Stress test: banche italiane promosse, ma titoli non festeggiano. Neo Carige mentre Goldman Sachs affossa Bper
Le banche italiane superano gli stress test dell’Eba-Bce ma per i titoli bancari l’ottava non inizia nel migliore dei modi, anzi. Nel giorno in cui protagonista della riunione dell’Eurogruppo sarà proprio la legge di bilancio del M5S-Lega, i titoli scontano il sentiment sull’azionario improntato alla cautela, il rialzo dello spread e anche il giudizio di Goldman Sachs, che ha abbassato la valutazione sui titoli Intesa SanPaolo e Bper a “vendere”, a dispetto dei buoni risultati positivi degli stress test che sono stati riportati dalla prima.
C’è poi anche il neo Carige. Piazza Affari conferma la sua debolezza, trascinata al ribasso proprio dalle banche.
Stando a indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, il CET1 ratio di Carige nei risultati degli stress test effettuati dalla Bce (stress test diversi da quelli dell’Eba-Bce, che hanno esaminato anche la solidità patrimoniale delle altre banche italiane Bper, Mediobanca, Pop Sondrio, Iccrea e Credem), sarebbe sceso al di sotto della soglia cruciale del 5,5% nello scenario avverso.
Insieme alle altre cinque, Carige fa parte di quegli istituti di credito italiani significativi che non sono tuttavia abbastanza grandi per essere inclusi negli stress test dell’Eba.
La Bce non diffonderà i risultati delle valutazioni di queste sei banche più piccole, ma Il Sole 24 Ore parla di Carige come dell’unica banca (tra le sei) “fragile” in uno scenario avverso, precisando che l’esito era ampiamente atteso sia dall’istituto che dalla Bce.
Ottobre ha continuato a confermarsi un mese tormentato per l’istituto genovese, che ha dovuto fare i conti con il downgrade di Fitch e che si è trovato a dover fugare i dubbi sui peggiori scenari paventati nel mondo della finanza, precisando in una nota che “nelle interlocuzioni con i Regulators non è mai stato espresso alcun riferimento a una eventuale possibilità di fallimento”. Carige ha escluso insomma il proprio default, a cui aveva fatto riferimento la stessa Fitch nella nota.
Risultati stress test e commenti
I risultati degli stress test sono stati una sorpresa positiva per l’Italia che, a dispetto di tutti gli alert che stanno arrivando dal mondo dell’alta finanza sulle ripercussioni che lo spread avrà sulle banche, ha dimostrato che i suoi quattro principali istituti hanno fatto meglio di grandi nomi del credito europeo, tedeschi, britannici e francesi.
Il sussulto di orgoglio è stato chiaro nei commenti di Fabio Tamburini, direttore responsabile de Il Gruppo 24 Ore, che ha intitolato il suo editoriale, all’indomani della pubblicazione dei risultati degli stress test, Il problema è a Parigi, Berlino e Londra, facendo capire che, insomma, il problema, non è l’Italia.
Ancora, Tamburini ha affermato che “la novità è che finalmente le autorità di vigilanza europee, come aveva anticipato il presidente della Bce, Mario Draghi, hanno cominciato ad aggiornare i criteri di verifica e di controllo correggendo scelte inaccettabili che favorivano i Paesi più forti d’Europa”.
In tutto, gli stress test dell’Eba-Bce hanno interessato 48 banche europee. Tutti i 48 istituti hanno passato l’esame, dimostrando di poter resistere allo scenario peggiore, il worst case scenario, in cui la soglia di resistenza rappresentata dal parametro di solidità patrimoniale CET1 fully loaded era stata fissata a un valore superiore al 5,5%.
Chi fosse sceso al di sotto della soglia, avrebbe rischiato di dover varare aumenti di capitale o di smobilizzare gli asset reputati più rischiosi.
E invece le banche europee hanno dato prova di resistenza. Tuttavia, non sono mancati istituti che hanno sollevato qualche preoccupazione.
