Attacco Iran accende risk off sui mercati: petrolio in rally. Rallenta il flight to quality verso beni rifugio
Secondo giorno consecutivo di rialzi per il petrolio, spinto dalle tensioni in Medio Oriente che alimentano i timori per le forniture di greggio dalla regione. Brent e Wti avanzano di oltre il 2%, in attesa di possibili rappresaglie di Israele e degli Stati Uniti dopo l’attacco missilistico dell’Iran. Focus anche sull’Opec+ e sulle scorte americane. Oltre al petrolio, ieri sono scattati gli acquisti anche sui beni rifugio come oro, titoli di Stato e dollaro, in un movimento “fligh to quality” tipico delle fasi di incertezza geopolitica, anche se il sentiment risk-off sui mercati sembra essersi placato per il momento.
Petrolio in rally dopo l’attacco dell’Iran
Le quotazioni del petrolio hanno esteso i guadagni in mattinata, dopo gli acquisti di ieri alimentati dall’annuncio da parte degli Stati Uniti di un imminente attacco di Teheran. In serata l’Iran ha lanciato circa 200 missili balistici, di cui gran parte intercettati, ma il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha promesso ritorsioni, affermando che l’Iran ha commesso un grosso errore “e ne pagherà le conseguenze”.
In scia all’escalation di tensioni, il Brent è salito fin sopra i 75 dollari al barile, mentre il Wti ha sfiorato i 72$ per poi rimanere sopra quota 71$. Un’estensione del conflitto potrebbe infatti portare ad una riduzione delle forniture di greggio dal Medio Oriente, che rappresenta circa un terzo del totale a livello globale.
Acquisti sugli asset sicuri
Gli avvenimenti di ieri hanno alimentato un clima di avversione al rischio che ha portato gli investitori ad allontanarsi dagli asset rischiosi, dirottando gli acquisti verso i cosiddetti beni rifugio.
Il flight to quality ha incrementato la domanda di titoli di Stato, spingendo al ribasso i rendimenti dei bond governativi. Il Treasury decennale statunitense è sceso nel corso della giornata dal 3,78% al 3,70%, per poi tornare in area 3,75% mentre il Bund tedesco è passato dal 2,12% al 2,02% (ora è a 2,08%) grazie anche ai dati sull’inflazione dell’eurozona che rafforzano le ipotesi di un nuovo taglio dei tassi a ottobre da parte della Bce.
L’oro è salito fin sopra i 2.670 dollari l’oncia, seppur al di sotto del massimo storico di 2.685 $ toccato nei giorni scorsi, mentre l’argento ha raggiunto un picco a 31,8 dollari l’oncia.
In rafforzamento anche il dollaro nei confronti delle altre valute. Il biglietto verde, infatti, viene spesso considerato alla stregua di un bene rifugio in fasi di incertezza. Il cambio euro/dollaro è sceso in area 1,06 anche a causa dei dati macro mentre il dollaro/yen si è riportato sopra quota 144 yen per dollaro.
La view degli analisti sul petrolio
Da qualche giorno le evoluzioni geopolitiche, come le azioni di Israele in Libano e l’uccisione di Nasrallah, erano state pressoché ignorate dal mercato petrolifero, come sottolineato da Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. Gli avvenimenti di ieri “hanno fornito un catalyst per tornare a prezzare un po’ di rischio geopolitico, ed eventualmente scontare un contesto meno risk frendly rispetto a qualche settimana fa”.
David Pascucci, Analista dei Mercati per XTB, evidenzia inoltre che “la dinamica mensile del petrolio rimane ribassista e un suo proseguimento del rialzo non è del tutto scontato; anzi, siamo ora in fase di test dei massimi settimanali.” Secondo l’esperto, “la macroeconomia comanda sempre sui mercati e un rallentamento economico generalizzato potrebbe far proseguire un trend ribassista iniziato ormai da diverso tempo sul petrolio, specchio di un’economia globale che richiede meno energia per la produzione. Al momento, osservare é la migliore scelta.”
Resta alta l’attenzione sul Medio Oriente
Il conflitto tra Israele e Iran si è inasprito un anno fa, con lo scoppio della guerra a Gaza contro Hamas (sostenuta da Teheran), ma non ha mai portato ad effettive interruzioni delle forniture. Ad agosto, l’Iran ha pompato circa 3,4 milioni di barili al giorno ad agosto, secondo l’Opec.
Questo ha portato molti analisti a ridimensionare il rischio per la produzione di greggio, ma non è da escludere che le infrastrutture energetiche possano diventare uno dei prossimi obiettivi per entrambe le parti. L’eventuale risposta di Israele sarà dunque importante per capire gli sviluppi futuri.
Occhi anche su Opec+ e scorte petrolio Usa
Nel frattempo, gli occhi del mercato sono rivolti anche alla riunione dell’Opec+ in programma oggi, in forma virtuale. Il Joint Ministerial Monitoring Committee valuterà la situazione attuale e dovrebbe confermare i piani che prevedono un parziale ripristino delle forniture a partire da dicembre.
Negli Usa, attenzione anche ai dati dell’Energy Information Administration sulle scorte petrolifere, dopo il report dell’American Petroleum Institute che evidenzia un calo delle riserve di greggio pari a 1,5 milioni di barili la scorsa settimana.