Notizie Notizie Mondo Oro arretra dopo i record di aprile: cosa sta succedendo?

Oro arretra dopo i record di aprile: cosa sta succedendo?

16 Maggio 2025 11:45

L’allentamento delle tensioni commerciali ha portato una maggiore propensione al rischio sui mercati, con i bene rifugio come l’oro che sono stati penalizzati.

Nell’ultima settimana le quotazioni del metallo giallo, che rimangono sempre su livelli elevati, hanno messo a segno un ribasso del 3,6% fino a questo momento e hanno toccato i minimi da oltre un mese, a causa del miglioramento del sentiment che sta riducendo l’attrattiva dell’oro come bene rifugio.

Se si allarga lo sguardo e si osservano, però, le performance da inizio anno l’oro mostra ancora un rialzo a doppia cifra (+22,2% ytd), dopo aver essersi spinto fino a 3.500 dollari l’oncia in aprile (massimo 3.500,1 dollari nella seduta del 22 aprile), nel bel mezzo delle notizie in arrivo dalla guerra commerciale globale, i rischi geopolitici e gli acquisti delle banche centrali che sono diventati uno dei fattori chiave del rally.

Insomma, il metallo giallo splende meno in questo momento, ma cosa sta succedendo e quali sono le prospettive? Gli esperti di ING parlano di una “fase di consolidamento”.

Vediamo quali sono i driver chiave da monitorare per le prospettive del metallo prezioso.

Il disgelo commerciale, la domanda di ETF e banche centrali, ma anche le mosse Fed: cosa sta accadendo?

L’imprevedibile politica commerciale del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stata finora il driver principale per l’oro nel 2025. Parte da questa considerazione l’analisi di Ewa Manthey, commodities strategist di ING, sull’oro. La settimana è iniziata con la notizia che gli Stati Uniti e la Cina hanno concordato una riduzione temporanea dei dazi sulle reciproche merci.

L’attenuazione della guerra commerciale globale sta penalizzando la domanda di beni rifugio come l’oro. La giornata di lunedì ha segnato un sostanziale raffreddamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Tuttavia, i mercati si chiedono quale sarà il risultato finale, dato che la misura sarà operativa per 90 giorni, e quale sarà il livello definitivo delle tariffe”, sottolinea l’esperta che guarda anche i dati macro Usa usciti in settimana. In particolar modo, a quello sull’inflazione Usa di aprile inferiore alle attese.

I dati sull’inflazione statunitense di aprile sono stati più deboli del previsto, suggerendo che l’impatto dei dazi di Trump è stato finora limitato. Ciò ha placato i timori di recessione e ha portato a ridimensionare le aspettative di aggressivi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli operatori prevedono ora almeno due riduzioni dei tassi quest’anno, la prima probabilmente a settembre. L’aumento dei tassi tende a essere negativo per l’oro non fruttifero – segnala Manthey -. Tuttavia, i colloqui tra Stati Uniti e Cina sono solo all’inizio e permangono molte incertezze con un periodo di negoziazione di tre mesi davanti a noi”. Insomma, con il perdurare dell’incertezza commerciale, il ribasso per l’oro potrebbe essere limitato. E se le trattative commerciali dovessero inasprirsi, i prezzi dell’oro tornerebbero a salire.

Gli acquisti di ETF e banche centrali, il punto

Quando si parla di oro due elementi da considerare sono gli acquisti di ETF e quelli da parte delle banche centrali, due fattori chiave che in questo momento stanno venendo un po’ meno rispetto che nel recente passato.  Per quanto riguarda gli ETF, da ING spiegano che “se questi deflussi dovessero continuare, l’oro potrebbe subire ulteriori contraccolpi. Le partecipazioni degli investitori negli ETF sull’oro generalmente aumentano quando i prezzi salgono, e viceversa. Tuttavia, il primo trimestre dell’anno ha visto una forte ripresa degli afflussi di ETF che hanno visto il loro miglior momento dal primo trimestre del 2012. Salita che è stata determinante per il rally dell’oro”.

L’altro elemento chiave sono appunto gli acquisti da parte delle banche centrali, uno dei principali driver del rally dell’oro nel 2024. Sebbene le banche centrali continuino ad acquistare il metallo prezioso, il ritmo degli acquisti è diminuito dal momento che i prezzi hanno raggiunto livelli record. Nel primo trimestre, le banche centrali hanno acquistato 244 tonnellate d’oro. Il calo è stato del 33% rispetto al trimestre precedente.

Da ING sottolineano che anche la Cina sta acquistando meno oro. Ad aprile, la banca centrale cinese ha ampliato le proprie riserve auree per il sesto mese consecutivo, ma in misura minore rispetto ai mesi precedenti. Le riserve auree dichiarate in Cina sono aumentate di 2,2 tonnellate in aprile, portando il totale a 2.295 tonnellate, pari al 6,8% delle attività di riserva complessive. Finora, nel 2025, la Cina ha annunciato un aumento di 14,9 tonnellate delle sue riserve ufficiali d’oro.

Le banche centrali hanno comprato meno oro nel primo trimestre

Un rallentamento degli acquisti da parte degli istituti centrali che potrebbe essere solo momentaneo. Secondo gli esperti, è probabile che le banche centrali continuino ad aggiungere oro alle loro riserve, visto il contesto economico ancora incerto e la spinta alla diversificazione dal dollaro USA. Alcuni numeri rendono bene la portata di questo “fenomeno”: il ritmo degli acquisti annuali da parte delle banche centrali è raddoppiato dallo scoppio della guerra Russia-Ucraina nel 2022, passando da circa 500 tonnellate all’anno a oltre 1.000. L’appetito delle banche centrali per l’oro è guidato anche dalle preoccupazioni dei Paesi per potenziali sanzioni, sul modello di quelle imposte alla Russia, sulle loro attività estere – Stati Uniti e dall’Europa hanno negli scorsi mesi congelato i beni russi-, oltre che dalle strategie di cambiamento delle riserve valutarie.

L’anno scorso le banche centrali hanno acquistato complessivamente 1.045 tonnellate, pari a circa un quinto della domanda complessiva. Secondo il World Gold Council, Polonia, India e Turchia sono stati i maggiori acquirenti nel 2024.

Prospettive sull’oro: per ING è una fase di consolidamento

Secondo le previsioni di ING, nel breve termine, l’oro potrebbe consolidarsi sui livelli attuali, dato che le tensioni commerciali e geopolitiche si sono raffreddate, almeno per il momento, spingendo la riallocazione verso i beni rifugio. “Prevediamo una media dei prezzi dell’oro di 3.250 dollari l’oncia nel secondo trimestre. Prevediamo una media di 3.128 dollari l’oncia nel 2025“, segnalano gli esperti della banca olandese.

L’oro mantiene, ricordano, una performance positiva se messo a confronto delle performance di altre asset.

 

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