Notizie Notizie Mondo UBS e l’utile post Credit Suisse. Cosa ha detto il ceo Ermotti

UBS e l’utile post Credit Suisse. Cosa ha detto il ceo Ermotti

Pubblicato 25 Aprile 2023 Aggiornato 17 Maggio 2023 11:56

UBS presenta la prima trimestrale post acquisizione Credit Suisse

UBS, il colosso bancario svizzero guidato dal ceo Sergio Ermotti, ha annunciato di aver concluso il primo trimestre del 2023 con un utile netto in calo del 52% su base annua.

A employee is seen in silhouette with sign of Swiss giant banking UBS and a sign of Credit Suisse bank in Zurich on March 20, 2023. – Shares in European banks sank on March 20, 2022 despite a buyout of Credit Suisse by Swiss lender UBS aimed at preventing a global banking crisis. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP) (Photo by FABRICE COFFRINI/AFP via Getty Images)

Si tratta della prima trimestrale che la banca pubblica da quando ha annunciato, nel mese di marzo, l’acquisizione della rivale di casa Credit Suisse, a un passo dal fallimento.

UBS ha reso noto che, a provocare la flessione degli utili, è stata la crescita degli accantonamenti per un valore di $665 milioni, resasi necessaria per chiudere definitivamente il dossier giudiziario nato negli Stati Uniti.

Il colosso elvetico finì nel mirino del dipartimento del Giustizia degli Stati Uniti nel novembre del 2008 per il ruolo ricoperto nell’emissione e nella sottoscrizione di strumenti finanziari garantiti dai mutui nel periodo precedente l’esplosione della crisi finanziaria globale.

Interpellato dalla CNBC, il ceo Sergio Ermotti – tornato alla guida della banca lo scorso 5 aprile – ha reso noto che UBS è “in trattative avanzate” con le autorità Usa e che “la speranza è quella di chiudere molto presto questo capitolo, che va avanti da 15 anni”.

Veniamo nello specifico agli altri numeri della trimestrale, e a cosa ha detto l’amministratore delegato Sergio Ermotti riferendosi all’acquisizione di Credit Suisse, che UBS si è trovata costretta a lanciare attraverso una transazione orchestrata dalle autorità svizzere.

Ermotti è tornato alla guida di UBS di cui era stato amministratore delegato nel periodo compreso tra il 2011 e il 2020.

Il banchiere è stato chiamato dalla banca che ormai, con l’acquisizione di Credit Suisse, è diventata la prima grande banca made in Svizzera, e l’unico istituto di credito del paese che opera a livello globale, sostenuto da prestiti e garanzie di stato che ammontano a 260 miliardi di franchi svizzeri:  una somma che è stata erogata dalle autorità elvetiche (governo e banca centrale) per blindare UBS dalle eventuali perdite e grattacapi vari legati alla preda Credit Suisse.

Vale la pena ricordare che l’acquisizione della rivale è stata oggetto di diverse critiche per il modo in cui è stata gestita dalle autorità svizzere, Swiss National Bank in primis, visto che, a essere sacrificati all’altare della transazione, sono stati in primis i detentori di obbligazioni AT1 di Credit Suisse che, nell’arco di poche ore, si sono ritrovati con bond di un valore pari a zero: una situazione che, inizialmente, ha gelato ovviamente la stessa UBS.

UBS, Ermotti:’forti afflussi, siamo fonte di stabilità per clienti’

Il ceo Sergio Ermotti ha mostrato ottimismo nei confronti dei risultati di bilancio di UBS, facendo riferimento anche ai forti flussi in entrata nella banca, proprio nei mesi in cui, dopo il tracollo di SVB- Silicon Valley Bank –, il mondo intero paventava il peggio per il sistema bancario.

Sergio Ermotti
Sergio Ermotti, chairman of Swiss Re, during a Bloomberg Television interview on day two of the World Economic Forum (WEF) in Davos, Switzerland, on Tuesday, May 24, 2022. The annual Davos gathering of political leaders, top executives and celebrities runs from May 22 to 26. Photographer: Jason Alden/Bloomberg via Getty Images

Non per niente, in quei giorni terribili di marzo, nei corridoi dell’alta finanza tornava ad aleggiare lo spettro di un Lehman Moment, che Credit Suisse stessa aveva riportato, in realtà, già da tempo, assediata da continui problemi e scandali vari.

