Record Wall Street e azionario sui massimi: i due fattori da monitorare

I dati di ieri sull’inflazione americana hanno spinto Wall Street sui massimi storici, come non accadeva da marzo. I nuovi picchi dei listini americani si affiancano ai record toccati nelle ultime ore da diversi altri indici a livello internazionale. Alla base del recente rialzo dell’azionario ci sono principalmente due elementi, che da tempo catalizzano l’attenzione degli investitori: l’inflazione e le aspettative sui tassi di interesse.
Nuovi record a Wall Street dopo l’inflazione Usa
Ieri l’S&P 500 ha aggiornato i massimi per la 23esima volta dall’inizio del 2024, il Dow Jones per la 18esima e il Nasdaq per l’ottava.
Gli investitori hanno accolto con entusiasmo il rapporto di aprile sui prezzi al consumo degli Stati Uniti, che ha evidenziato una discesa dell’inflazione al 3,4%, con un dato core in rallentamento al 3,6%, ritmo più lento degli ultimi tre anni. Su base mensile, l’indice sottostante è salito dello 0,3%, interrompendo una serie di tre rilevazioni superiori alle attese che hanno fatto temere per un’inflazione più ostinata del previsto.
Il report ha fortificato la prospettiva di almeno un taglio dei tassi, ma probabilmente anche due, da parte della Fed nel 2024. La prima mossa è attesa per settembre con probabilità intorno al 90%, la seconda dovrebbe arrivare a dicembre.
Rendimenti obbligazionari e dollaro hanno registrato marcati cali, con i Treasury decennali tornati al 4,33% e i biennali al 4,73%, mentre il Dollar Index è sceso sui minimi da oltre un mese. L’indice della “paura” di Wall Street, il VIX, è tornato sui minimi da gennaio.
Il focus resta su inflazione e tassi, in arrivo il Pce core
I dati sui prezzi al consumo seguono quelli del giorno precedente sui prezzi alla produzione e si affiancano ai numeri di ieri sulle vendite al dettaglio. Dai report sui prezzi emergono indicazioni positive anche in ottica Pce core. L’indice dei prezzi relativo alla spesa per consumi, il preferito dalla Federal Reserve per delineare la traiettoria dell’inflazione e prendere decisioni di politica monetaria, verrà pubblicato il 31 maggio. Il 12 giugno, invece, è attesa la prossima lettura dei prezzi al consumo, nello stesso giorno in cui la Fed annuncerà le proprie delibere al termine del meeting del Fomc.
Le vendite al dettaglio invece hanno registrato una variazione nulla su base mensile e sono diminuite dello 0,1% escludendo benzina e carburanti. Un segnale di moderazione della spesa che allevia i timori di pressioni inflazionistiche derivanti dai consumi.
Nel complesso, i dati degli ultimi giorni dipingono un’economia in raffreddamento e un minor rischio di risalita dell’inflazione. Messaggi che potrebbero indurre la banca centrale americana ad allentare la politica monetaria nel corso dell’anno.
Borse sui massimi, i fattori a sostegno dell’azionario
Ma non è solo Wall Street ad aver registrato nuovi massimi nelle ultime ore. A livello globale sono una ventina le borse sui massimi storici o in prossimità degli stessi. Tra queste spiccano Parigi, Francoforte, Londra e Amsterdam, mentre il Ftse Mib di Piazza Affari viaggia sui livelli del 2008. In Europa, è soprattutto la “old economy” a trainare gli acquisti (banche e difesa su tutti); negli Usa sono in particolare tecnologia e materie prime, mentre i settori legati ai consumi cominciano a evidenziare segnali di debolezza.
Lo scenario di una crescita non troppo rapida e di inflazione in calo sta sostenendo l’azionario, alimentando la prospettiva di tassi di interesse in calo. L’aspettativa di un abbassamento del costo del denaro ha favorito un ritorno della propensione al rischio, dopo la pausa di aprile, ma non è l’unico elemento.
Anche la stagione di trimestrali ha contribuito a riportare ottimismo, con risultati mediamente superiori alle attese sia in Europa sia negli Usa. Inoltre, la liquidità rimane su livelli elevati, malgrado gli sforzi delle banche centrali per ridurla, e continua a riversarsi sui mercati.
Cautela d’obbligo, nel radar dati macro e aspettative tagli tassi
Dall’altro lato, la cautela rimane d’obbligo. Secondo la maggior parte degli analisti, infatti, i dati giunti finora non sono ancora sufficienti a cambiare lo scenario per la Fed, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente Powell. Il chairman ha fatto capire che i tassi rimarranno su livelli restrittivi per un po’ di tempo, come rimarcato anche dal numero uno della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari.
Per assistere a un cambio di rotta da parte della banca centrale americana dovremo osservare un rallentamento più marcato dell’inflazione o un indebolimento inatteso del mercato del lavoro.
Laddove i prossimi dati non confermassero questo trend o dovessero mostrare un’economia meno in salute di quanto appare finora, rinnovando i timori di “hard landing”, gli investitori potrebbero ridurre velocemente le posizioni sull’azionario, determinando in tempi brevi una correzione.