Wall Street: Nasdaq KO con dato inflazione Usa-scommesse tassi Fed. Fuga dai Magnifici 7: rotazione verso questi titoli?
Wall Street chiude in rosso, con lo S&P 500 e il Nasdaq Composite che soffrono la seduta peggiore dal 30 aprile, nonostante il dato CPI relativo all’inflazione degli Stati Uniti rafforzi le scommesse dei trader su un taglio dei tassi della Fed a settembre.
La carica di sell off prende di mira soprattutto i titoli delle Big Tech, che fanno parte dell’ambìto club dei Magnifici 7.
Il Dow Jones sovraperforma gli altri due indici azionari Usa, ma il Big Winner della borsa Usa è il listino delle small cap Russell 2000, verso cui si canalizzano i buy degli investitori.
Sul forex, e questa è una reazione più normale legata al dato sull’inflazione, il dollaro crolla sullo yen, per poi tornare a segnare un lieve rialzo, alimentando nel frattempo nuovi rumor su un possibile intervento del Giappone e anche sulle prossime mosse sui tassi della Bank of Japan.
Wall Street: ritirata S&P 500 e Nasdaq dopo dato inflazione CPI Usa
Rimane il grande interrogativo:
cosa è successo ieri agli asset finanziari made in Usa a seguito del grande market mover di questa settimana di trading, rappresentato dall’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti?
Intanto, i numeri: nella sessione di ieri il Dow Industrial Average ha chiuso la giornata di contrattazioni in rialzo di 32,39 punti o dello 0,08% a quota 39.753,76; lo S&P 500 è sceso di 49,37 punti o dello -0,88% a 5.584,55 punti.
Peggio il Nasdaq Composite, scivolato di 364,04 punti o dell’1,95% a quota 18.283,41.
Fattore da considerare: il trend dei futures conferma la persistenza della pressione ribassista sul listino dei titoli tecnologici.
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E’ andato invece molto bene il Russell 2000, l’indice dei titoli delle società a bassa capitalizzazione, salito di 73,28 punti o del 3,57% a 2.125,03, concludendo così la seduta migliore sia del 2024 che dal 14 novembre scorso, quando il listino segnò un rally del 5,44%.
In evidenza a Wall Street soprattutto gli smobilizzi che hanno colpito, per l’appunto, il club dei Magnifici 7, che comprende i sette titoli delle Big Tech Usa:
Nvidia, oggetto di diversi timori relativi a una presunta bolla scatenata dai buy forsennati che hanno inondato le azioni del colosso produttore di chip per l’AI; Microsoft, il cui titolo di società più capitalizzata al mondo, successivamente riconquistato (ma poi perso di nuovo, con il superamento di Apple), le era stato strappato dalla stessa Nvidia; il colosso dell’e-commerce Amazon; Alphabet, la holding che controlla Google-YouTube; Tesla di Elon Musk, protagonista di una grande rimonta a Wall Street che ha portato Bill Gross a definire il titolo perfino una meme stock in stile GameStop; Meta Platforms, ex Facebook; e, infine, il gigante produttore di iPhone Apple, di recente tornato a troneggiare nella classifica delle società che valgono di più in Borsa.
Ebbene, tutti questi titoli Magnifici 7 sono finiti sotto l’attacco dei sell dei trader nella sessione di ieri.
Per la precisione, Tesla è precipitata dell’8,44% scontando il rinvio della conferenza stampa precedentemente indetta per il Robo Taxi; Meta Platforms ha perso il 4,11%, Amazon è scesa del 2,37%.
Negative anche le performance di Nvidia -5,57%, Alphabet -2,93%, Apple -2,32% e Microsoft -2,48%.
Wall Street: rotazione solo un assaggio di ciò che avverrà
I sell off sono stati tali da indurre Warren Pies, strategist e co-fondatore di 3Fourteen Research, intervenuto nella trasmissione “Closing Bell” della CNBC, ad affermare che la rotazione che si è verificata ieri a Wall Street è “un assaggio di quello che accadrà nel secondo semestre dell’anno”, ovvero l’uscita degli investitori dalle mega cap hi-tech, o anche Big Tech Usa, per riversarsi su quei comparti che beneficeranno maggiormente dei tagli dei tassi di interesse della Fed, incluse le small cap quotate sull’indice Russell 2000.
D’altronde, il dato di ieri relativo all’inflazione Usa del mese di giugno ha rafforzato le speranze che anche la Fed di Jerome Powell faccia il grande annuncio del taglio dei tassi, dopo quello già firmato dalla Bce di Christine Lagarde.
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“Oggi è un giorno importante – ha commentato anche lui con un intervento al programma “Closing Bell” Ed Yardeni di Yardeni Research – questo è il giorno in cui gli investitori stanno iniziando a uscire dai Magnifici 7 verso il resto del mercato”.
Ma “non credo che questo fattore continuerà a pesare sullo S&P 500 – ha precisato Yardeni – Credo che ci sarà liquidità sufficiente per far sì che i titoli finora leader che hanno performato così bene rimangano a livelli abbastanza elevati, ma credo anche che assisteremo a guadagni più sostenuti per lo S&P 493 (esclusi i Magnifici 7) e per le azioni delle società a piccola e media capitalizzazione”.
Occhio intanto al post pubblicato su X da Bespoke Investments Group, che ha fatto un paragone tra il trend del Nasdaq e dello S&P 500 rispetto al Russell 2000.
La sessione di ieri, giovedì 11 luglio, ha confermato la seconda seduta dal 1979 in cui il Russell 2000 è balzato di oltre il 3% nella stessa sessione in cui lo S&P 500 riportava un trend negativo.
Inoltre il Nasdaq Composite ha sottoperformato il Russell 2000 di oltre 5 punti percentuali, un gap giornaliero record della storia.
L’unica altra volta in cui il gap è stato superiore a 5 punti percentuali è stato nel novembre del 2020, dopo i risultati positivi dei test sul vaccino anti-Covid annunciati dal colosso farmaceutico Pfizer.