Notizie Notizie Italia Btp 200 (mld) e lode, ecco i tre i motivi dietro gli acquisti record su debito Italia

Btp 200 (mld) e lode, ecco i tre i motivi dietro gli acquisti record su debito Italia

23 Ottobre 2024 09:46

Incetta di ordini indirizzati verso la carta italiana. Non è una novità l’appeal dei Btp in questi anni è massimo alla luce di rendimenti che non hanno eguali tra gli altri titoli di Stato in giro per l’Europa. Cerchiamo però di capire i motivi dietro questo appetito record verso i Btp.

I dettagli dell’emissione record: richieste per 206 miliardi

Il Tesoro ieri ha emesso via sindacato 13 miliardi di titoli di Stato calamitando una domanda quasi 16 volte superiore al quantitativo offerto. Gli ordini complessivi sono stati infatti pari a 206 miliardi di euro tra il nuovo Btp a 7 anni e la riapertura del Btp a 30 anni. Le emissioni sono avvenute via sindacato, una modalità che permette di raccogliere rapidamente grandi somme diversificando al contempo la base di investitori. Al sindacato di collocamento hanno partecipato sei banche lead manager: Deutsche Bank, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo, JP Morgan, Morgan Stanley Europe e Nomura Financial Products Europe.

Nel dettaglio il Tesoro ha reso noto di aver allocato il nuovo Btp a 7 anni che ha evidenziato richieste pari a 99 miliardi, ossia quasi 10 volte il quantitativo emesso di 10 miliardi. Il titolo è stato collocato al prezzo di 99,831 corrispondente ad un rendimento lordo annuo all’emissione del 3,2%. Per la riapertura del Btp a 30 anni e cedola 4,30%, l’importo emesso è stato pari a 3 miliardi a fronte di una domanda di circa 107 miliardi di euro, ossia oltre 35 volte il quantitativo emesso. Il titolo è stato collocato al prezzo di 101,104 corrispondente ad un rendimento lordo del 4,279%.

Rendimenti senza eguali ed effetto Fomo

Il primo segreto della corsa forsennata ad accaparrarsi i Btp sta proprio nei rendimenti. L’Italia è ad oggi il paese dell’Eurozona con rendimenti più alti.  Basti pensare che il decennale italiano rende oggi il 3,52%, quello della Grecia il 3,17% e quelli di Spagna e Francia poco più del 3%.

Nonostante i tagli dei tassi Bce (tre da giugno a oggi), i rendimenti dei titoli di Stato italiani si confermano molto allettanti con il tratto più lungo della curva che permette ancora di vedere tassi oltre il muro del 4%. E in effetti proprio il Btp trentennale ha attirato più interesse, così come era già successo un mese fa per l’emissione sempre via sindacato dello stesso Btp a 30 anni che attirò 130 miliardi di richieste, di cui oltre il 75% da investitori esteri.

A questo si aggiunge il fatto che emissioni con rendimenti oltre il 4% probabilmente non si ripresenteranno nei mesi a venire. La Bce è infatti attesa muovere con decisione sui tassi e il mercato si aspetta almeno altri 4-5 tagli nei prossimi 12 mesi. Di conseguenza i rendimenti dei Btp appaiono destinati a comprimersi così come quelli degli altri bond. Scatta quindi tra gli investitori una sorta di Fomo anche sui bond, ossia paura di essere tagliati fuori e non potersi giovare nel prossimo futuro di rendimenti così allettanti.

L’assist di Fitch

Secondo asso nella manica è la recente promozione incassata dalle agenzie di rating. In particolare, Fitch venerdì scorso ha alzato l’outlook sull’Italia da stabile a positivo, confermando il rating BBB e rimarcando “l’aumento della credibilità fiscale dell’Italia e l’impegno del governo nei confronti delle norme fiscali dell’Ue”. Fitch ha posto l’accento anche sulla ritrovata stabilità politica del belpaese.

Sempre venerdì S&P Global ha confermato il rating dell’Italia a ‘BBB’ e ha lasciato l’outlook a ‘stabile’, osservando che “le prospettive di crescita del pil italiano sono rosee” e l’andamento dei conti pubblici “sta migliorando”. Per S&P l’economia è attesa crescere di circa l’1% nel periodo 2024-2025 rispetto allo 0,2% del decennio precedente alla pandemia.

Meno Francia nei portafogli

E proprio venerdì scorso il livello dello spread Btp-Bund ha toccato i minimi a tre anni, a livelli più che dimezzati rispetto a due anni fa quando il governo Meloni si stava insediando. In restringimento ancora più ampio è il differenziale tra Btp e titoli di stato francesi a seguito dei problemi attuali di Parigi. Il differenziale tra Italia e Francia è passato dai 115 punti base di inizio anno ai 50 punti base attuali. E qui sta il terzo motivo dietro la domanda record verso i Btp: la crisi della Francia, e anche della Germania (incamminata verso la recessione per il secondo anno consecutivo), sta reindirizzando gli investitori esteri verso il debito italiano che in questo momento appare più interessante anche alla luce della stabilità politica e del rigore sui conti pubblici confermato dal Psb presentato dal ministro Giorgetti (deficit atteso sotto il 3% già nel 2026). 

Citi nelle scorse settimane ha affermato che il rendimento dei Btp è destinato a scendere fino al 3,1% entro il primo trimestre del 2025 (attualmente è in area 3,5%), preferendo la carta italiana a quella francese che si trova in una situazione di maggiore squilibrio di bilancio a cui si aggiunge l’instabilità politica.