Patto Stabilità non convince né Germania né Italia

Patto Stabilità e crescita: tanti gli scontenti, dalla Germania all’Italia
Nuovo Patto di Stabilità e Crescita: la proposta della Commissione Ue è arrivata, ma sembra non piacere a molti.
Se la Germania storce il naso per l’assenza di target numerici chiari sulla riduzione del debito e del deficit, alcuni economisti e politici italiani fanno notare che il nuovo Patto non mette certo l’Italia in condizioni di stappare lo spumante e di rallegrarsi per le nuove disposizioni europee sui conti pubblici.
La cifra che mette tutti sull’attenti è di 14-15 miliardi, corrispondente al valore della manovra correttiva, pari allo 0,85% del Pil che, secondo la proiezione elaborata dai tecnici della Commissione europea, l’Italia potrebbe essere costretta a varare all’anno per iniziare a risare i propri conti pubblici.
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La correzione di bilancio avverrebbe nel caso in cui l’Italia presentasse un piano taglio-debito spalmato nell’arco di quattro anni, in coerenza con i piani quadriennali proposti da Bruxelles.
L’Italia potrebbe tuttavia beneficiare anche dell’opzione che la Commissione, nella sua proposta, riserva ai paesi più indebitati: quella di iniziare a ridurre il debito non nell’arco dei quattro anni previsti, ma in un lasso temporale di 7 anni.
In questo caso, la correzione di bilancio sarebbe sempre presente, ma di entità minore e pari a 8 miliardi di euro l’anno, ovvero allo 0,45% del Pil.
Si tratta di scenari che sono stati elaborati dai tecnici della Commissione le cui cifre potrebbero, nel caso in cui la proposta passasse, cambiare, in quanto il nuovo impianto normativo prevede che ciascun paese membro tratti con Bruxelles il proprio piano di rientro.
Diktat debito e debito rischio per riforme pensioni e Irpef
Detto questo, i numeri presentano tutti i presupposti per far tremare il governo Meloni:
con questi nuovi diktat, presentati decisamente come meno perentori per i paesi indebitati dell’Unione, grazie al tempo superiore concesso per il taglio del debito e del deficit, Meloni & Co. dovrebbero comunque rinunciare all’attuazione di alcune delle promesse tanto sbandierate, come le riforme delle pensioni e dell’Irpef.
Nel Day After la presentazione del nuovo Patto, le critiche si sprecano, e c’è anche chi parla in Italia di ritorno dell’austerità, rispetto a questi ultimi tre anni in cui il Patto è stato sospeso.
A dispetto delle parole proferite dal Commissario Ue Paolo Gentiloni, in Italia il malcontento è evidente, ed è espresso da più parti.
Da Germania insoddisfazione da falco
Insoddisfazione anche da parte della Germania, ma per il motivo opposto:
il nuovo Patto non sarebbe sufficiente a garantire il risamento dei conti pubblici da parte dei paesi più indebitati, in un’area, quella dell’area euro, in cui ci sono, oltre all’Italia, altri cinque paesi alle prese con un rapporto debito/Pil superiore al 100%, stando agli ultimi dati di fine 2022, che sono stati riassunti in un grafico da Bloomberg.
L’insoddisfazione teutonica è stata manifestata prontamente dal ministro delle Finanze Christian Lindner che, nel commentare la proposta della Commissione, ha detto che si tratta di una “base da cui partire per ulteriori trattative”, facendo notare che “abbiamo ancora molto lavoro da fare”.
In particolare, alla Germania non va giù l’opzione di negoziati bilaterali tra ciascun stato membro dell’Unione europea e la Commissione:
trattative del genere, sostiene Berlino, rischiano di creare una situazione in cui i paesi non verrebbero trattati allo stesso modo.
Inoltre, “la Germania vuole regole chiare, con riferimenti e indici numerici”, ha detto ancora Lindner.
Cruciale per l’Europa e per il nuovo Patto di stabilità e crescita sarà la riunione dei ministri delle finanze Ue in calendario domani e dopodomani, 28 e 29 aprile. E’ in quella occasione che i paesi membri inizieranno a confrontarsi sul testo sfornato dalla Commissione.
Dal canto suo, Lindner ha fatto chiaramente capire che “ci vorrà ancora del tempo” per arrivare a un accordo, in una situazione in cui il rischio è che la riforma finisca con lo slittare dopo le elezioni del Parlamento europeo, previste per il 2024.
La posizione da falco del ministro delle Finanze tedesco non è sicuramente una sorpresa. Pochi giorni prima dell’arrivo della proposta della Commissione, in un articolo pubblicato sul Financial Times, Lindner ha parlato della necessità di “rafforzare le regole, non di diluirle”.
Bini Smaghi parla di commissariamento della politica di bilancio
Ma in Italia l’impressione di molti è che le nuove regole europee non facciano proprio rima con il percorso di flessibilità nella riduzione del debito, tanto decantato da Gentiloni.
Intervistato da La Repubblica, nel commentare il nuovo Patto di stabilità e crescita, l’ex esponente della Bce Lorenzo Bini Smaghi ha bocciato le nuove disposizioni presentate da Bruxelles, sottolineando che “detto in parole povere, si tratta di un commissariamento della politica di bilancio dei Paesi ad alto debito, in particolare dell’Italia”.
Bini Smaghi ha detto di prevedere, di conseguenza, che quello sul Patto “non sarà un negoziato facile, a meno che i governi non accettino di cedere ulteriore sovranità fiscale“.
L’economista ha fatto notare la contraddizione insita nel testo:
“La Commissione sostiene che con il nuovo sistema vi è una maggiore titolarità politica dei governi nazionali perché a questi è data facoltà di indicare i percorsi pluriannuali di risanamento”.
Ma “in realtà, questi percorsi dovranno essere coerenti con le traiettorie tecniche fornite dalla Commissione stessa: se il Paese non si adegua viene messo automaticamente in procedura per disavanzo eccessivo”.
Il che significa che i “mercati potrebbero reagire negativamente”, commenta l’ex membro del board della Bce.
I nuovi diktat sui debiti e sui deficit dell’Ue sono stati bocciati anche dal leader di Azione Carlo Calenda che, in un intervento a ‘L’Aria che tira’ su La7, ha definito la proposta della Commissione Ue “un pessimo accordo”.
“Siamo messi male perchè il rientro chiesto dall’Europa, 15 miliardi, incide molto sul bilancio – ha avvertito Calenda – Siamo in una posizione molto difficile per negoziarlo: come facciamo noi che non spendiamo i soldi del Pnrr a dire all’Europa che vogliamo spendere più soldi italiani? Siamo in una posizione di estrema debolezza per negoziare”.
Dal canto suo, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti si è così espresso:
“Prendiamo atto della proposta della commissione sul nuovo patto di stabilità. È certamente un passo avanti ma noi avevamo chiesto con forza l’esclusione delle spese d’investimento, ivi incluse quelle tipiche del Pnrr digitale e green deal, dal calcolo delle spese obiettivo su cui si misura il rispetto dei parametri. Prendiamo atto che così non è”.
Giorgetti ha ricordato che “ogni spesa di investimento poiché è rilevante e produce debito per il nuovo patto deve essere valutato attentamente. Quindi occorre privilegiare solo la spesa che effettivamente produce un significativo impatto positivo sul Pil“.