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Inflazione Usa-tassi Fed: Wall Street alla prova del PCE core. Le attese e le scommesse dei mercati

27 Giugno 2024 13:01

Arriva domani, venerdì 28 giugno, l’inflazione Usa misurata dall’indice PCE core,  il grande market mover di questa settimana per Wall Street e l’intero azionario globale: l’indice che la Fed monitora attentamente per tracciare la strada dei tassi sui fed funds, per ora ancora inchiodati al record degli ultimi 23 anni, ovvero al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%.

Il PCE core – relativo al mese di maggio – sarà l’ultimo dato macro di rilievo, negli Stati Uniti, di questo secondo trimestre del 2024 e, dunque, del primo semestre di trading del 2024.

Il dato, facente parte del rapporto sulle spese per consumi e i redditi personali di maggio, sarà reso noto alle 14.30 ora italiana (8.30 ora di New York).

Inflazione Usa: in arrivo PCE core, indice preferito dalla Fed

Termometro imprescindibile dell’inflazione Usa, che depura dall’indice PCE headline le componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’indice PCE core è stimato dal consensus in crescita su base mensile, a maggio, dello +0,1%, al minimo dal novembre del 2023.

Su base annua, l’outlook è di un aumento pari a +2,6%, ovvero al minimo dal marzo del 2021.

Se le attese verranno confermate, i mercati avranno ragione a continuare a sperare in un taglio dei tassi Usa da parte della Fed, nel corso di quest’anno: prospettiva che non solo era stata affossata dai primi numeri relativi all’inflazione degli States  resi noti all’inizio del 2024, ma che era stata ribaltata a un certo punto anche dall’attesa di un ennesimo rialzo del costo del denaro.

Inflazione Usa: cosa è emerso dall’indice CPI

Ora, invece, si torna a sperare, grazie alle indicazioni arrivate di recente con la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo relativo al mese di maggio, che è stato commentato da Julien Houdain, Head of Global Unconstrained Fixed Income di Schroders, nella nota “Schroders: inflazione in calo e banche centrali più dovish spingono verso uno scenario di ‘soft landing’.

Nello spiegare il motivo per cui ora la società di asset management ha aumentato “ulteriormente le probabilità di un ‘atterraggio morbido’, Houdain ha citato “l’evidenza di un graduale progresso della disinflazione” precisando che, “sebbene consideriamo tutta una serie di indicatori economici, pochi sono importanti come l’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti”.

Partendo da questo assunto, Houdain ha fatto notare che “in fin dei conti, una bassa inflazione è la via maestra per un ‘atterraggio morbido’, in quanto lascia spazio alla Fed per allentare la politica” .

Insomma, “il rapporto CPI di maggio non ha deluso le aspettative”.

Non solo: “Sebbene l’inflazione shelter si stia dimostrando ostinata, l’inflazione dei servizi core ex shelter (la cosiddetta misura super-core) ha mostrato un progresso significativo nel corso del mese, essendo effettivamente scesa in termini mensili”.

Ciò significa – per quanto non si possa pensare che “questo impressionante ritmo di disinflazione” sia destinato a continuare in termini di intensità – che la dinamica di questa componente (dell’inflazione dei servizi core ex shelter) ha “fatto sì che il tasso annualizzato a tre mesi scendesse significativamente al 4,2%” e che, “anche se questo tasso d’inflazione rimane superiore a quello che la Fed vorrebbe, la direzione di marcia è degna di nota”.

Insomma, per Schroders il processo di disinflazione Usa, a dispetto dei più scettici, sta continuando.

Su quello che farà la Fed nella prossima riunione di luglio, Houdain ha ammesso che, nell’ultimo meeting del Fomc, il braccio di politica monetaria della banca centrale Usa, “Powell ha sottolineato la necessità di vedere ulteriori prove di disinflazione prima di impegnarsi in una riduzione dei tassi” :  tanto che, “a sostegno di ciò, è stata effettuata una revisione del ‘dot plot’, con il ‘dot mediano’ che indica un solo taglio per quest’anno (in precedenza erano tre), ma con un ulteriore taglio l’anno prossimo, portando il totale a quattro tagli per il 2025″.

Detto questo, la società di asset management ritiene che “gli investitori non debbano concentrarsi troppo sul dot mediano per il 2024, dato che la view ‘modale’ del comitato è ancora quella di due tagli per quest’anno (i dot di 8 membri mostrano che considerano appropriati due tagli), cosa che i Treasury stanno ampiamente prezzando”.

