Notizie Notizie Mondo Morgan Stanley presenta outlook economia, tassi Bce e Fed e mercati. Ecco gli asset vincenti del 2023

Morgan Stanley presenta outlook economia, tassi Bce e Fed e mercati. Ecco gli asset vincenti del 2023

15 Novembre 2022 14:00

Economia, manovre Bce e Fed sui tassi, inflazione nel 2023: Andrew Sheets, Chief global strategist di Morgan Stanley, presenta il suo outlook per l’anno prossimo, snocciolando anche consigli di investimento. Qualcosa emerge già dal titolo della sua ricerca: “Morgan Stanley’s 2023 Outlook: Growth Cools, Bonds Rule”. Il 2023 sarà l’anno dei bond?

Morgan Stanley
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Sheets inizia facendo riferimento all’outlook che è stato stilato, in merito all’economia di tutto il mondo, dal suo collega Seth Carpenter e dal team di analisi di economia globale della banca americana.

Il nostro team prevede un contesto di crescita più debole, inflazione più bassa e di fine dei rialzi dei tassi da parte delle banche centrali.

“Crescita più debole significa continua decelerazione dell’economia globale dal 2022 fino al 2023. Questo rallentamento sarà scatenato da diversi fattori, tra cui la frenata di quella domanda dei consumatori post-Covid che è stata eccessiva e il forte aumento delle scorte nel settore retail. Tuttavia, a provocare l’indebolimento sarà soprattutto il ritardo con cui le strette monetarie produrranno i loro effetti. Gli ultimi 12 mesi sono i 12 mesi in cui i tassi sui fed funds sono stati alzati più velocemente in un anno dal 1981 e in cui la Bce ha lanciato le strette monetarie al ritmo record dalla nascita dell’area euro”.

Lo strategist ricorda che “l’effetto di rialzi dei tassi sui fondamentali dell’economia impiega un po’ di tempo a manifestarsi” e che il “2023 non farà eccezione”.

Morgan Stanley: Usa sventeranno recessione, UK e area euro no

L’outlook di Morgan Stanley parla di Stati Uniti che sventeranno la recessione per il rotto della cuffia e di una recessione che colpirà invece il Regno Unito e l’Eurozona”.

Nel primo caso, la recessione sarà conseguenxza di una politica fiscale restrittiva (dopo la sbandata che ha sconvolto i mercati di tutto il mondo e che ha affossato  il governo di Liz Truss). In Eurozona la recessione sarà provocata dal grande shock energetico”.

Per quanto concerne la Cina, “la crescita si riprenderà, di pari passo con il nostro outlook, che diventerà più positivo durante la primavera. Tuttavia la ripresa sarà debole, visto che il processo di deleveraging nel mercato immobiliare del paese rimarrà una sfida.

Nel complesso, “la crescita più bassa dell’economia dovrebbe (finalmente) raffreddare l’inflazione. Comprendiamo lo scetticismo, viste le sorprese persistenti che si sono affacciate quest’anno, ma riteniamo che diverse siano le forze che cambieranno la narrativa”. Ovvero:

  • La domanda più debole a livello globale
  • Meno stress nelle catene di approviggionamento
  • Il livello delle scorte sempre più alto, che porterà le società ad applicare sconti sui beni considerati essenziali
  • I rischi nel mercato delle abitazioni degli Stati Uniti (fattore denominato shelter all’interno dei CPI) diventeranno più bilanciati.
  • I base effects, ovvero l’effetto di base, che subirà una modifica significativa. Facendo un esempio, i prezzi della benzina negli Usa sono in rialzo dell’11%Y ma saranno in flessione dell’11%Y entro il mese di marzo, ai prezzi attuali”.

Morgan Stanley: in Usa inflazione scenderà sotto target Fed

In questo contesto Morgan Stanley ritiene anche che, non solo la Fed riuscirà a centrare il suo target di inflazione del 2% ma anche che “l’inflazione Usa misurata dal CPI (indice prezzi al consumo), al momento pari al 7,7%, scenderà al di sotto della soglia del 2% entro la fine dell’anno prossimo”.

Giovedì scorso la pubblicazione dell’indice CPI Usa di ottobre ha messo in evidenza una inflazione salita  del 7,7% su base annua, dal precedente rialzo dell’8,2% di settembre e rispetto al +8% atteso dal consensus.

Gli investitori hanno subito scommesso sull’arrivo di manovre restrittive meno aggressive da parte della Fed di Jerome Powell nel meeting di metà dicembre, dopo i quattro rialzi consecutivi di 75 punti base da inizio anno.

Lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008.

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Sheets continua:

Il rallentamento della crescita e l’inflazione dovrebbero portare le banche centrali a fare una pausa e a valutare la situazione. Gli istituti hanno appena alzato i tassi in modo significativo, e le strette monetarie hanno bisogno di un considerevole arco di tempo per funzionare. Con la crescita e l’inflazione che rallenteranno, noi crediamo che la Fed farà una pausa dopo aver portato i tassi, nella riunione di gennaio, fino al 4,625%”.

