Notizie Indici e quotazioni Tesla e la grande tegola sulla testa di Musk: niente ingresso nell’S&P 500. Di mezzo c’è l’effetto ETF

Tesla e la grande tegola sulla testa di Musk: niente ingresso nell’S&P 500. Di mezzo c’è l’effetto ETF

7 Settembre 2020 12:11

Shock a Wall Street e tegola sulla testa di Elon Musk dopo che venerdì scorso, a sorpresa, la società S&P Dow Jones Indices – leader nella formazione e composizione dei listini azionari globali – ha diramato un comunicato sulle prossime new entry e uscite di scena dell’indice S&P 500, ma anche dell’indice S&P MidCap 400 e S&P SmallCap 600.

Obiettivo: fare in modo che ciascun listino azionario rappresenti in modo più appropriato il range di capitalizzazione delle aziende in esso quotate.

Shock tra gli investitori: Tesla di Elon Musk non diventa la new entry dell'indice S&P 500
Tesla CEO Elon Musk gestures during the Tesla China-made Model 3 Delivery Ceremony in Shanghai. – Tesla CEO Elon Musk presented the first batch of made-in-China cars to ordinary buyers on January 7, 2020 in a milestone for the company’s new Shanghai “giga-factory”, but which comes as sales decelerate in the world’s largest electric-vehicle market. (Photo by STR / AFP) / China OUT (Photo by STR/AFP via Getty Images)

Questi cambiamenti seguono quelli già annunciati sul Dow Jones (diventato già operativo, con l’addio storico di Exxon Mobil) e l’Euro Stoxx 50. Ora, anche questi tre indici cambieranno faccia, a partire dal prossimo lunedì, 21 settembre.

Lo shock è rappresentato dal fatto che erano settimane che i mercati speravano nell’imminente ingresso in pompa magna di Tesla, il produttore di auto elettriche fondato da Elon Musk, che continua tra l’altro a far parlare di sé -che sia per lo split azionario (nello stesso giorno di Apple), per il suo maxi aumento di capitale, per la decisione del suo investitore esterno più grande di tagliare la propria quota, sia per il fatto che, accanto ai titoli FANGMNAN, ha raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a otto volte FCA + Ferrari, per i suoi rally da capogiro. E, ultimamente, anche per i suoi bruschi dietrofront, che stanno prendendo di mira anche Apple.

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Figuriamoci dunque la delusione e lo sconcerto di chi puntava sull’inclusione di Tesla nell’indice S&P 500, quando la società S&P Dow Jones Indices ha fatto, venerdì sera, il grande annuncio. Nell’indice S&P 500 entreranno Etsy (ETSY), il mercato online che mette in contatto venditori e potenziali acquirenti e dove, in qualsiasi momento, sono disponibili 65 milioni di articoli per la vendita. Si tratta di articoli di alta qualità e vintage, non di massa, che possono andare da una candela profumata dell’ex presidente Usa Barack Obama a una T-shirt vintage dei Fleetwood Mac.

Etsy farà il suo ingresso nell’indice S&P 500 alla fine di settembre, insieme a Teradyne (TER), compagnia specializzata in automazione e robotica, e Catalent (CTLT), che sviluppa prodotti farmaceutici.

I tre sostituiranno H&R Block (HRB), Kohl’s (KSS) e Coty (COTY).

La mancata inclusione di Tesla nel listino ha avuto un effetto immediato sul titolo del gruppo che, nelle contrattazioni dell’afterhours di venerdì scorso 4 settenbre, ha bucato la soglia di 400 dollari scivolando di oltre -6%, tartassato già nelle ore precedenti dai forti smobilizzi che si sono accaniti di nuovo a Wall Street, in particolare sul Nasdaq e il settore hi-tech.

Ma perchè la US Index Commission del gruppo responsabile della composizione del listino ha detto di no a Tesla? Vale la pena ricordare che, affinché una società possa diventare new entry dello S&P, deve presentare alcune caratteristiche, come: avere sede negli Usa, avere una capitalizzazione di mercato di $8,2 miliardi, essere molto liquida, aver messo almeno il 50% delle sue azioni a disposizione del pubblico, e aver riporato utili nel suo ultimo bilancio trimestrale. Ancora, la somma degli utili riportati nei quattro trimestri precedenti deve essere positiva.

Ora, nel mese di luglio, il colosso di Elon Musk ha riportato il suo quarto trimestre consecutivo di utili e, con il frazionamento azionario 5 a 1, ha reso sicuramente più disponibili agli investitori i suoi titoli. Eppure no. Per ora, anche senza neanche una spiegazione, visto che  il portavoce dello S&P Dow Jones Indices, stando a quanto riporta la Cnn, si è così espresso:” Non possiamo rilasciare commenti su società singole e sui cambiamenti potenziali che riguardano gli indici (azionari)”.

C’è qualcuno che prova però a indovinare i motivi per cui Tesla sarebbe stata così snobbata: aggiungere Tesla all’indice S&P, secondo il co-fondatore di DataTrek Research Nicholas Colas, potrebbe creare almeno due problemi all’indice ETF che replica lo S&P, ovvero l’SPDR S&P 500 ETF Trust, entrambi provocati, spiega l’esperto, dal boom del valore di mercato del gruppo, pari a $417 miliardi.

Il primo problema è che “Tesla avrebbe immediatamente un’incidenza di circa l’1,5% sullo S&P 500, aumentando così ulteriormente il già consistente ascendente che pochi nomi tech hanno sul trend del listino. In più, il trading di Tesla, relativo al solo anno scorso, dimostra quanto il titolo sia molto più volatile di qualsiasi altra mega-cap stock che abbia un’alta incidenza nel listino.

“La sua inclusione – ha spiegato Colas – renderebbe così l’indice S&P 500 più volatile nel corso del tempo, soprattutto se/quando i timori di una bolla sul titolo dovessero essere confermati. Si tratta di una società tra l’altro non molto redditizia, se si considera che i suoi utili provengono soprattutto dalla vendita dei crediti green, (che ha portato molti a parlare di trucchi contabili) che non da margini operativi”.

Insomma, almeno per ora,  Tesla è fuori dai giochi dell’indice S&P 500. Detto questo, Elon Musk non ha grandi motivi per lamentarsi: il gruppo rimane uno dei più grandi, in termini di capitalizzazione di mercato: anche se gli smobilizzi lo hanno fatto scendere del 16%; rispetto al record testati in precedenza, Tesla ha più valore rispetto a oltre il 95% delle società che fanno parte attualmente dello S&P 500, come Johnson & Johnson e Procter & Gamble.