Notizie Notizie Italia Popolare di Bari, prossimo caso bancario dopo Carige? Rumor trasformazione in SpA e ipotesi spezzatino

Popolare di Bari, prossimo caso bancario dopo Carige? Rumor trasformazione in SpA e ipotesi spezzatino

11 Gennaio 2019 17:06

Popolare di Bari, ovvero prossimo caso bancario, se già non lo è adesso. Soci a rischio di azzeramento; banca alle prese con un piano di rafforzamento patrimoniale: in queste ore, la stampa italiana non sta affrontando ‘solo’ il caso Carige, banca genovese commissariata dalla Bce e messa in sicurezza dal governo M5S-Lega con un decreto ad hoc. Il faro è puntato anche su questa banca, non quotata in Borsa, comunque la principale dell’Italia meridionale.

La notizia boom viene riportata oggi dal Corriere della Sera, secondo cui, afflitta da problemi di accesso ai finanziamenti del mercato che vanno avanti da parecchio, Popolare di Bari avrebbe deciso di trasformarsi in una società per azioni per accelerare quel processo di risanamento che è stato chiesto da Bankitalia.

Le difficoltà di questo istituto, infatti, sono note da tempo. Nelle ultime ore sono emerse alcune indiscrezioni sul piano della banca, volto a rafforzare i propri parametri patrimoniali.

Una fonte ha riferito a Reuters quanto riportato dal Messaggero, ovvero l’intenzione di Popolare di Bari di procedere all’emissione di nuove azioni per un valore fino a 300 milioni di euro, e collocare anche debito subordinato fino a 200 milioni di euro.  Un rafforzamento patrimoniale per un valore totale di 500 milioni di euro, dunque.

Nelle ultime ore, è stata la stessa banca a uscire allo scoperto, con il seguente comunicato: “Banca Popolare di Bari, precisazioni su indiscrezioni de Il Messaggero”.

La nota, che porta la data del 10 gennaio, così recita:

“Il Gruppo Banca Popolare di Bari, in riferimento alle notizie di stampa riportate in un articolo odierno del quotidiano Il Messaggero, precisa che il Consiglio di Amministrazione convocato per la fine del mese corrente esaminerà e delibererà in merito al nuovo Piano industriale e al conseguente piano di rafforzamento patrimoniale. Pertanto, ogni indiscrezione antecedente al passaggio consiliare, non può ritenersi supportata da dati veritieri”.

Oggi il Corriere ha confermato le cifre riportate da Il Messaggero, scrivendo anche che le nuove azioni previste con l’operazione di aumento di capitale non dovrebbero tuttavia venire offerte ai soci attuali. Soci che, per non vedere azzerata la propria quota, potrebbero decidere di avvalersi del diritto di recesso.

Bocche cucite, a Bari, sulle cifre del piano di rafforzamento patrimoniale. Reuters ha messo in evidenza come anche questo istituto faccia fronte al problema dei crediti deteriorati, spina nel fianco di altre banche italiane.+

Così come hanno fatto altri istituti, la banca continua a lavorare per la riduzione del carico degli NPL, aumentato soprattutto nel corso dell’ultima recessione italiana. Nonostante gli sforzi, l’incidenza dei crediti deteriorati avrebbe un valore pari a un quinto dei prestiti che sono stati erogati a novembre, stando a quanto riportato da Reuters.

Così il quotidiano la Stampa:

“Sul mercato si segnala che l’operazione di rafforzamento patrimoniale si presenta piena di incognite. Un titolo subordinato Popolare Bari con scadenza 2021 scambia sul mercato a circa 60, pur con volumi estremamente sottili. Il rendimento attuale è superiore al 23%. L’istituto ha perso 139 milioni nei primi sei mesi del 2018, mentre nel bilancio 2017 avvisava di aver avuto «difficoltà» a reperire risorse finanziarie sul mercato”.

Occhio inoltre ai rumor riportati da Affari italiani, secondo cui “l’ipotesi allo studio è un possibile ‘spezzatino’ col quale scorporare alcune attività, ripartire il peso dei crediti deteriorati e magari ridurre l’attivo (superiore ai 14,5 miliardi a fine giugno) entro la soglia degli 8 miliardi sopra la quale scatta sia l’obbligo di trasformazione in Spa, sia la vigilanza da parte della Bce. A pensar male si fa peccato, ma tornare ad essere un istituto ‘regionale’ e non avere più il fiato di Francoforte sul collo, tanto più in vista del cambio al vertice di Eurotower (Mario Draghi lascerà l’incarico a fine ottobre e tra i più accreditati a succedergli c’è l’attuale numero uno di Bundesbank, Jens Weidmann), potrebbe significare riuscire a guadagnare ulteriore tempo evitando che i 70 mila piccoli azionisti dell’istituto si precipitino in massa ad esercitare il diritto di recesso, causando un’ulteriore falla nel delicato equilibrio dei conti dell’istituto barese”.

Affari italiani conclude:

“Che a Bari si respiri un’aria pesante è del resto testimoniato dalla decisione, clamorosa, di Giulio Sapelli che come ha raccontato Affaritaliani.it si è dimesso appena 10 giorni dopo la nomina a vicepresidente dell’istituto, il 13 dicembre scorso, senza che l’istituto ravvisasse l’opportunità di informare il mercato del passo indietro dell’economista”.