Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (04/07/24)
I dividendi rappresentano per gli investitori una fonte di rendimento stabile e sicura, poiché garantiscono flussi in entrata anche in fasi di mercato volatili e incerte. Pertanto, i titoli in grado di pagare cedole elevate sono particolarmente appetibili per chi investe nel mercato azionario. Vediamo quali sono le società del Ftse Mib, le più importanti di Piazza Affari, che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.
L’importanza dei dividendi nell’attuale contesto macro
Lo scenario attuale è caratterizzato da un progressivo, seppur lento, processo disinflazionistico che sta convincendo sempre più le banche centrali ad allentare la politica monetaria, dopo diversi mesi di inasprimento. La Bce ha iniziato a tagliare i tassi nella riunione del 6 giugno ma, come emerso dalle minute diffuse oggi, non esiste un percorso predeterminato e i funzionari decideranno volta per volta sulla base dei dati in arrivo. Intanto, l’inflazione ha evidenziato un rallentamento al 2,5% a giugno, seppur con un dato core stabile al 2,9%.
La Fed non ha ancora abbassato il costo del denaro dai massimi di oltre 20 anni e il presidente Powell ha rimarcato che servono ulteriori prove di discesa dell’inflazione per ridurre i tassi, ma i mercati scontano almeno un taglio da qui a fine anno. Gli ultimi dati macro diffusi ieri hanno evidenziato un raffreddamento del mercato del lavoro e del settore terziario, rafforzando l’idea che la prima sforbiciata possa arrivare già a settembre, ma mancano ancora molti indicatori da valutare, a partire dal job report di domani.
In ogni caso, la prospettiva di un allentamento della politica monetaria a livello internazionale nei prossimi mesi è concreta. Questo accresce l’attenzione per il mercato azionario e l’importanza dei dividendi, in grado di offrire rendimenti stabili e di rappresentare una fonte di reddito diretta e affidabile, in vista di una normalizzazione delle cedole obbligazionarie.
Inoltre, tensioni geopolitiche e incertezze economiche possono generare volatilità dei mercati, spingendo gli investitori alla ricerca di strumenti di mitigazione del rischio. In tal senso, le azioni che pagano corposi dividendi diventano estremamente appetibili.
Cos’è il dividend yield
Per valutare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare solo all’ammontare della cedola, ma anche e soprattutto al suo rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale determinato attraverso il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è dunque: (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparativa con l’obiettivo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito. Tuttavia, è bene tenere presente che esso rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield rimane un indicatore fondamentale per gli investitori, essendo un segnale diretto della capacità di un’azienda di generare un ritorno per gli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Nel contesto attuale di Piazza Affari, diverse aziende si distinguono per i loro rendimenti elevati. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in maniera decrescente sulla base del Dividend yield, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
Al vertice della classifica troviamo Banco BPM, con un dividend yield dell’8,8%, grazie a un dividendo per azione complessivo di 0,560 euro. Stellantis segue con un rendimento dell’8,5% e un dividendo per azione di 1,55 euro. Intesa Sanpaolo si posiziona al terzo posto con un dividend yield dell’8,3%, prima di Banca Popolare di Sondrio (8,1%).
In coda alla classifica troviamo invece Ferrari (0,6%), Campari (0,7%) e Interpump (0,8%).
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Banco BPM | 6,34 | 0,5600 | 8,8% | 0,6030 | 7,7% |
Stellantis | 18,18 | 1,5500 | 8,5% | 1,5150 | -2,3% |
Intesa Sanpaolo | 3,58 | 0,2960 | 8,3% | 0,3430 | 15,9% |
Bca Pop Sondrio | 6,94 | 0,5600 | 8,1% | 0,4830 | -13,8% |
Italgas | 4,65 | 0,3520 | 7,6% | 0,3870 | 9,9% |
Snam | 4,16 | 0,2820 | 6,8% | 0,3000 | 6,4% |
Banca Mediolanum | 10,61 | 0,7000 | 6,6% | 0,7820 | 11,7% |
Poste italiane | 12,18 | 0,8000 | 6,6% | 0,9970 | 24,6% |
Enel | 6,65 | 0,4300 | 6,5% | 0,4660 | 8,4% |
Eni | 14,59 | 0,9400 | 6,4% | 1,0320 | 9,8% |
Azimut | 22,68 | 1,3800 | 6,1% | 1,5330 | 11,1% |
Mediobanca | 14,19 | 0,8500 | 6,0% | 1,1110 | 30,7% |
BPER Banca | 5,11 | 0,3000 | 5,9% | 0,4380 | 46,0% |
Generali Assicurazioni | 23,96 | 1,2800 | 5,3% | 1,4660 | 14,5% |
A2A | 1,87 | 0,0958 | 5,1% | 0,1000 | 4,4% |
Banca MPS | 4,93 | 0,2500 | 5,1% | 0,4940 | 97,6% |
Inwit | 9,81 | 0,4800 | 4,9% | 0,5490 | 14,4% |
FinecoBank | 14,58 | 0,6900 | 4,7% | 0,7340 | 6,4% |
Terna | 7,26 | 0,3396 | 4,7% | 0,3710 | 9,2% |
Hera | 3,23 | 0,1400 | 4,3% | 0,1500 | 7,1% |
ERG | 23,70 | 1,0000 | 4,2% | 1,0090 | 0,9% |
Tenaris (*) | 14,48 | 0,6000 | 4,1% | 0,7040 | 17,3% |
Unipol Gruppo | 9,59 | 0,3800 | 4,0% | 0,5340 | 40,5% |
Pirelli&C | 5,61 | 0,1980 | 3,5% | 0,2790 | 40,9% |
UniCredit | 36,96 | 1,0829 | 2,9% | 2,4890 | 129,8% |
Recordati | 49,00 | 1,2000 | 2,4% | 1,4880 | 24,0% |
Iveco Group | 10,33 | 0,2200 | 2,1% | 0,4540 | 106,4% |
Moncler | 56,44 | 1,1500 | 2,0% | 1,3550 | 17,8% |
Leonardo | 22,82 | 0,2800 | 1,2% | 0,3350 | 19,6% |
Prysmian | 58,62 | 0,7000 | 1,2% | 0,8490 | 21,3% |
Diasorin | 99,98 | 1,1500 | 1,2% | 1,0010 | -13,0% |
Brunello Cucinelli | 92,65 | 0,9100 | 1,0% | 1,1330 | 24,5% |
STMicroelectronics (*) | 38,14 | 0,3600 | 0,9% | 0,2880 | -20,0% |
Amplifon | 33,64 | 0,2900 | 0,9% | 0,3870 | 33,4% |
Interpump Group | 41,80 | 0,3200 | 0,8% | 0,3680 | 15,0% |
Campari | 8,77 | 0,0650 | 0,7% | 0,0760 | 16,9% |
Ferrari | 391,20 | 2,4430 | 0,6% | 2,9100 | 19,1% |
Nexi | 5,87 | – | – | 0,0140 | – |
Saipem | 2,32 | – | – | 0,0710 | – |
Telecom Italia | 0,23 | – | – | 0,0010 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo di 0,85 euro è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2023
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 4 luglio 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index. Viene dunque calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte, ma senza tenere conto dei dividendi, che vengono distribuiti e non reinvestiti. Motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain) e non il rendimento da dividendi.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questo effetto finisce per pesare sul Ftse Mib.
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib calcolato prendendo in considerazione il reinvestimento di dividendi.