Come nel caso appunto di Barclays che, nello scenario avverso, ha riportato un Cet fully loaded del 6,37% e di Lloyd’s (al 6,8%). I due colossi britannici sono scivolati in fondo alla classifica e l’italiana Banco BPM ha battuto Barclays con un valore al 6,67%, pressocché uguale a quello di Lloyds.
Facendo riferimento al CET 1 delle 33 grandi banche esaminate (in tutto quelle sotto esame sono state, ricordiamo, 48), i risultati più bassi sono stati ancora quelli di Barclays al 7,28% (con un deterioramento di circa 600 punti) e della francese Société Générale al 7,61% (500 punti in meno circa rispetto a fine 2017).
UniCredit si è posizionata nella media, con il 9,34%, così come Hsbc, Royal Bank of Scotland, HSBC, Commerzbank.
Bnp Paribas è peggiorata dall’11,77% all’8,64% nello scenario avverso. Forte deterioramento per il colosso tedesco Deutsche Bank che, nello scenario avverso, ha mostrato un Cet1 all’8,14%, con una perdita di quasi 650 punti rispetto al dato di partenza.
Tra le migliori in tutta Europa, l’italiana Intesa SanPaolo e la francese Credit Agricole, rispettivamente al 10,40% e al 10,21% nello scenario avverso al 2020. Per Intesa la riduzione del CET1 è stata inferiore a 300 punti base mentre per Credit Agricole è stata di 433 punti.
Per Banco BPM il CET 1 è stato dell’8,47% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 9,93% nel 2018, al 9,40% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 13,94%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è stato indicato fra un massimo di 547 e un minino di 389 punti base.
Così sugli stress test in generale e su Banco BPM gli analisti di Banca IMI:
“Consideriamo positivamente il risultato degli stress test Ue, visto che nessuna banca europea è scesa al di sotto della soglia del 5,5%: gli stress test del 2018 non prevedevano né una soglia di promozione né una di bocciatura, ma il mercato, a nostro avviso, avrebbe considerato come segnale di vulnerabilità um CET1 FL inferiore al 5,5%. Riguardo alle banche italiane che copriamo, consideriamo positivamente i risultati, che hanno mostrato una buona resilienza agli scenari di stress”.
Continuando, nella nota di Banca IMI si legge che:
“Banco BPM appare come l’istituto più impattato da uno scenario avverso, confermandosi una delle poche banche che ha un CET1 FL nello scenario avverso al 2020 inferiore al 7% (insieme a Barclays e Lloyds). Tuttavia, riteniamo che l’istituto sia stato penalizzato dall’utilizzo del ‘bilancio statico (static balance sheet), che non considera le operazioni di derisking che sono state già completate nel 2018″.
Per UniCredit i risultati parlano di un capitale al 9,34% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 10,31% nel 2018, al 9,58% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 12,80%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 438 e un minino di 346 punti base.
Deutsche Bank ha fatto peggio delle italiane nel caso dello scenario avverso:
Il capitale indicato per il colosso tedesco per il 2020 è stato pari all’8,14% decisamente peggiore del 14,65% del 2017, con un delta negativo indicato fra 666 e 651 punti base.
Ancor peggio Nordeutsche Landesbank, il cui dato Cet1 transitional con scenario avverso nel 2020 è il più basso fra tutte le banche prese in considerazione, al 7,07%.
Incoraggianti i commenti sugli stress test, arrivati dal mondo delle istituzioni. Così Bankitalia:
“Per le quattro banche italiane incluse nel campione la riduzione media ponderata del CET1 ratio nello scenario avverso è pari a 3,9 punti percentuali su base fully loaded, un risultato in linea con quello medio del complesso delle banche dell’SSM (meccanismo unico vigilanza) incluse nel campione e con la media totale EBA”.
Palazzo Koch ha continuato, facendo notare che, “nel complesso, le banche europee hanno mostrato una buona capacità di tenuta” e che “i risultati confermano il generale rafforzamento della solidità del sistema bancario europeo”.
In una nota del Mef si legge infine che il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, prende atto con soddisfazione dell’esito degli stress test condotti dall’Autorità bancaria europea (EBA) sullo stato di salute del sistema bancario italiano.