Tria fiducioso nelle banche italiane. Ma Bce invia lettere a tutte: ‘sette anni per azzerare tutti NPL’
A dispetto dei casi Carige, Popolare di Bari e Mps, da Mosca Giovanni Tria esprime tutta la sua fiducia nel settore bancario italiano: eppure, le famose lettere firmate dalla Vigilanza della Bce continuano ad arrivare.
Parlando agli studenti dell’università HSE di Mosca al termine della sua lezione, il ministro dell’economia del governo M5S-Lega ha detto che non esiste “nessun problema” con il settore bancario italiano nel suo complesso, che è anzi “migliorato molto negli scorsi anni”.Piuttosto, ha precisato Tria, vi sono “alcuni problemi specifici con uno o due istituti bancari di taglia piccola o media“. E , “a volte, i problemi diventano più grandi perchè lo Stato non può intervenire”.
Eppure, si potrebbe contestare a Tria, lo Stato italiano sicuramente è intervenuto in MPS, prendendone di fatto il controllo con la ricapitalizzazione precauzionale accettata dall’Ue: nonostante questo, i problemi permangono, visto che la Bce ha inviato all’istituto senese una lettera in cui ha ravvisato criticità sul patrimonio, e non solo. Nella lettera, la Banca centrale europea ha messo in evidenza, in particolare, l’incapacità della banca di emettere la seconda tranche di un prestito obbligazionario junior; la mancata emissione che ha danneggiato la posizione patrimoniale, e l’incidenza dell’aumento dello spread.
Risultato, Mps è affondata ieri in Borsa del 10%, trascinando al ribasso i titoli del comparto bancario italiano.
Banco BPM non è certo una banca in cui lo Stato è intervenuto, ma neanche fa parte di quegli istituti di taglia piccola o media che, secondo il ministro Tria, presentano problemi specifici. Eppure, il faro è puntato anche su questa grande banca italiana, e non per la questione degli NPL.
A far nascere più di un sospetto sulle condizioni di salute del settore bancario italiano arrivano oggi anche i rumor del Sole 24 Ore, che parlano di ulteriori lettere della Bce alle banche: “NPL da azzerare”, recita il titolo, facendo riferimento a quei crediti deteriorati che continuano ad affliggere le banche italiane, nonostante i progressi riconosciuti nel loro smaltimento.
“Secondo quanto ricostruito dal Sole 24 Ore, nei giorni scorsi a tutti gli istituti è arrivata una lettera della Vigilanza europea in cui si auspica la svalutazione graduale, ma integrale, delle sofferenze, al più tardi entro il 2026”.
Praticamente, gli istituti hanno sette anni di tempo per svalutare al 100% gli NPL. Le lettere, viene specificato, sono state inviate a tutte le banche.
“Ogni banca avrà una propria ‘deadline’ temporale, che sarà funzione dello stato di salute e del peso degli NPL in portafoglio. Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei) l’aspettativa della Banca centrale europea è univoca: gli istituti sono chiamati ad aumentare le coperture fino a svalutare integralmente lo stock di crediti deteriorati in un arco pluriennale predefinito, orizzonte che mediamente si aggirerà attorno al 2026″.
Le indiscrezioni, probabilmente, non spaventerebbero se le condizioni dell’economia italiana non fossero così in forse.
Ma il mix rischio di recessione e regole più rigide da parte della Bce rischia di essere esplosivo, scrive Il Sole in un’analisi firmata da Alessandro Graziani, soprattutto per le banche più fragili, ovvero per Carige: commissariata a inizio anno dalla Bce e oggetto di un decreto ad hoc da parte dell’esecutivo giallo-verde, per cui si parla di nazionalizzazione o di piano B con tanto di assist da UniCredit (in presenza di condizioni analoghe a quelle offerte a Intesa Sanpaolo nell’ambito del salvataggio delle banche venete Popolare Vicenza e Veneto Banca); per Mps per l’appunto e per Popolare di Bari, già etichettata come prossimo caso bancario dopo Carige, alle prese con un piano di rafforzamento patrimoniale che, secondo i rumor, avrebbe un valore di 500 milioni di euro.
Così l’analisi del Sole:
“E’ evidente in ogni caso che la somma delle due nuove variabili in gioco – rischio recessione per l’Italia e richieste aggiuntive di Bce (con tanto di lettere) sui crediti deteriorati – è destinata a riaprire la questione bancaria almeno per quanto riguarda gli istituti più deboli: Carige, Popolare Bari e la stessa Mps. Tre dossier già finiti a vario titolo sul tavolo del governo, per le possibili ricadute sociali ed economico-finanziarie che potrebbero verificarsi in caso di escalation nelle prossime settimane”.