Minibot Borghi, alert Bundesbank su Target 2. E Ifo dice basta: ‘Se Italia continua così, Bce tagli crediti a Bankitalia’
Clemens Fuest, responsabile dell’IFO Institute tedesco, ha detto apertamente che la Bce dovrebbe iniziare a porre limiti alle linee di credito che Bankitalia riceve nel sistema dei pagamenti Target 2, nel caso in cui il governo M5S-Lega continuasse a sfidare le autorità dell’Unione europea. Lo riporta il Telegraph nell’articolo di Ambrose-Evans Pritchard “German Bundesbank Comes Clean on Euro Default Risks After Italy’s ‘Parallel Currency’ Decree”: ovvero, tradotto, “la Bundesbank tedesca confessa i rischi legati al default dell’euro dopo il decreto italiano sulla ‘moneta parallela’. A essere chiamata in causa, nell’articolo, è l’approvazione da parte della Camera della mozione sui minibot di Claudio Borghi. Dunque, il rischio che l’Italia voglia davvero lanciare una moneta parallela, con tutti i rischi annessi e connessi.
In realtà, è stato lo stesso economista Borghi a smentire più volte che i minibot siano una moneta parallela. Lo ha fatto, per esempio, quando l’anno scorso il Financial Times ha lanciato l’allarme sulla sua proposta dei minibot, paventando la distruzione dell’euro.
Qualche giorno fa, a seguito dell’approvazione della mozione, l’allarme moneta parallela è stato rilanciato di nuovo, stavolta dal Telegraph. Dopo qualche ora, la Bundesbank pubblicava un’analisi sul rischio che la Germania correrebbe nel caso in cui un paese appartenente all’euro decidesse di fare default sulle passività note come Target 2. E Ambrose Evans Pritchard riprendeva le dichiarazioni dell’economista Fuest, consigliere tra l’altro della cancelliera Angela Merkel, sulla necessità, magari, di considerare una riduzione delle linee di credito che Bankitalia riceve dalla Bce nell’ambito del sistema dei pagamenti dell’Eurozona. Da segnalare che già in passato Fuest aveva avanzato questa proposta.
Ifo: Bce ponga paletti a crediti Italia in sistema Target 2
Prima di gridare all’ennesimo affronto che Berlino sarebbe pronta a infliggere all’Italia, è necessario fare un po’ di chiarezza, riprendendo l’altro articolo del Telegraph che parla della richiesta dell’istituto Ifo tedesco e, anche, di un’analisi stilata dalla Bundesbank (la banca centrale tedesca guidata dal falco Jens Weidmann possibile successore, tra l’altro, di Mario Draghi, alla presidenza della Bce) sul nodo del Target 2.
Si tratta di uno studio che esamina le eventuali conseguenze che potrebbero concretizzarsi nel caso in cui un qualsiasi paese tra i più importanti dell’Eurozona decidesse di lasciare l’euro, e facesse default sui debiti che deve al sistema della Bce.
La rottura dell’euro, in realtà, viene considerata soltanto come ipotesi da parte della Bundesbank: tuttavia, si rileva che l’avverarsi di una situazione del genere comporterebbe costi inevitabili sia per la Germania che per gli altri stati membri dell’Unione monetaria europea. Difficilmente – si legge inoltre nello studio – le autorità di politica monetaria, ovvero la Bce in primis, disporrebbero di “una chiara strategia per gestire una crisi del genere”.
Tutto parte dal parametro Target 2. Intanto, c’è da ricordare che cosa si intende con questo termine. Si tratta, praticamente, del debito che una banca centrale ha verso il resto dell’Eurosistema.
Nel sito di Bankitalia si legge che “operativo dal 2007, il Target 2 si basa su una piattaforma unica condivisa (Single Shared Platform, SSP) – sviluppata dalle banche centrali di Francia, Germania e Italia – che regola gli ordini di pagamento provenienti dagli intermediari bancari e finanziari europei. Target 2 rappresenta quindi un presupposto necessario al buon funzionamento della moneta unica ed è uno dei pilastri sui quali si regge il processo di integrazione finanziaria dall’area dell’Euro tutt’ora in corso”.
Nel caso dell’Italia, le passività del Target 2 hanno inanellato diversi record, confermando l’ammontare significativo di debiti che il paese dovrebbe onorare nei confronti degli altri paesi creditori dell’Eurozona (leggi Germania inclusa) nel caso in cui decidesse di uscire dall’euro.
La Germania vanta invece nel sistema dei pagamenti un credito totale di quasi 1 trilione di euro, pari a 920 miliardi di euro, che rappresentano il 27% del suo Pil.
Il problema è che ora, in una fase in cui si torna a parlare di rischio Italexit, di una possibile uscita dell’Italia dall’euro, dei minibot di Claudio Borghi che vengono interpretati alla stregua di una moneta parallela, queste passività italiane stanno innervosendo non poco i paesi creditori nel sistema dei pagamenti dell’Eurozona, Germania in primis.
