Notizie Notizie Italia Mps, Lovaglio sbotta su terzo polo. E ‘no svendita’

Mps, Lovaglio sbotta su terzo polo. E ‘no svendita’

Pubblicato 13 Giugno 2023 Aggiornato 15 Giugno 2023 12:00

Mps, Lovaglio: se Banco BPM sta da sola, ci possiamo stare anche no. M&A serve a tutti, non per salvarci”

Il ceo di Mps Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, dice sì a un terzo polo bancario in logica aggregativa ma non come condizione sine qua non per salvare la banca senese.

Intervistato in occasione del Congresso Nazionale della Fabi, il sindacato italiano dei bancari, il ceo Lovaglio ha messo i puntini sulle “i”: se la domanda è se Mps può stare da sola, nel senso se il dubbio è se possa farcela da sola, la risposta è affermativa.

L’AD ha fatto anche un esempio: “Se Banco BPM sta da sola, ci può stare anche Mps”.

Detto questo, un’aggregazione di Mps “farà bene a tutti”  e, “se io penso al sistema Italia, è inevitabile”.

“Nessuno deve svendere, non c’è bisogno di svendere”

Che il Tesoro debba uscire dal capitale del Monte dei Paschi di Siena è un dato di fatto (entro il 2024, in base agli accordi presi con l’Unione europea). Lovaglio ha ricordato infatti che la necessità di privatizzare la banca riconsegnandola al mercato è “un vincolo”.

Ma niente svendita:

“Nessuno deve svendere, non c’è bisogno di svendere”.

Insomma: per quanto riguarda il terzo polo bancario auspicato dal governo Meloni, “il tema non è fare il terzo polo per salvare Mps, non ne abbiamo bisogno. Il terzo polo siamo noi. Noi pensiamo al terzo polo con una logica aggregativa, non per farci salvare”.

“Sento parlare di terzo polo in continuazione”, ha detto ancora Lovaglio, parlando alla platea dei banchieri riuniti in occasione del congresso della Fabi – e penso a una dimensione anche fisica. Io penso a famiglie, imprese e territori e alla tutela dell’italianità del nostro risparmio”.

Lovaglio: aggregzione necessità non solo per Siena

Il ceo di Mps ha ricordato che “oggi le principali 7-8 banche europee sono più piccole della prima banca americana” e che “Intesa (SanPaolo) è quinta”.

Dunque, “se vogliamo pensare in ottica di sviluppo e sostegno dell’economia bisogna pensare alle dimensioni”.

Il che significa che l’M&A non deve essere considerato come uno strumento per salvare il Monte, ma come una soluzione per il sistema bancario italiano tutto, le cui dimensioni rimangono ancora relativamente contenute.

“Se noi non abbiamo grandi banche, grandi capitali per finanziare le imprese, rischiamo di diventare oggetto di interesse per altri player. Bisogna avere dimensioni tali da poter presidiare l’economia e tutelare l’italianità del risparmio”, ha spiegato ancora Lovaglio, insistendo nel corso del discorso proferito dal palco che Mps versa in condizioni di sicurezza.

In generale, “non c’è bisogno di svendere quando una banca produce dividendi e redditività“, ha detto ancora il numero uno di Mps che, riferendosi al caso specifico del Monte, ha rimarcato che “il bilancio della banca è in sicurezza”.

Io voglio creare valore, capacità di generare capitale nel tempo. Noi a fine anno abbiamo fatto metà valore dell’aumento capitale, perché la banca è una banca sana”.

Per questo, “concentrarsi solo su Mps in materia di dibattito sulle aggregazioni lo trovo estremamente riduttivo. Certo, il Tesoro deve uscire, ma le soluzioni possono essere tante: si può andare sul mercato, fare aggregazioni, trovare un partner stabile”.

Lovaglio: Mps ha capitalizzazione più forte dopo UniCredit e Intesa

L’ad Luigi Lovaglio è tornato anche a ripetere quanto detto in altre occasioni:

Il Monte dei Paschi, da dicembre scorso “non è più un problema sistemico ma un asset del Paese”.

Il banchiere ha fatto riferimento anche al contributo che i dipendenti hanno dato e continuano dare alla crescita dell’istituto senese, mentre si tratta sul rinnovo del contratto nazionale.

“Io non avrei fatto niente, zero, senza la collaborazione dei dipendenti e quindi è giusto, nel momento in cui consolidiamo i risultati, condividere i vantaggi di questa situazione“.

“E’ già un grande successo che un anno dopo la presentazione del piano industriale siamo qui a parlare di assetto contrattuale”.

Tra l’altro, Lovaglio ha tenuto anche a far notare che “dopo aver compiuto percorso virtuoso abbiamo la più forte capitalizzazione dopo UniCredit e Intesa Sanpaolo e stiamo lavorando per avere una redditività a doppia cifra a fine anno”.

Il problema per Lovaglio e per Siena, tuttavia è che, che sia per salvare la banca o per contribuire a rafforzare il sistema bancario italiano e di conseguenza l’economia dell’Italia, di aggregazione con il Monte dei Paschi di Siena le altre banche italiane sembrano non volerne proprio sapere.

Nuovo no M&A da Bper

Da Bper è arrivato un nuovo no M&A, dopo le dichiarazioni che, insieme a Carlo Cimbri di Unipol, venerdì scorso avevano fatto affondare il Monte di oltre il 10%.

Di nuovo ieri il numero uno di Bper Banca Piero Luigi Montani ha ribadito la posizione dell’istituto:

“Oggi non siamo nelle condizioni di esaminare o prendere in considerazione altre operazioni. Questo non significa che siamo favorevoli o contrari al terzo polo“, ha sottolineato il banchiere.

Dal canto suo Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ha lanciato un appello affinché il governo Meloni non impeghi un altro anno per trovare una soluzione per Mps.

“Sarebbe assurdo arrivare al giugno del 2024 con il Governo che non ha una soluzione in mano”, ha detto Sileoni, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Radiocor Il Sole 24 Ore.

No di Bper e Unipol dopo no di Banco BPM e Credit Agricole

“MPS è a Siena, a noi non interessa”. Così aveva detto venerdì scorso l’amministratore delegato di Bper Montani, a margine dell’incontro annuale della Consob con il mercato finanziario e del discorso proferito dal presidente della Commissione, Paolo Savona.

A rincarare le dose, in occasione dello stesso evento, è stato anche il presidente del gruppo Unipol, Carlo Cimbri:

Non siamo mai stati contattati da nessun governo sul dossier Montepaschi, non ci sono interlocuzioni, né mai ce ne sono state”, ha detto.

Nelle ultime settimane, un doppio no era arrivato anche da Banco BPM e da Credit Agricole Italia, in occasione delle ultime considerazioni Finali del numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco.