Turchia: lira turca KO, maxi rialzo tassi non basta
La banca centrale della Turchia guidata dalla neo governatrice Hafize Gaye Erkan ha alzato i tassi per la prima volta dalla fine del 2021, ma la lira turca continua a capitolare, affondando al nuovo minimo di sempre.
La lira è scesa per la precisione nella sessione odierna fino a 25,74 nei confronti del dollaro Usa, portando la sua perdita YTD, ovvero dall’inizio dell’anno, a -27,3%.
Nella giornata di ieri, la banca centrale della Turchia ha annunciato un rialzo dei tassi monstre, pari a +650 punti base.
I tassi sono stati quasi raddoppiati, dall’8,5% precedente al 15%.
Tuttavia, nonostante il palese dietrofront della politica monetaria dell’istituzione, da anni ostaggio delle decisioni del presidente Recep Tayyip Erdogan, il punto è che i mercati avevano scommesso su una stretta monetaria ancora più importante, a causa di un tasso di inflazione che rimane al 40% circa, anche se dimezzato rispetto al record dell’85% testato alla fine del 2022 .
Sullo sfondo, permane il timore che, da un momento all’altro, Erdogan, noto sostenire della politica monetaria espansiva anche a fronte di un’inflazione galoppante, possa tornare a dare ordini alla banca centrale, come ha fatto più volte in passato, lanciando vere e proprie purghe con cui ha defenestrato chi osava contraddire i suoi concetti di inflazione e di tassi.
Va detto, inoltre, che i tassi di interesse reali rimangono profondamente negativi e che il tasso di interesse alzato dalla banca centrale al 15% rimane ben inferiore ai tassi sui depositi bancari che, in alcuni casi, raggiungono la soglia del 40%.
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Le rassicurazioni della banca centrale contro l’inflazione galoppante
Dal canto suo, la banca centrale guidata da Hafize Gaye Erkan ha reso noto, dopo la prima riunione presieduta dalla neo governatrice e nell’annunciare la maxi stretta monetaria, che si spingerà oltre, nella sua lotta contro l’inflazione in Turchia, “in modo tempestivo e graduale”.
Dichiarazioni simili da parte del neo ministro delle Finanze Mehmet Simsek, che ha riferito che “il percorso verso la stabilità dei prezzi sarà graduale ma costante”.
Non solo lira turca: occhio ai credit default swap
Il sospetto che Erdogan possa di nuovo interferire nelle decisioni della banca centrale continua a deprimere la lira turca che, soltanto nella sessione di oggi, a seguito della stretta monetaria annunciata ieri, ha lasciato sul terreno l’8,5% circa.
Secondo i mercati, il crollo della valuta non sarebbe neanche vicino alla fine, se si considera che, stando a quanto riporta un articolo di Reuters, i contratti forward scontano un ulteriore calo della lira fino a quota 33 nei confronti del dollaro Usa, nell’arco del prossimo anno, rispetto ai 30 sul dollaro Usa prezzati prima dell’annuncio della stretta monetaria.
Intervistata dalla Reuters, una fonte vicina alla banca centrale ha motivato la stretta monetaria meno aggressiva del previsto – gli analisti avevano previsto un rialzo dei tassi fino al 21% – con la necessità di blindare il settore bancario, e dunque di procedere in modo graduale per prevenire un improvviso scatto della volatilità.
Oltre al nuovo minimo record testato dalla lira turca, attenzione anche ai credit default swap (cds), ovvero ai contratti per assicurarsi contro il rischio di un default dei titoli di stato, che, stando ai dati di S&P Global Market Intelligence, sono saliti oggi per la seconda sessione consecutiva, fino a 518 punti base, attestandosi a un livello superiore di quasi 50 punti base rispetto alla chiusura di venerdì scorso.