Da Conte potenza di fuoco anti-COVID: con nuovo decreto liquidità 400 miliardi a imprese. Fase 2 parte parte il 4 maggio?
“Dal decreto di oggi arrivano 400 miliardi di liquidità per le imprese, con il Cura Italia ne avevamo liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia. Quando si rialza l’Italia corre“. Così il premier Giuseppe Conte su Twitter, commentando il nuovo decreto che è stato varato ieri dal suo governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Nella conferenza stampa indetta per presentare le nuove misure che seguono il decreto di marzo, ovvero il Cura Italia, Conte precisa che 200 miliardi dei 400 miliardi di euro di “liquidità immediata” decisa a favore delle imprese, saranno per “il mercato interno”, mentre altri 200 miliardi serviranno per “potenziare il mercato dell’export”.
In occasione della conferenza stampa sul nuovo decreto, il premier ha anche affrontato la questione spinosa del MES:
“Mes no, eurobond sicuramente sì. Il Mes è uno strumento assolutamente inadeguato, gli eurobond sono la soluzione, una risposta seria, efficace e adeguata”.
Eppure, stando ad alcune indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, in vista della riunione di oggi dell’Eurogruppo, la Germania avrebbe ancora spinto sul Mes, ergo sul Fondo salva-stati. In una lettera pubblicata su alcuni quotidiani europei, in particolare, i ministri tedeschi Heiko Maas (Affari esteri) e Olaf Scholz (Finanze), di fatto, “si dicono convinti che il Meccanismo europeo di Stabilità debba concedere generosi prestiti ai governi in difficoltà senza condizioni particolari. La questione della condizionalità è stata discussa animatamente a livello europeo in queste ultime settimane. L’Italia, con altri paesi, ha chiesto che il MES potesse prestare denaro senza condizioni macroeconomiche, tenuto conto che la crisi è sanitaria. Su questo fronte, alla luce della lettera tedesca, un accordo è vicino”.
Ma che fine farebbero i coronabond? I due ministri non avrebbero neanche affrontato la questione. La questione è stata invece affrontata da Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia e da Thierry Breton, commissario per il Mercato interno e i servizi che, in un intervento su Il Corriere della Sera, hanno auspicato la creazione di un ‘fondo europeo per la rinascita’, confermando il sostegno alla soluzione degli eurobond.
Si parla per la precisione “un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine” a cui destinare risorse di bilancio e dotato di “una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard”.
Nuovo decreto: rafforzamento golden power
“E’ una potenza di fuoco”, così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha presentato il nuovo decreto.
Tra le misure, c’è anche il rafforzamento del golden power:
“Abbiamo adottato uno strumento molto efficace per tutelare tutte le imprese che svolgono una qualche attività di rilievo strategico. Attraverso il potenziamento del golden power potremo controllare operazioni societarie e scalate ostili non solo nei settori tradizionali, ma in quelli assicurativo, creditizio, finanziario, acqua, salute, sicurezza. E’ uno strumento che ci consentirà di intervenire nel caso ci siano acquisizioni di partecipazioni appena superiori al 10% all’interno dell’Ue“.
Nel decreto è presente la disposizione “Rafforzamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e degli obblighi di trasparenza in materia finanziaria“, ove si legge che: “le norme approvate, al fine di rafforzare nell’attuale contesto di emergenza epidemiologica la disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica: anticipano, con effetto immediato – e nelle more dell’attuazione del decreto attuativo – l’ampliamento dell’ambito di intervento oggettivo della disciplina golden power ai settori di rilevanza strategica del Regolamento europeo n. 452/2019, consentendo di sottoporre alla preventiva autorizzazione le operazioni rilevanti relative, tra l’altro, ai settori finanziario, creditizio e assicurativo, alle infrastrutture e tecnologie critiche, tra cui l’energia, i trasporti, l’acqua e la salute, alla sicurezza alimentare, all’accesso a informazioni sensibili, compresi i dati personali, all’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, la cibersicurezza, nonché le nanotecnologie e le biotecnologie; prevedono la possibilità per il Governo di aprire il procedimento d’ufficio, se le imprese non assolvono agli obblighi di notifica previsti; estendono, in via transitoria fino al 31 dicembre 2020, il campo di applicazione della disciplina dei poteri speciali anche ad operazioni intra-europee che richiederanno la preventiva autorizzazione del Governo, nel caso di acquisizione del controllo di asset rientranti nei settori sopra descritti; nel caso di operazioni extra-europee, l’ampliamento, sempre transitorio, riguarderà anche le acquisizioni di partecipazioni superiori al 10% da parte di soggetti non appartenenti all’Unione europea, se superiori alla soglia di un milione di euro”.
“In materia di trasparenza finanziaria – si legge ancora nel testo del nuovo decreto – si sono integrati gli obblighi di trasparenza previsti dall’art. 120 del TUF per consentire alla CONSOB di abbassare transitoriamente le soglie rilevanti per le comunicazioni (portandola al 5%) e ampliare anche il novero delle imprese che ne sono soggette, includendovi le società ad azionariato diffuso.
Il nuovo decreto: Stato offrirà garanzie su prestiti
Ancora, Conte ha annunciato che, con il nuovo decreto, “lo Stato offrirà una garanzia perché i prestiti avvengano in modo celere, spedito. Potenzieremo il fondo centrale di garanzia per le pmi e aggiungiamo il finanziamento dello Stato attraverso Sace, che resta nel perimetro di Cassa depositi e prestiti, per le piccole e medie e grandi aziende”.