I debiti Target 2 che l’Italia ha nei confronti dell’Eurosistema si aggirano si avvicinano ai 500 miliardi di euro. Se davvero volesse lasciare l’euro, in base alle regole europee, Roma dovrebbe ripagare quei debiti. A tal proposito, vale la pena di riprendere l”intervista rilasciata all’agenzia Agi a fine 2018 da David Blake della City University of London, autore di uno studio, secondo il quale il Target 2 è un vero e proprio “sistema di salvataggio occulto” che ha finora tenuto insieme la moneta unica.
Un sistema occulto che però, essendo entrato nel dibattito politico tedesco, ha precisato Blake, “sta finendo per minacciare l’esistenza dell’euro, a meno che non si vada verso una reale integrazione economica, ovvero quello che Berlino non ha mai voluto”.
Nel corso di quell’intervista Blake ha ricordato i compiti e i doveri dell’Italia ricordando, nel commentare il successo dei nazionalisti e dei populisti, che qualche misura preventiva per scongiurare il peggio e anche per evitare di essere raggirata, l’Eurozona l’ha comunque presa, a dispetto delle varie falle presenti comunque nei suoi meccanismi:
“Come ha scoperto la Grecia, gli architetti dell’Eurozona hanno assicurato in modo efficace che un membro in deficit non possa lasciare l’Eurozona senza pagare appieno i suoi debiti Target 2, non può semplicemente andarsene. Se ci provasse, gli sarebbe negato il credito dell’Emergency Liquidity Assistance della Bce e il suo sistema bancario si bloccherebbe subito“.
Dunque, in teoria l’Italia non potrebbe mollare l’euro e andarsene tranquillamente per la sua strada senza pagare dazio.
Debiti Target 2: e se l’Italia facesse default?
Nell’analisi della Bundesbank riportata dal Telegraph, tuttavia, viene riportato un altro interrogativo: Cosa succederebbe se l’Italia facesse default su quelle sue passività Target 2?
Chi pagherebbe la grave crisi che Roma innescherebbe? Come verrebbe risanato quel grande buco che si creerebbe nello stesso sistema dei pagamenti dell’area euro?
“In un momento – spiega l’articolo del Telegraph – in cui è lo stesso Fmi ad avvertire che sarebbe difficile prevenire una crisi del debito sovrano in Italia che non avesse un effetto domino su Spagna e Portogallo, c’è il rischio concreto che la Bce sia costretta a far fronte a una crisi che ammonterebbe quasi a 1 trilione di euro, se il governo italiano ribelle desse il via a una reazione a catena emettendo i minibot”.
L’analisi della Bundesbank spiega che se l’Italia o qualsiasi altro paese lasciasse l’euro, e la sua propria banca centrale (in questo caso Bankitalia) dichiarasse default sulle proprie passività del Target 2, la Bce dovrebbe a quel punto utilizzare una serie di cuscinetti di capitali: in primis, quelli suoi – fatto di per sé già drammatico – e poi, drenando liquidità dalle altre banche centrali sulla base della regola del capital key.
A quel punto, scrive il Telegraph, sarebbero i contribuenti tedeschi, olandesi, francesi, finlandesi a dover firmare “grossi assegni per salvare le banche centrali”.
E’ uno scenario terribile del genere ad aver portato Clemens Fuest, responsabile dell’IFO Institute tedesco, a dire apertamente che la Bce dovrebbe iniziare a porre limiti, smettendo di estendere linee di credito a Bankitalia, nel caso in cui il governo M5S-Lega decidesse di continuare a sfidare le autorità dell’Unione europea (e il tema è quanto mai attuale, visto il rischio concreto di una procedura di infrazione che proprio ieri Bruxelles ha detto di ritenere giustificata). E non è neanche la prima volta che Fuest lancia questa minaccia.
Riguardo al fatto che il Target 2 rappresenti un problema soprattutto per la Germania creditrice, si è scritto parecchio: A “Trillion Euro” Problem: Target 2 as a Risk for Germany. Ovvero “Un problema da un trilione di euro: il Target 2 rischio per la Germania”. Così scriveva l’economista Sebastian Płóciennik, facendo riferimento al sistema di pagamento dell’Eurozona: un sistema che “ha accumulato simultaneamente i bilanci positivi della Bundesbank e quelli negativi delle banche centrali dei paesi del Sud Europa”, provocando uno squilibrio considerato da tempo rischio economico e politico per la Germania.
L’analista spiegava nel suo articolo che questo sistema di pagamenti iniziò a sollevare dubbi e interrogativi soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008 quando fu chiaro che, a fronte di un target 2 della Bundesbank in nero, pari a 996,3 miliardi, i conti italiani e spagnoli erano entrambi in rosso (rispettivamente di 480,9 miliardi e 398,3 miliardi. Dati che si riferiscono al giugno del 2018).
In Germania il dibattito continua. Il Telegraph riporta altre opzioni che la Bce avrebbe a disposizione per mettere in riga l’Italia, tra l’altro vicinissima a essere colpita da una : la Bce potrebbe imporre svalutazioni sulle garanzie sul debito italiano, o potrebbe alla fine, così come fece nei confronti della Grecia, cacciare l’Italia dal sistema dei pagamenti Target 2 e/o costringerla a imporre controlli sui capitali.