Notizie Notizie Mondo UBS: con Credit Suisse tranvata da $17 MLD

UBS: con Credit Suisse tranvata da $17 MLD

17 Maggio 2023 12:23

UBS presenta alla Sec documentazione su takeover Credit Suisse. I dettagli

UBS non avrebbe voluto acquistare la malandata rivale di casa Credit Suisse, ma lo ha fatto, convinta dalle autorità svizzere: la banca centrale SNB (Swiss National Bank), l’Autorità finanziaria FINMA, il governo stesso. E ora, con questo takeover, potrebbe incorrere in un danno di 17 miliardi di dollari circa. E’ quanto emerge dalla documentazione che il colosso bancario elvetico ha depositato presso la U.S. Securities and Exchange Commission, (Sec), ovvero l’Autorità di Borsa Usa.

Diversi i dettagli che si apprendono: intanto, UBS ha avuto meno di quattro giorni di tempo per lanciare una due diligence su Credit Suisse, a causa “delle circostanze di emergenza”.

UBS e il takeover di Credit Suisse: come è andata

Il 15 marzo, quando la crisi delle banche era già esplosa negli Stati Uniti, sulla scia del collasso della banca californiana delle start up SVB- Silicon Valley Bank – , la Swiss National Bank interveniva per offrire a Credit Suisse un aiuto finanziario.

Erano i giorni in cui sui mercati esplodeva la paura di un Lehman Moment che, partita dagli Stati Uniti, finiva per ossessionare anche l’Europa, proprio a causa dei problemi di Credit Suisse.

Il giorno dopo soltanto, UBS e Credit Suisse firmavano un accordo confidenziale, con cui veniva stabilito che la prima avrebbe iniziato ad avviare la due diligence sulla seconda.

Il 19 marzo, la Swiss National Bank annunciava che UBS avrebbe rilevato Credit Suisse per 3 miliardi di franchi svizzeri in azioni, accollandosi anche una perdita fino a 5 miliardi di franchi dovuta allo smobilizzo di alcuni asset del gruppo.

Il prezzo finale di 3 miliardi di dollari veniva alzato dalla cifra iniziale proposta, pari a 1 miliardo di franchi svizzeri.

La Commissione definì Credit Suisse “non desiderabile”

Dalla documentazione depositata alla Sec, trapela, tra le altre cose, che UBS, da poco tornata a  essere gestita dal ceo Sergio Ermotti, iniziò a manifestare un interesse all’acquisto di Credit Suisse già nel mese di ottobre, quando la Commissione strategica ad hoc del suo cda valutò i problemi della banca.

Di fatto, già da allora Credit Suisse veniva massacrata dalla fuga dei depositi e di asset a livelli ben superiori rispetto a quelli che avevano caratterizzato il trimestre precedente, compreso tra il luglio e il settembre del 2022.

All’inizio di dicembre, i vertici di UBS lanciavano  una valutazione preliminare avente per oggetto le conseguenze di un eventuale acquisto di Credit Suisse.

L’esito della valutazione veniva presentato, lo scorso 19 dicembre, alla Commissione strategica.

Nel mese di febbraio, la Commissione strategica e il cda indicavano entrambi che l’acquisizione “non era desiderabile”, e raccomandavano una ulteriore analisi che considerasse uno scenario preciso:

quello in cui Credit Suisse fosse così nei guai da portare le autorità di regolamentazione a chiedere a UBS di farsi avanti (così come è successo).

L’analisi veniva condotta da UBS da gennaio alla metà di marzo, e considerava gli aspetti legali e le possibili misure da adottare per affrontare preoccupazioni varie, così come anche l’impatto negativo che un takeover avrebbe avuto su UBS.

Dal mese di dicembre alla metà di gennaio, così risulta ancora dalla documentazione depositata presso la Sec, gli stessi dirigenti di Credit Suisse trattavano con il governo in merito alla possibilità di convolare a nozze con UBS.

Va ricordato che, con l’acquisizione di Credit Suisse,  UBS è diventata la prima grande banca made in Svizzera, e l’unico istituto di credito del paese che opera a livello globale, sostenuto da prestiti e garanzie di stato che ammontano a 260 miliardi di franchi svizzeri:

una somma che è stata erogata dalle autorità elvetiche (governo e banca centrale) per blindare UBS dalle eventuali perdite e grattacapi vari legati alla preda Credit Suisse.

Il takeover di Credit Suisse ha scatenato forti polemiche per il modo in cui è stato condotto, in primis per il fatto che, a essere sacrificati all’altare della transazione, sono stati in primis i detentori di obbligazioni AT1 di Credit Suisse.

Nell’arco di poche ore, quegli obbligazionisti si sono ritrovati con bond di un valore pari a zero: una situazione che, inizialmente, ha fatto scattare sull’attenti la stessa UBS.

UBS: $17 miliardi di perdite, ma non solo…

Torniamo alle cifre che UBS ha comunicato alla Sec e che riguardano l’impatto sui suoi conti dell’acquisizione della rivale Credit Suisse.

I $17 miliardi di danni che UBS dovrà scontare per aver salvato l’istituto sono così ripartiti:

13 miliardi di dollari di impatto negativo deriveranno dagli aggiustamenti di fair value che UBS dovrà effettuare nel misurare gli asset e le passività del colosso che risulterà dalla fusione.

Altri $4 miliardi sono dovuti ai costi legali potenziali che UBS potrebbe dover accollarsi e ai costi legati anche ai flussi in uscita.

Tuttavia, UBS beneficerà anche di un guadagno straordinario legato al cosiddetto “goodwill negativo” di $34,8 miliardi,  visto che Credit Suisse è stata acquistata per un ammontare che è di fatto una frazione del suo valore di libro.

Va detto che UBS non può considerarsi certo vittima del deal, come ha tenuto a sottolineare d’altronde settimane fa lo stesso ceo Sergio Ermotti, laddove ha tenuto a precisare, nel commentare la trimestrale del gigante, che ‘Noi siamo parte della soluzione, non parte del problema’”.

L’accordo di takeover, che è stato praticamente il primo salvataggio di una banca globale dalla crisi finanziaria del 2008, creerà un colosso del wealth management con più di $5 trilioni di asset investiti e più di 120.000 dipendenti in tutto il mondo.