Ma ora Credit Suisse fa parte della galassia della nuova UBS, ed Ermotti mostra fiducia nel futuro della nuova UBS:

“La nostra solida performance sottostante e i forti afflussi registrati nel trimestre dimostrano che anche in periodi di notevole incertezza continuiamo a essere una fonte di stabilità per i nostri clienti. Il nostro bilancio resiliente e il modello di affari diversificato e generatore di capitale ci hanno permesso di essere parte della soluzione in un momento critico per il sistema finanziario svizzero e globale”.

L’utile netto di UBS dei primi tre mesi dell’anno si è attestato a $1,029 miliardi, livello decisamente inferiore rispetto alle stime degli analisti intervistati da Refinitiv, di un valore all’incirca di $1.75 miliardi. Il riferimento è all’utile netto attribuibile agli azionisti.

L’utile diluito per azione di UBS è ammontato a $0.32.

“Sulla base dei dati pubblicati, e tenendo conto dell’aumento degli accantonamenti per 665 milioni di dollari per contenziosi legali relativi a titoli garantiti da ipoteche residenziali (RMBS) statunitensi – si legge nel comunicato del colosso – l’utile ante imposte nel 1° trimestre 2023 è stato di $1,495 miliardi, in calo del 45% su base annua”.

Ubs: tutti i numeri della trimestrale. Focus su ricavi e Cet1

Di seguito le altre voci di bilancio di UBS:

  • Gli accantonamenti netti per rischi di credito sono stati pari a USD 38 milioni, rispetto a USD 18 milioni nel 1° trimestre 2022.
  • I ricavi totali sono diminuiti del 7% su base annua, mentre i costi operativi sono saliti del 9%, specialmente a causa degli accantonamenti summenzionati.
  • Il rapporto costi/ricavi è stato dell’82,5%.
  • Il rendimento del capitale CET1 è stato del 9,1%.
  • Su base sottostante, nel 1° trimestre 2023, l’utile ante imposte si è attestato a $2,354 miliardi, (in calo del 22% su base annua).
  • I ricavi sottostanti sono diminuiti dell’8% su base annua, mentre i costi operativi sono diminuiti del 2% o dell’1% escludendo le variazioni dei tassi di cambio.
  • Il rapporto costi/ricavi è stato del 72,8% e il rendimento del capitale CET1 è stato del 16,5%.

“Nell’ambito del nostro programma di riacquisto di azioni proprie, nel trimestre in rassegna abbiamo riacquistato azioni per USD 1,3 miliardi – ha annunciato la banca –  Abbiamo temporaneamente sospeso i riacquisti di azioni a seguito dell’annuncio della prevista acquisizione di Credit Suisse, ma intendiamo riprenderli al più presto”.

Buoni i dati sui flussi che Sergio Ermotti, in un’intervista alla CNBC, ha ribadito essere la prova del fatto che UBS, a dispetto della crisi delle banche che è esplosa sui mercati nel mese di marzo, e che l’ha costretta a intervenire per salvare per il rotto della cuffia Credit Suisse, è stata premiata e continua a essere premiata per la sua solidità.

Il ceo Ermotti: Noi parte della soluzione, non del problema

L’AD di UBS Sergio Ermotti ha descritto di fatto l’ultima trimestrale “molto solida”.

“Abbiamo assistito all’arrivo di alcuni flussi da Credit Suisse, ma, fattore ancora più importante, continuiamo ad assistere all’arrivo (dei flussi in entrata) anche a seguito della transazione, il che dimostra come i nostri clienti ci vedano come una fonte di stabilità”, ha rimarcato il ceo.

Ermotti ha sottolineato così che ‘Noi siamo parte della soluzione, non parte del problema’

UBS ha, di fatto, reso noto che “nel 1° trimestre abbiamo continuato a mostrare una dinamica positiva in tutte le aree aziendali e abbiamo registrato una raccolta netta pari a USD 28 miliardi in GWM (global wealth management), di cui USD 7 miliardi sono arrivati nella terza decade di marzo, dopo l’annuncio della nostra acquisizione di Credit Suisse”.

