Notizie Notizie Italia Caos minibot dopo mozione Camera, Mef: ‘nessun bisogno’. Borghi: ‘Italia non è Grecia’, ma alert grafico

Caos minibot dopo mozione Camera, Mef: ‘nessun bisogno’. Borghi: ‘Italia non è Grecia’, ma alert grafico

Pubblicato 31 Maggio 2019 Aggiornato 5 Luglio 2019 09:30

Sui social network e sui giornali si torna a parlare dei minibot di Claudio Borghi, dopo la recente notizia della mozione bipartisan che è stata approvata dalla Lega fino al Pd.

La mozione, che ha per oggetto proprio i minibot promossi dall’economista leghista e presidente della Commissione di bilancio della Camera, impegna il governo a ‘sbloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni verso professionisti ed imprese’ agevolando il meccanismo di compensazione tra crediti commerciali e debiti tributari’ tramite ‘la cartolarizzazione di crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio’. E’ in quelle cinque parole: “titoli di Stato di piccolo taglio” che entrano in gioco i minibot.

Ancora prima che in Italia, l’approvazione della mozione ha scatenato i timori della stampa estera, in particolare del britannico Telegraph che, al solo sentir citare la parola minibot, ha lanciato nelle ultime ore l’allarme  moneta parallela. Un allarme non nuovo, in realtà, visto che l’anno scorso lo stesso Financial Times aveva paventato il peggio, perfino la distruzione dell’euro, citando il disegno di Borghi.

Il via libera alla mozione diventa anche un caso politico, visto l’assist che è arrivato dal Pd ma anche da Forza Italia.

Gli elettori  chiedono spiegazioni su come sia possibile che anche i due partiti pro-Europa abbiano detto di sì alla proposta leghista dei minibot. E l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda prende subito le distanze, con un tweet di risposta all’economista e professore dell’Università di Pavia, Riccardo Puglisi, bollando quello dei minibot un “provvedimento stupido e potenzialmente rischioso e dicendo chiaro e tondo che il Pd ha sbagliato a votarli”.

Il documento è stato approvato anche dai grillini.

Il ministero del Tesoro si è intanto fatto avanti per dire la sua su questi strumenti, cercando di placare la tensione presente sui mercati: oggi lo spread è in rialzo anche sulla scia dei timori legati a quello che gli investitori internazionali percepiscono come possibile lancio da parte dell’Italia di una moneta parallela (l’economista Claudio Borghi ha comunque smentito che i minibot siano una moneta parallela).

In un comunicato stampa, il Tesoro italiano ha affermato che non solo non c’è alcun bisogno di emettere i minibot ma nessuno al momento sta prendendo in considerazione una misura di qualsiasi tipo che possa preannunciare la loro emissione.

Dunque? Bisognerà vedere cosa risponderà l’economista Borghi, padre dell’idea dei minibot. Certo, l’alert lanciato dal Telegraph fredda gli investori.

L’articolo scritto dalla penna di Ambrose Evans Prichard è, infatti, più che indicativo, e parla del rischio di uno scontro epico tra Roma e Bruxelles, che starebbe emergendo proprio per l’intenzione dell’Italia, si legge, di attivare una moneta parallela.

Bloomberg riporta poi una dichiarazione che Claudio Borghi avrebbe rilasciato qualche ora fa a Francine Lacqua, Anchor di Bloomberg TV e Bloomberg Radio, secondo cui l’Italia non sarebbe la Grecia. Ma il gestore di fondi macro Alberto Gallo riporta anche un grafico facendo notare come il mercato sembri vedere le cose in modo diverso.

Viene fatto notare infatti come i tassi sui BTP a cinque anni viaggino all’1,78%, addirittura più dei tassi dell’1,71% dei titoli ellenici di stessa scadenza. Il GGB, si ricorda, è la sigla di identificazione dei bond greci.

C’è da dire che il padre della proposta dei mini-bot Claudio Borghi non ha mai definito i minibot ‘moneta parallela’. A tal proposito, vale la pena di riprendere le dichiarazioni che ha rilasciato mesi fa a La Verità. In quell’intervista, Borghi ha presentato i minibot alla stregua di strumenti pensati per mettere i soldi nelle tasche degli italiani, un “Uovo di Colombo”, ovvero “un sistema intelligente per rendere utilizzabile un credito che per ora non lo è”.

Qualche esempio, riportato dallo stesso economista:

Hai un credito Iva? Il fisco ti deve dei soldi? Non sei ancora riuscito a incassare gli importi che ti spettano per le ristrutturazioni che hai fatto? Sei una delle tantissime imprese che vantano crediti per lo Stato?” Ecco la ragione dei minibot. Che non sono però affatto una moneta parallela all’euro: “E chi lo dice, scusi? Già adesso esistono forme di controvalore che i cittadini scambiano e impegnano, normalmente, nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, cos’è un ticket restaurant, se non un titolo garantito con cui si possono comprare delle cose?”.

Così, intanto, il Mef prende le distanze:

Il MEF precisa che non c’è nessuna necessità né sono allo studio misure di finanziamento di alcun tipo, tanto meno emissioni di titoli di Stato di piccolo taglio, per far fronte a presunti ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni italiane. I tempi di pagamento della PA sono in costante miglioramento. Nel 2018 sono state pagate circa 20 milioni di fatture con in media 1 giorno di anticipo rispetto ai tempi di legge. Risultanti incoraggianti: solo due anni fa i giorni di ritardo erano 16. Sono dati medi ma indicano uno sforzo notevole, sia pure con ovvie differenze sia per comparti sia per aree territoriali. Alla luce di questi fatti, appaiono ingiustificate le preoccupazioni e le critiche, evidentemente espresse sulla base di elementi che non tengono conto dei dati aggiornati pubblicati dal MEF”.