Nvidia non teme l’indagine antritrust cinese, ecco perché
Nvidia è finita al centro di un’indagine da parte della State Administration for Market Regulation cinese, per presunte violazioni delle leggi antimonopolio del paese e degli accordi presi nel 2020 in occasione dell’acquisizione della società israeliana Mellanox Technologies. Il sospetto è che l’azione possa costituire una ritorsione contro gli Stati Uniti nell’ambito delle tensioni commerciali con la Cina. Nvidia ha chiuso la seduta di ieri in calo del 2,55%.
I motivi dell’indagine cinese contro Nvidia
La dichiarazione con cui la State Administration for Market Regulation ha annunciato l’indagine non ha spiegato in che modo Nvidia avrebbe violato le leggi antimonopolio cinesi.
Tuttavia, l’azienda statunitense, esplosa negli ultimi anni grazie alle soluzioni per l’intelligenza artificiale (oltre ai processori per il gaming), è anche sospettata di non aver rispettato gli impegni presi in occasione dell’acquisizione di Mellanox Technologies, progettista israeliano di apparecchiature per reti informatiche, per 6,9 miliardi di dollari.
L’accordo, stipulato nel 2020, era stato approvato dalla Cina a patto che la società acquisita fornisse informazioni sui nuovi prodotti ai concorrenti entro 90 giorni dalla notifica a Nvidia, oltre all’impegno a offrire acceleratori GPU al mercato cinese a condizioni “eque, ragionevoli e non discriminatorie”.
Si intensificano le tensioni tra Usa e Cina
L’indagine cinese appare in tutto e per tutto una ritorsione, che fa seguito alle ultime restrizioni stabilite da Washington nei confronti di Pechino nell’ambito della competizione per la supremazia nel settore tecnologico.
La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno lanciato la terza stretta negli ultimi tre anni contro l’industria cinese dei semiconduttori, imponendo nuove limitazioni all’esportazione di tecnologie avanzate verso 140 aziende. La superpotenza asiatica ha risposto con restrizioni all’export di alcuni minerali (gallio, germanio e antimonio) utilizzati per applicazioni tecnologiche e militari.
Inoltre, quattro grandi associazioni industriali cinesi hanno messo in guardia le società cinesi dall’acquistare chip statunitensi, potenzialmente “non sicuri”, esortandole invece a comprare soluzioni locali.
La reazione di Nvidia
In risposta all’indagine, Nvidia ha sottolineato che i suoi successi sono basati sul merito, che si riflette “nei nostri risultati e nel valore per i clienti, liberi di scegliere la soluzione migliore per loro”.
L’azienda ha anche affermato di lavorare duramente per “fornire i migliori prodotti possibili in ogni regione e onorare i nostri impegni ovunque operiamo. Siamo lieti di rispondere a qualsiasi domanda degli enti regolatori sulla nostra attività”.
L’apprezzamento del mercato per Nvidia e le sue soluzioni continua ad alimentare una cavalcata inarrestabile che ha portato la società a diventare l’azienda di chip più valutata al mondo, con una market cap di quasi 3,4 trilioni di dollari e un guadagno del 180% quest’anno. Ieri il titolo ha chiuso la seduta in calo del 2,55% in scia all’indagine.
L’impatto delle restrizioni contro Nvidia
Secondo alcuni analisti, è comunque improbabile che l’indagine abbia un impatto significativo sull’azienda, soprattutto nel breve termine. La maggior parte dei chip più avanzati di Nvidia, infatti, è già soggetta a limitazioni sulle esportazioni in Cina.
Le sanzioni statunitensi del 2022, che hanno coinvolto diverse aziende, hanno vietato al colosso di Santa Clara di consegnare i suoi chip AI A100 e H100 in Cina, inducendolo a sviluppare versioni modificate. Ulteriori controlli nell’ottobre del 2023 hanno spinto l’azienda a rilasciare un nuovo set di chip conformi alle regole aggiornate per il mercato cinese.
Secondo gli ultimi dati, la Cina contribuisce all’incirca per il 15% al fatturato complessivo di Nvidia, in calo rispetto a oltre il 25% di due/tre anni fa.
Per TSMC fatturato in crescita grazie a domanda AI
Nel frattempo, continuano a giungere indicazioni rassicuranti sulla richiesta di soluzioni per l’AI. Il colosso taiwanese TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Co) ha diffuso i dati sulle vendite di novembre: il fatturato mensile è aumentato su base annua del 34%, a NT$276,1 miliardi ($8,5 miliardi), grazie alla robusta domanda di intelligenza artificiale, nonostante le preoccupazioni per un rallentamento della costruzione di server e data center.
L’azienda taiwanese è considerata un indicatore per la realizzazione di data center destinati all’intelligenza artificiale. Dal lancio di ChatGPT nel 2022, TSMC e altri fornitori di hardware AI hanno beneficiato di massicci investimenti da parte di grandi aziende tecnologiche, tra cui Microsoft e Amazon.