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UBS-Credit Suisse: fine garanzie di Stato, contribuenti svizzeri liberi

11 Agosto 2023 12:11

UBS annuncia la fine delle garanzie di stato di cui ha beneficiato a fronte dell’acquisizione di Credit Suisse. Titolo +5% alla borsa di Zurigo, mentre in Svizzera i contribuenti tirano un sospiro di sollievo.

UBS sotto i riflettori alla borsa di Zurigo, con l’annuncio che conferma come il gigante finanziario svizzero non avrà più bisogno di quelle garanzie di stato che aveva ricevuto in cambio dell’acquisizione di Credit Suisse, la rivale elvetica salvata per il rotto della cuffia nel mese di marzo.

Il titolo UBS è scattato subito dopo la notizia, mettendo a segno un rally del 5% circa.

Il colosso bancario guidato dal ceo Sergio Ermotti – tornato al timone di UBS per portare a compimento l’integrazione di Credit Suisse  – ha annunciato anche di aver rimborsato i miliardi di franchi svizzeri di prestiti di emergenza ricevuti dallo stato, liberando così i contribuenti da quella catena che li aveva legati alle sorti della malandata Credit Suisse e, successivamente, anche a quelle di UBS.

Nel bel mezzo della crisi bancaria che era piombata sui mercati finanziari di tutto il mondo dopo il crac della banca californiana  Silicon Valley Bank (SVB) la Svizzera, centro nevralgico della finanza mondiale, si era ritrovata a gestire la patata bollente Credit Suisse, banca elvetica colpita già un bel po’ di mesi prima da una crisi di fiducia, che si era tradotta in una fuga record dei depositi e in un balzo dei cds legati ai suoi bond.

La maxi operazione svizzera per salvare Credit Suisse

Il governo svizzero era stato così costretto a orchestrare una maxi operazione di salvataggio, che aveva visto come registi anche la Banca centrale svizzera, la Swiss National Bank e l’Autorità finanziaria e che, inizialmente, aveva scatenato in Europa e nel mondo anche il panico per il futuro dei bond AT1, dopo il caso degli obbligazionisti azzerati.

Nel cercare di persuadere UBS ad accollarsi la moribonda rivale di casa, la Svizzera aveva fornito con la linea LPA garanzie di stato del valore di ben 9 miliardi di franchi svizzeri (nell’ambito del programma Loss Protection Agreement -LPA) per coprire le eventuali perdite in cui l’acquirente avrebbe potuto incorrere fagocitando Credit Suisse.

Non solo: la banca centrale SNB aveva fornito una garanzia di liquidità di un valore fino a 100 miliardi di franchi svizzeri.

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Oggi, l’annuncio non solo di UBS ma che dell’esecutivo:

“Quelle misure, che erano state attivate con una legge di emergenza al fine di preservare la stabilità finanziaria, smetteranno di esistere, il che significa che la Confederazione e i contribuenti non dovranno più accollarsi i rischi derivanti da queste garanzie”, ha annunciato il governo svizzero.

Oltre alla revoca del piano LPA, UBS ha reso noto di aver rimborsato a pieno i prestiti forniti nell’ambito del programma Emergency Liquidity Assistance Plus (ELA+), di un valore di 50 miliardi di franchi, alla banca centrale Swiss National Bank.

Il colosso gestito dal ceo Sergio Ermotti ha detto anche di aver pagato, insieme a Credit Suisse, più di 700 milioni di franchi svizzeri di franchi in commissioni e premi sul rischio, legati anche in questo caso alle garanzie di stato e ai prestiti di emergenza ricevuti.

UBS ha scritto in una nota diramata stamattina di essere arrivata alla conclusione che “i prestiti di emergenza non sono più necessari, dopo aver riesaminato tutti gli asset garantiti dai prestiti di emergenza e apportato in modo appropriato modifiche sul loro fair value”.

“Di conseguenza – si legge nel comunicato della banca – UBS ha dato notizia della decisione di porre fine in modo volontario” alla linea di liquidità, “con efficacia a partire dall’11 agosto del 2023”.

Ancora, UBS ha comunicato il pagamento di un “valore totale di 40 milioni di franchi svizzeri per compensare la Confederazione svizzera per aver creato l’LPA”.