“Abbiamo inoltre registrato  $20 miliardi di nuovi attivi netti di patrimonio che generano commissioni in GWM, una raccolta netta pari a USD 14 miliardi in AM (di cui USD 18 miliardi di flussi relativi al mercato monetario) e una raccolta netta di CHF 0,9 miliardi sui prodotti di investimento in Personal Banking“.

Per quanto riguarda i “saldi dei prestiti”, questi “sono rimasti complessivamente stabili, poiché la crescita dei finanziamenti in Svizzera ha compensato la riduzione dell’indebitamento in altre regioni”.

E, in un momento in cui “i clienti hanno riposizionato i loro investimenti a seguito dei rialzi dei tassi di interesse, abbiamo risposto alla richiesta di rendimenti superiori con fondi del mercato monetario e titoli di Stato statunitensi”.

Ancora, ha reso noto UBS, “abbiamo conseguito questi risultati in un trimestre caratterizzato da persistenti timori relativi ai tassi di interesse e alla crescita economica, esacerbati dai dubbi circa la stabilità del sistema bancario, soprattutto negli Stati Uniti. In tale contesto, l’attività degli investitori privati e istituzionali è rimasta su livelli modesti”.

La nostra base di capitale è rimasta solida”, come certificano i numeri sul CET1.

Alla fine del secondo trimestre il parametro del coefficiente patrimoniale CET1 si è attestato al 13,9%, mentre l’indice di leva finanziaria CET1 è stato pari al 4,40%.

In entrambi i casi i livelli sono stati “superiori ai nostri obiettivi di riferimento pari a ~13%, rispettivamente >3,7%”.

Ancora, UBS ha fatto riferimento alla “robusta dotazione di liquidità, con un Liquidity Coverage Ratio del 162% e un Net Stable Funding Ratio del 118%“.

UBS verso leadership globale gestione patrimoniale

Guardando in avanti, UBS ha scritto nero su bianco che l’obiettivo e le previsioni sono di un allargamento della clientela attraverso l’acquisizione di Credit Suisse, il cui completamento potrebbe avvenire nel corso del secondo trimestre.

“Ci aspettiamo che l’integrazione di Credit Suisse contribuisca a rafforzare la nostra posizione quale società leader di portata davvero globale nella gestione patrimoniale, con un patrimonio investito di circa USD 5000 miliardi”.

“Ci attendiamo anche di consolidare la nostra posizione quale banca universale leader in Svizzera e di potenziare le nostre capacità complementari nelle aree dell’investment banking e dell’asset management, oltre a espandere la nostra dimensione strategica nei mercati a più alta crescita”.

UBS intende al contempo “ridurre attivamente il rischio e il consumo di risorse dell’attività di investment banking di Credit Suisse”.

La previsione è dunque che la “divisione di Investment Bank combinata (al netto delle attività e passività che definiamo non core) rappresenti circa il 25% degli attivi ponderati in funzione del rischio (RWA) del Gruppo”.

Credit Suisse, insomma, non viene vista come zavorra da parte di UBS. Tutt’altro.

“Pur consapevoli dell’enorme portata e della relativa complessità legata all’integrazione e alla ristrutturazione di Credit Suisse, crediamo che questa unione offra un’opportunità unica di creare valore a lungo termine per tutti i nostri stakeholder”, ha precisato la banca.

“Nel primo trimestre abbiamo registrato solidi afflussi di patrimoni che generano commissioni e un’elevata raccolta netta in Global Wealth Management e Asset Management – ha commentato ancora il ceo Sergio Ermotti – Questi risultati sono stati resi possibili dall’esecuzione disciplinata della nostra strategia e dalla dedizione di tutte le nostre collaboratrici e collaboratori. Abbiamo aiutato i clienti ad affrontare un contesto di mercato impegnativo, segnato dalla continua incertezza circa l’inflazione, le politiche monetarie delle banche centrali e la crescita economica”.

“Sono convinto – ha sottolineato il ceo di UBS – che questa transazione (con Credit Suisse) contribuirà a rafforzare la posizione di leadership della piazza finanziaria svizzera e andrà a vantaggio dell’intera economia. La nuova società combinata rappresenta un’opportunità unica per generare valore significativo e a lungo termine per tutti i nostri stakeholder”.