Ray Dalio prevede tonfo mercati fino a -25%. Ecco gli asset a prova di shock scelti dal suo hedge fund Bridgewater Associates
Per Bridgewater Associates, l’hedge fund numero uno al mondo fondato da Ray Dalio, l’azionario non ha scontato del tutto l’impostazione hawkish sui tassi della Fed (e i tonfi dell’ultimo venerdì nero gli danno ragione), tanto da essere destinato a crollare ancora, e non di poc.
L’hedge fund, noto in Italia per la grande scommessa short contro Piazza Affari, lanciata poco prima delle elezioni politiche del 2018, prevede di fatto un altro collasso della borsa Usa, compreso tra il 20% e il 25%, in un contesto che, come ha spiegato lo stesso Dalio a giugno in un post pubblicato su LinkedIn, potrebbe finire per essere caratterizzato dalla stagflazione, ovvero da una inflazione galoppante unita a una crescita stagnante del Pil.
Dalio & Co non si sono tuttavia limitati a lanciare l’allarme:
Bridgewater ha scelto infatti anche alcuni asset che un articolo definisce a prova di shock.
E diciamo che dallo scoppio della pandemia Covid-19 nel 2020 alla guerra tra Russia e Ucraina iniziata ufficialmente quest’anno, lo scorso 24 febbraio, gli shock non sono certo mancati.
Gli asset a prova di shock scelti da Ray Dalio
Vale la pena dare un’occhiata agli asset a prova di shock che l’hedge fund fondato da Ray Dalio, Bridgewater Associates, ha scelto.
L’articolo menziona tra gli asset principali detenuti dal fondo un ETF e alcune azioni.
Dalla documentazione depositata da Bridgewater Associates presso la Sec (l’Autorità di borsa Usa), è emerso che, alla fine di giugno, il fondo deteneva 15,43 milioni di azioni di Vanguard FTSE Emerging Markets ETF: con una capitalizzazione di mercato di circa $643 milioni di dollari in quel momento, l’ETF Vanguard (VWO) si è confermato la settima partecipazione più grande del portafoglio di investimenti di Dalio.
L’ETF VWO replica l’indice FTSE Emerging Markets All Cap China A Inclusion Index, dando agli investitori l’opportunità di posizionarsi in modo conveniente su azioni di mercati emergenti del calibro di Cina, Brasile, e Sud Africa: sono più di 5000 le azioni rappresentate dall’ETF.
Tra queste, ci sono pesi massimi come il colosso produttore di chip Taiwan Semiconductor Manufacturing e il gigante cinese dell’hi-tech Tencent Holdings. Presente anche la multinazionale indiana Reliance Industries.
In una recente conversazione con un’altra leggenda del mondo dell’alta finanza,
Jeremy Grantham, Dalio ha definito i mercati emergenti dell’Asia “molto interessanti”, aggiungendo che “l’India è interessante”.
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La blue chip scommessa N° 1 di Ray Dalio
Ma qual è la scommessa numero uno di Bridgewater Associates?
Si tratta della ben nota blue chip Usa Procter & Gamble (PG), azione difensiva capace di premiare gli azionisti in diversi contesti economici.
Nel mese di aprile, il colosso dei prodotti al consumo ha annunciato tra l’altro un aumento dei dividendi pari al 5%, alzando le cedole per il 66esimo anno consecutivo.
Il titolo Procter & Gamble offre al momento un dividend yield pari al 2,5%.
Un’altra grande scommessa di Ray Dalio è Johnson & Johnson, altra blue chip storica made in USA, presente in diversi settori come quello farmaceutico, di dispositivi medici, healthcare e prodotti di largo consumo.
Nel complesso, Johnson&Johnson ha 29 prodotti, ognuno dei quali è capace di generare un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari.
Negli ultimi 20 anni, gli utili adjusted di Johnson & Johnson sono cresciuti al ritmo annuo, in media, dell’8%. E nel mese di aprile il cda di J&JU ha annunciato un aumento dei dividendi per il 60esimo anno consecutivo, con il titolo che rende al momento il 2,7%.
In data 30 giugno, Bridgewater deteneva 4,33 milioni di azioni JNJ, per un valore approssimativo di $769 milioni in quel momento, che rendeva Johnson & Johnson il secondo maggiore investimento in un titolo effettuato da Dalio.
Tornando alla grande scommessa short contro l’Italia pre-elezioni politiche 2018, vanno ricordati i 17 titoli di Piazza Affari che finirono nel mirino del fondo speculativo di Dalio, incluse le banche Intesa SanPaolo, UniCredit, Banco BPM, e pesi massimi di altri settori, come Eni ed Enel.
Quelle puntate short provocarono anche la reazione di Carlo Messina, numero uno di Intesa SanPaolo e di Davide Serra, ceo di Algebris.