Nvidia rafforza impegno negli Usa: le parole del Ceo Huang su Trump

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Nvidia prevede di investire diverse centinaia di miliardi di dollari per aumentare la produzione di chip negli Stati Uniti e diversificare la catena di approvvigionamento. Ad annunciarlo è il Ceo dell’azienda, Jensen Huang, in un’intervista al Financial Times. La mossa di Nvidia ricalca i piani di altre big tecnologiche, preoccupate per l’impatto della guerra tariffaria innescata da Donald Trump e intente a ridurre la propria dipendenza dai fornitori asiatici. Ma il Ceo Huang elogia il presidente e l’operato della sua amministrazione.
Nvidia pronta a investire centinaia di miliardi di $ in 4 anni
“Nel corso dei prossimi quattro anni forniremo probabilmente un valore complessivo di mezzo trilione di dollari in dispositivi elettronici”, ha detto al Financial Times Jensen Huang, amministratore delegato e co-fondatore di Nvidia. “Possiamo facilmente immaginarci di produrne diverse centinaia di miliardi qui negli Stati Uniti”.
In un’intervista ad ampio raggio, Huang ha affermato che gli ultimi chip progettati dalla sua azienda e i server Nvidia per i data center possono ora essere prodotti in fabbriche statunitensi gestite da Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e Foxconn Technology Group. Una svolta importante per la società di Santa Clara, che nel frattempo si trova ad affrontare una crescente minaccia competitiva in Cina da parte di Huawei.
La domanda di chip Nvidia rimane resiliente
TSMC produce già nel suo stabilimento in Arizona alcune delle unità di elaborazione grafica (GPU) di Nvidia, essenziali per l’attuale ondata di investimenti in intelligenza artificiale. Nel suo rapporto annuale quest’ultima ha dichiarato impegni di acquisto futuri per un totale di 20 miliardi di dollari a partire dal 28 gennaio 2024.
In settimana, nel corso della conferenza annuale degli sviluppatori di Nvidia, Huang ha presentato la prossima generazione di chip AI, Vera Rubin, delineando un piano per costruire cluster di milioni di chip interconnessi in giganteschi data center.
Il Ceo ha dichiarato che la domanda di infrastrutture informatiche aumenterà ulteriormente man mano che i modelli di AI diventeranno più complessi, respingendo le preoccupazioni sollevate dalla startup cinese DeepSeek. I principali clienti di Nvidia hanno confermato i loro piani di spesa e i dati mostrano una crescita della domanda più rapida del previsto.
Interrogato sulla possibilità che i clienti sviluppino i propri chip (come Google con Broadcom), Huang ha sostenuto che molti di questi non vengono effettivamente utilizzati perché sono necessari processori più potenti per generare entrate. Infine, ha sottolineato che la domanda di chip Blackwell sta superando quella della generazione precedente e che in caso di recessione le aziende aumenteranno gli investimenti in AI, poiché è un’area chiave di crescita.
La frase del Ceo Huang sul presidente Donald Trump
Huang ha elogiato l’operato di Trump e il suo sostegno per lo sviluppo del settore dell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, affermando che “il supporto dell’amministrazione e il suo impegno a garantire che l’energia non sia un ostacolo rappresentano un risultato fenomenale per l’AI negli Stati Uniti”.
Il Ceo ha speso parole positive anche per TSMC, l’unico produttore dei più avanzati chip AI di Nvidia, per l’espansione dei suoi investimenti negli Stati Uniti. Gli ultimi chip Blackwell di Nvidia verranno ora prodotti negli Usa, “un notevole passo avanti nella resilienza della nostra catena di fornitura” per Huang, secondo cui le tariffe sulle importazioni avranno un impatto limitato nel breve periodo.
Produzione chip sempre più localizzata negli Usa
TSMC e i suoi concorrenti si stanno attrezzando per mettere gli Stati Uniti al centro dei propri piani di espansione, nell’ambito delle minacce tariffarie di Trump. Il Ceo dell’azienda taiwanese, C.C. Wei, ha annunciato questo mese un ulteriore investimento di 100 miliardi di dollari in Arizona, che si è aggiunto ai 65 miliardi di dollari concordati sotto la precedente amministrazione Biden, mentre Foxconn sta lavorando con Apple per un nuovo sito di assemblaggio di server AI in Texas.
Le big tech americane, dal canto loro, stanno cercando di slegarsi da Taiwan, anche a causa delle minacce di aggressione dalla Cina e dal crescente rischio di terremoti nella regione. “La cosa più importante è essere preparati”, ha affermato Huang. “A questo punto, sappiamo che possiamo produrre negli Stati Uniti, abbiamo una catena di fornitura sufficientemente diversificata”. Se un disastro dovesse minacciare la produzione a Taiwan, ha affermato, “sarà spiacevole, ma dovrebbe andare bene”.
Infine, Huang ha negato le indiscrezioni in merito alle trattative per investire, in consorzio con aziende come TSMC, in Intel. “Valutiamo regolarmente la loro tecnologia di fabbricazione dei chip e continuiamo a farlo, cerchiamo opportunità per diventare loro clienti”.