Per la precisione, nella parte del decreto su “Accesso al credito, sostegno alla liquidità, all’esportazione, all’internazionalizzazione e agli investimenti”, si legge che “le misure adottate prevedono garanzie da parte dello Stato per un totale circa di 200 miliardi di euro concesse attraverso la società SACE Simest, del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, in favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma. In particolare, la garanzia coprirà tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell’impresa, ed è subordinata a una serie di condizioni tra le quali l’impossibilità di distribuzione dei dividendi da parte dell’impresa beneficiaria per i successivi dodici mesi e la necessaria destinazione del finanziamento per sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia. Nello specifico: le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto e per queste è prevista una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia; la copertura scende all’80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi; l’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda; per le piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi e l’accesso alla garanzia rilasciata da SACE sarà gratuito ma subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia“.
A tal proposito, il nuovo decreto “potenzia ulteriormente il Fondo di Garanzia per le p.m.i., aumentandone sia la dotazione finanziaria sia la capacità di generare liquidità anche per le aziende fino a 499 dipendenti e i professionisti. Il Fondo – già ampliato dal decreto “Cura Italia” (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) con 1,5 miliardi di euro – completa così la sua trasformazione in strumento a supporto della piccola e media impresa, a tutela di imprenditori, artigiani, autonomi e professionisti, nonché a salvaguardia dell’export e di tutti quei settori che costituiscono con le eccellenze del Made in Italy la spina dorsale del nostro sistema produttivo. È inoltre previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo. Il decreto potenzia anche il sostegno pubblico all’esportazione, per migliorare l’incisività e tempestività dell’intervento statale. L’intervento introduce un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di SACE sono assunti dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il restante 10%, liberando in questo modo fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export. L’obiettivo è di consentire a SACE di far fronte alla crescente richiesta di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l’economia nazionale che la società non avrebbe altrimenti la capacità finanziaria di coprire.
Non solo nuovo decreto: Conte pensa ad altre misure
Ma dopo il decreto di marzo e questo nuovo decreto, il governo non si fermerà. Anzi, sta già lavorando per ulteriori misure a favore dei più deboli, come ha confermato Giuseppe Conte:
“Con il decreto di marzo abbiamo fatto un primo intervento con varie misure economiche, ora interveniamo con questa enorme potenza di fuoco per assicurare liquidità e sospendere i termini dei pagamenti, stiamo lavorando anche per un decreto molto più corposo, già questo mese, con un approccio articolato e sistemico per tutte le categoerie in sofferenza – ha precisato ancora il premier, sottolineando che “siamo consapevoli del fatto che è una emergenza non solo sanitaria ma di natura economica e sociale, stiamo lavorando in questa direzione e sarà un poderoso intervento con strumenti di protezione sociale e per sostenere famiglie, lavoratori e persone vulnerabili”.
In ogni caso, “quando tutto sarà finito ci sarà una nuova primavera – ha sottolineato il presidente del Consiglio -Presto raccoglieremo i frutti di questi sacrifici”.
Ovvero? Si chiedono ansiosi e spauriti molti italiani, tra la paura del virus e il desiderio di tornare alla normalità.
INIZIO FASE 2 IL 4 MAGGIO?
Il Corriere della Sera riporta indiscrezioni secondo cui la fase 2, dunque l’allentamento delle restrizioni, potrebbe partire il prossimo 4 maggio. “Il 4 maggio 2020. Potrebbe essere questa la data della vera ripartenza. «Con cautela e gradualmente», come si affannano a ripetere gli scienziati che hanno il compito di indicare al governo la strada da percorrere per contenere il contagio da coronavirus. Soprattutto per non rischiare di ritrovarsi in piena estate a chiudere nuovamente tutto perché ci sono nuovi malati, altre vittime. E dunque si procederà per tappe. Già da metà aprile – subito dopo le festività pasquali – potrebbe essere concesso ad alcuni settori dell’imprenditoria e del commercio di ricominciare a lavorare. Ma per uscire di casa, tornare a passeggiare, incontrarsi con parenti e amici liberamente, dovranno trascorrere ancora settimane. E in ogni caso le regole non cambieranno: sempre a un metro di distanza e preferibilmente con le mascherine nei luoghi pubblici. Anche perché rimarrà in vigore a lungo il divieto di assembramento”.
Il Corriere continua:
“Soltanto a maggio si potrà invece pensare a una circolazione più libera, anche se con molti limiti. E soltanto se – da un tempo congruo, come chiesto dagli scienziati – l’R0 sarà già prossimo allo 0. Non sarà comunque consentito stare in gruppo per strada oppure nei parchi, gli ingressi nei negozi saranno scaglionati, all’esterno da esercizi commerciali e uffici sarà ancora necessario fare la fila ad almeno un metro dagli altri. Niente eventi pubblici, feste nei locali chiusi o all’aperto, manifestazioni. E nella prima fase, niente bar e ristoranti”.
Ieri, nel corso della conferenza stampa con cui ha annunciato il nuovo decreto, Conte si è rifutato di dare una data per l’inizio della fase 2:
“Cosa succederà dopo il 13 aprile (data di scadenza del decreto) non siamo in condizione di anticiparlo. Costantemente ci confrontiamo con gli esperti del comitato tecnico-scientifico e in questo momento ci riserviamo di seguire con loro l’evoluzione della curva epidemiologica e ci riserviamo qualsiasi valutazione”.
Certo, “posso dire che saremmo i più felici se potessimo allentare qualche misura quanto prima possibile, ma fissare una data oggi significa anticipare qualcosa priva di senso. Non è questo il nostro metodo. Sicuramente dovremo continuare a fare sacrifici ancora per un po’”. E, in ogni caso, “sicuramente quando ci saranno queste misure di allentamento verranno ancora più in evidenza protocolli di sicurezza a tutti i livelli. Sia per il fatto di camminare per strada, prendere un mezzo di trasporto, spostarsi in luoghi di lavoro. Abbiamo già adottato un protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro, già molto rigoroso e che ci tornerà molto utile”.