli stimoli monetari riescano  a creare”.

E ovviamente, “un collasso dei prezzi delle case avrebbe implicazioni significative sui mercati” ostacolando il processo di normalizzare dei tassi avviato dalle banche centrali. La banca centrale della Nuova Zelanda “ha già avvertito sul rischio che l’indebolimento della domanda domestica possa provocare un taglio dei tassi. E la RBA, la Bank of Canada, la banca centrale della Norvegia e della Svezia hanno detto tutte chiaramente che “il mercato immobiliare è un rischio chiave sul loro outlook”.

8. Shock geopolitico in Medio Oriente

Nomura afferma come il 2018 possa confermarsi un anno di ulteriori escalation delle tensioni geopolitiche in alcune aree del Medio Oriente. I focolai di crisi su cui si concentra il report sono:

La situazione in Yemen: qui i ribelli Houthi hanno già dimostrato di essere capaci di lanciare missili contro Riyad, sebbene finora i danni inflitti siano stati piuttosto contenuti. Tuttavia, se tali attacchi dovessero continuare e confermarsi più costosi per l’Arabia Saudita, il Regno potrebbe decidere di aumentare la sua presenza militare in Yemen, aumentando il rischio di uno scontro diretto con l’Iran.

Libano ed effetto Trump: “il rischio immediato di una guerra in Libano,  emerso dopo le dimissioni inattese del premier Hariri, sembra essere rientrato. Tuttavia, la decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme capitale di Israele potrebbe riaccendere la miccia, visto che Hezbollah che Hamas hanno lanciato entrambi  un appello per una nuova “intifada”.

Per contrastare un eventuale coinvolgimento di Hezbollah in una potenziale intifada, Israele potrebbe decidere di spostarsi direttamente sul territorio libanese, combattendo direttamente contro le forze iraniane, sulla scia del tacito supporto di cui gode, da parte di alcuni paesi sunniti. Se tali rischi dovessero materializzarsi, gli spread sui tassi, i CDS (credit defaul swap, contratti per assicurarsi contro il rischio che un paese faccia default) e le valute dei paesi coinvolti potrebbero soffrire pressioni”.

Riguardo alle conseguenze sui prezzi del petrolio (e dunque sulle dinamiche inflazionistiche in tutto il mondo), Nomura ha sottoposto il suo scenario base a uno stress test, arrivando a concludere che i prezzi del Brent potrebbero balzare fino a $80, aumentando del 30% rispetto ai livelli attuali.

“Crediamo che uno shock petrolifero di una tale portata aumenterebbe l’inflazione degli Usa e dell’Eurozona nel 2018, rispettivamente di 0,4 e 0,9 punti percentuali”.

9. Torna l’ipotesi dell’helicopter money?

Haruhiko Kuroda dovrebbe essere riconfermato nel suo ruolo di numero uno della Bank of Japan. Tuttavia, c’è anche la possibilità che, al suo posto, il premier giapponese Shinzo Abe decida di nominare il suo ex consulente economico Etsuro Honda, al momento ambasciatore in Svizzera. Nomura scrive: “l’ultimo sondaggio tra gli investitori del forex mostra che solo il 5% degli interpellati ritiene che Honda possa diventare il prossimo governatore della Bank of Japan. Tuttavia, a nostro avviso, il rischio è più alto, ed è del 10-15%. E comunque, non è escluso che, anche in caso di conferma di Kuroda, Honda venga nominato vice governatore, riuscendo così ad avere voce in capitolo nella politica monetaria del Giappone, e orientandola verso un approccio che sarebbe ancora più accomodante di quello degli ultimi anni.

Non solo. Honda spingerebbe anche a favore di una politica fiscale più espansiva. In una recente intervista, il funzionario ha affermato che la Bank of Japan potrebbe accelerare gli acquisti di bond giapponesi fino a 100 trilioni di yen all’anno, in caso di shock. E il passaggio successivo secondo Nomura potrebbe essere proprio l’helicopter money, se Honda entrasse a far parte del team della Bank of Japan.

10. Banche di nuovo in crisi?

Le banche si stanno esponendo di nuovi a rischi che potrebbero confermarsi letali? Nella sua analisi, Nomura parla di “leverage nascosto” e del cigno grigio relativo alla possibilità che il mercato del credito Usa venga travolto da una nuova crisi.

Vengono riportati i casi di piccole banche esposte al mercato immobiliare commerciale – che hanno erogato prestiti per la costruzione di edifici o per lo stesso acquisto di terre – , che potrebbero non disporre dei cuscinetti necessari, per affrontare eventuali perdite.

Semaforo giallo anche per i prestiti per l’acquisto di auto erogati ai clienti subprime. A tal proposito, fa riflettere il fatto che, nel 2015, quasi il 40% di tutti i prestiti per gli acquisti di auto sia stato erogato a favore di clienti subprime, anche se, secondo Nomura, un’eventuale esplosione di una ipotetica bolla non avrebbe un effetto sistemico.