Bce e altre banche centrali: la view dello strategist

Riferimento anche alla Bce che, secondo l’esperto di Morgan Stanley Andrew Sheets, “frenerà le strette a marzo, al 2,50%”.

A tal proposito vale la pena ricordare che, lo scorso giovedì 27 ottobre 2022, il Consiglio direttivo dell’Eurotower ha deciso di innalzare di 75 punti base i tre tassi di interesse.

I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono stati alzati per la precisione al 2,00%, al 2,25% e all’1,50%. I tassi sono stati alzati dalla Bce per la terza volta consecutiva.

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Per quanto concerne “le banche centrali dei mercati emergenti, che sono ben avanti rispetto alle loro controparti avanzate”, Andrew Sheets prevede che gli istituti lanceranno alcune manovre accomodanti significative, specialmente in Ungheria, Brasile e Cile”.

Certo, “qualsiasi outlook è incerto, ma ciò sarà specialmente vero quest’anno. Intravediamo rischi sulla crescita al ribasso, provocati da una inflazione più persistente che scatenerà una risposta più potente. Rileviamo un’ incertezza significativa anche riguardo al QT (Quantitative Tightening); crediamo che le banche centrali mostreranno flessibilità se si verificherà uno stress sistemico, ma sia le banche centrali che gli investitori navigano in acque sconosciute, per quanto riguarda la riduzione di bilanci di una tale grandezza (bilanci gonfiati da asset dopo boom di acquisti di asset da parte delle stesse banche centrali).

Che succederà ai mercati? Gli asset vincenti saranno…

Secondo il Chief global strategist di Morgan Stanley,“per i mercati, il contesto (dell’anno prossimo) sarà molto diverso (rispetto a quello attuale):

“Se il 2022 è stato caratterizzato da una crescita resiliente, da una elevata inflazione e una politica hawkish, nel 2023 assisteremo a una crescita più debole, a una disinflazione, alla fine dei rialzi dei tassi o anche al loro contrario (tagli dei tassi in vista?). Tutto ciò avverrà a fronte di valutazioni di partenza molto diverse. Sembra ragionevole pensare che gli esiti saranno differenti, specialmente nel caso dei bond high grade“.

“Crediamo che i tassi dei Treasuries Usa a 10 anni termineranno il 2023 in ribasso, che il dollaro Usa scenderà, che lo S&P 500 si muoverà con cautela (intervallato da oscillazioni significative).

“Crediamo di fatto che i bond high grade, tra gli asset che hanno accusato le maggiori perdite nel 2022, si confermeranno tra i grandi vincitori del 2023. I rendimenti reali e nominali sono cresciuti in modo significativo in un’ampia gamma di mercati dei bond high-grade. Meno crescita, meno inflazione e meno strette monetarie renderanno i ritorni stabili più appetibili. Fino alla fine del 2023, stimiamo dunque ritorni appetibili per i Bund, i BTP, il credito europeo investment grade in euro, i Treasuries Usa, il credito investment grade in dollari, i bond municipalizzati, i mortgage backed security (MBS) e gli strumenti cartolarizzati con rating AAA. E siamo dell’idea – sottolinea ancora lo strategist di Morgan Stanley – che questo tema del ‘reddito’ si farà più esteso”.

In particolare, “tra le nostre molte raccomandazioni risulta la view favorevole verso quei segmenti del mercato che presentano rendimenti più alti, che si tratti di azioni Usa (dove siamo overweight sugli staples, sui titoli healthcare e sulle utility) o di commodities (dove preferiamo il petrolio ai metalli). E se optare per il reddito sarà un tema chiave, ‘rispettare la sequenza’ sarà un altro”.

Ovvero?

I mercati faranno fronte a due grandi incognite, l’anno prossimo. L’inflazione e il rialzo dei tassi modereranno il passo, e la crescita toccherà il fondo? Ci aspettiamo maggiore chiarezza sulla prima domanda rispetto alla seconda. Di conseguenza, preferiamo in generale asset più sensibili all’incertezza sui tassi che quelli che sono più sensibili alla crescita dei paesi avanzati”.

E dunque, conclude Sheets, un tale scenario dovrebbe favorire gli high grade bond, che spesso performano meglio dopo l’ultima stretta della Fed, a prescindere se questa venga seguita da una recessione. Ma il contesto dovrebbe essere favorevole anche per le azioni e i debiti dei mercati emergenti. Visto che sono stati i primi asset a sottoperformare (dopo aver toccato il picco nel 2021) le azioni dei paesi emergenti dovrebbero a nostro avviso essere le prime a riprendersi e, così come accadde agli inizi del 2000 e nel 2008, il 2022 si è confermato un anno storicamente negativo per i ritorni dei cross asset. Il prossimo anno non sarà facile, ma dovrebbe essere diverso“.