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Mps, nuovi buy: ok Lovaglio a terzo polo bancario

30 Maggio 2023 10:07

Mps: oggi sul Ftse Mib c’è l’effetto Lovaglio. Il ceo ha parlato di terzo polo bancario

Effetto Luigi Lovaglio sul titolo Mps Monte dei Paschi di Siena, che si conferma anche oggi tra i titoli migiori del Ftse Mib di Piazza Affari.

L’AD della banca senese ancora nelle mani dello Stato ha espresso fiducia nel futuro del Monte, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, dicendosi favorevole all‘opzione del terzo polo bancario caldeggiata dal governo Meloni.

Ieri il titolo Mps aveva beneficiato dell’ottimismo sul suo futuro che era stato manifestato nel fine settimana, in occasione del Festival dell’Economia di Trento, dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Per il ministro Giorgetti il Monte è potenziale preda ambita

Giorgetti aveva definito Mps una potenziale “preda ambita”, facendo un parallelismo anche con il percorso di uscita del Mef da Ita Airways, decretato con l’accordo con Lufthansa annunciato la scorsa settimana.

La stessa fiducia nelle potenzialità di Mps è stata espressa dal ceo Lovaglio, nell’intervista rilasciata a La Repubblica.

Lovaglio ha parlato del potenziale ruolo che la banca senese potrebbe avere nella creazione di un terzo polo bancario in Italia, delle quotazioni del titolo,  della solidità dell’istituto, ammettendo l’indubbio aiuto incassato da Monte dei Paschi, così come anche da altre banche europee, rappresentato dai continui rialzi dei tassi lanciati dalla Bce di Christine Lagarde, destinati ad andare avanti.

Il ceo ha commentato anche l’impegno che il Tesoro ha preso con l’Unione europea, ovvero quello di riconsegnare la banca al mercato, ergo privatizzarla, entro il prossimo anno 2024.

Le dichiarazioni di Lovaglio e di Giorgetti riaccendono in Borsa le scommesse su un risiko tra le banche italiane imperniato sulla necessità che Mps trovi entro il 2024 un potenziale cavaliere bianco (che per ora latita), per svestire i panni della banca controllata dallo Stato.

Le dichiarazioni del ceo su opzione terzo polo bancario

“Il Mef in varie occasioni ha dichiarato di voler perseguire un’uscita ordinata – ha detto Lovaglio, che ha fatto riferimento anche ai desiderata delle autorità bancarie, che spingono per operazioni di M&A, ovvero di fusioni e acquisizioni, nel settore.

Sull’approccio positivo del governo Meloni verso la prospettiva di un terzo polo bancario, che affianchi le Big del credito UniCredit e Intesa SanPaolo, il ceo ha ricordato che “lo scenario di base per le banche in Europa è di concentrazione”. Dunque, di operazioni di M&A, di risiko.

E questo “vale anche per le italiane, se vogliono sostenere la concorrenza degli operatori stranieri e migliorare il livello dei servizi”.

“Anche perciò si parla, da tempo, di terzo polo: e credo che con un approccio imprenditoriale ci si possa arrivare“, ha detto Lovaglio, intervistato da Andrea Greco.

Tra l’altro, nel caso di Mps “la situazione attuale consente agli azionisti di valutare diverse opzioni strategiche in più rispetto a quelle di cui leggevamo durante le negoziazioni dell’estate 2021, tra ipotesi di spezzatino e di dote pubblica per vendere Mps”.

Il riferimento è stato a quelle trattative che il Mef maggiore azionista di Mps aveva intavolato con UniCredit di Andrea Orcel, poi miseramente fallite.

Nessun commento invece da Luigi Lovaglio su quale banca potrebbe essere la migliore partner di Mps nella creazione di un eventuale terzo polo, se Banco BPM o Bper: “Nessun commento sulle opzioni o sui nomi”, ha risposto il ceo mentre, così come affermato nella conference call che ha seguito la pubblicazione della trimestrale – presentata con la nota frase Mps is back –  è stato rimarcato che “puntiamo ad anticipare il ritorno del dividendo sull’utile 2024”.

Insomma, buone prospettive per il Monte dei Paschi di Siena, che il numero uno ha definito una banca che “ormai genera capitale e una redditività sostenibile anche superiore agli obiettivi strategici”, e che sta assistendo alla performance molto buona della banca commerciale:

“Mps è tornata sul territorio a fare quello che sa fare molto bene: la banca commerciale”.

Equita su parole Lovaglio: verso M&A con Banco BPM o Bper

Così Andrea Lisi di Equita SIM commenta quanto trapelato dall’intervista dell’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, a La Repubblica:

“Se da un lato le dichiarazioni di Mps sullo sviluppo del business sono coerenti con i messaggi veicolati in sede di presentazione dei risultati del primo trimestre del 2023, riteniamo interessanti le indicazioni sul fronte del consolidamento, che ribadirebbero la preferenza dell’azionista pubblico alla creazione di un soggetto di dimensioni rilevanti che si possa affiancare ad UniCredit e Intesa SanPaolo”.

In particolar modo, Equita ricorda che Anima Holdings, azionista di Mps, ha “contratti di distribuzione sia con Banco BPM che MPS (validi fino al 2037 con Banco BPM con AUM di € 42 miliardi circa, e fino al 2030 con Mps con AUM per € 14 miliardi circa)”.

“Pertanto, lo scenario di creazione di un terzo polo sarebbe positivo per il titolo (Mps) in quanto rafforzerebbe il posizionamento della società”.

Lisi ha ricordato che il titolo Mps tratta con un P/TE di 0.3x rispetto alle 0.45x di Banco BPM e Bper”.

Tra gli spunti emersi dall’intervista di Lovaglio a La Repubblica, Equita mette in evidenza anche che, “sebbene non vengano fatti commenti sulle opzioni e sui nomi, questa dichiarazione fa chiaramente propendere la preferenza, in caso di M&A, verso Banco BPM o Bper (nonostante le smentite di queste ultime) piuttosto che per UniCredit, il nome che – vista la sua dimensione relativa – riuscirebbe a nostro avviso più facilmente a integrare l’intero perimetro di Mps”.

Equita segnala anche che il ceo Luigi Lovaglio ha ribadito che “la redditività del primo trimestre (pre-tax a 220 milioni di euro) è sostenibile e replicabile, tanto a livello di NII (margine di interesse) quanto di commissioni, costi e accantonamenti”.