A proposito di Treasury Usa, in attesa del verdetto relativo all’inflazione Usa misurata dal PCE core, i tassi dei titoli di stato Usa con scadenza a 10 anni sono oggi praticamente piatti, oscillando in lieve rialzo attorno al 4,329%, mentre i tassi dei Treasury a due anni viaggiano attorno al 4,749%.

A Wall Street il trend è cauto, dopo i forti buy che, nelle ultime sedute, sono tornati a riversarsi sui titoli hi-tech e, in particolare, sul titolo della Big Tech più bastonato dai sell off, ovvero Nvidia. Dopo la parentesi negativa durata tre sedute, il titolo NVDA ha recuperato terreno.

Altra grande protagonista di Wall Street che ha sostenuto le quotazioni in particolare del Nasdaq è stata Amazon, che ha visto ieri la sua capitalizzazione di Borsa salire oltre la soglia dei $2 trilioni per la prima volta nella storia.

Occhio anche ai titoli delle banche Usa, a seguito della diffusione, nel pomeriggio di ieri, dell’esito degli stress test sui 31 principali istituti di credito diffuso dalla Fed.

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Taglio tassi, quando? Le scommesse dei trader

In realtà, riguardo alla probabilità di un taglio dei tassi durante l’estate da parte della Fed, i trader sembrano essersi rassegnati a un nulla di fatto: le attese e le speranze, a questo punto, sono tutte rivolte alla riunione del Fomc di settembre.

Dallo strumento FedWatch del CME, emerge che gli investitori scommettono su una sforbiciata ai tassi targata Fed, in occasione del meeting di settembre, con una probabilità che si aggira attorno al 66%.

Non aiutano però alcune dichiarazioni arrivate nelle ultime ore da una stessa esponente della Fed, ovvero da Michelle Bowman, una dei 7 governatori della Fed e, anche, dei 12 membri votanti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed.

Ieri Bowman ha detto di credere che i tassi non saranno più bassi rispetto a quelli attuali “per i prossimi anni”.

Come ricorda un articolo di Forbes , le prossime riunioni del Fomc in calendario nel 2024 sono state fissate al 31 luglio, 18 settembre, 7 novembre, e 18 dicembre.

Ottimista sul trend disinflazionistico in corso è stato espresso tra gli esperti da Darrell Spence, Economista di Capital Group che, nella notaCapital Group: Gli Stati Uniti trainano la crescita globale”, ha sottolineato che “la battaglia della Fed contro l’inflazione ha compiuto progressi significativi, contribuendo a far scendere l’aumento dei prezzi al consumo dal 9,1% del giugno 2022 a un intervallo compreso tra il 3% e il 4% negli ultimi mesi”.

Spence ha mostrato tuttavia anche una certa cautela, ricordando che “questo dato è ancora superiore all’obiettivo della Fed del 2%, un fatto che mette in dubbio se la banca centrale taglierà i tassi quest’anno o rimarrà ferma”.

Capital Group ha riferito di essere comunque ottimista “sul fatto che l’aumento dei prezzi si avvicinerà all’obiettivo della Fed nella seconda metà di quest’anno”, grazie, “in gran parte, al fatto che gli aumenti degli affitti – uno dei principali motivi per cui l’inflazione core rimane elevata – continuano a migliorare in modo modesto”.

L’articolo di Forbes non esclude tra l’altro la possibilità che la Fed di Jerome Powell tagli i tassi sui fed funds anche più volte nel corso del 2024, a dispetto di quanto emerso dall’ultimo dot plot appena sfornato dalla banca centrale americana.

“Con l’inflazione che si avvicina all’obiettivo del 2% del Fomc, è probabile che la banca centrale inizierà a tagliare i tassi di interesse dai livelli attuali, che sono considerati restrittivi. Ovviamente, il presupposto è che non arrivino numeri sull’inflazione che si confermino alti al di sopra delle attese, così come è avvenuto nel primo trimestre del 2024 (..) Dall’altro lato, “un forte rallentamento del mercato del lavoro potrebbe portare il Fomc a tagliare i tassi di interesse in modo più aggressivo”.

In attesa della pubblicazione, venerdì 28 giugno, di questo parametro PCE core relativo al mese di maggio, a fare il punto della situazione sul dossier tassi Fed-inflazione Usa ci ha pensato anche Gabriel Debach, analista di mercato di eToro, che ha riassunto il trend del dato, “rimasto stabile al 2,8% su base annua nei tre mesi precedenti”.

Debach ha aggiunto nella sua nota a commento dei mercati che “una sorpresa positiva potrebbe alimentare le speranze di ulteriori tagli ai tassi di interesse, influenzando il dollaro e la coppia EUR/USD”.