Inflazione Usa sopra attese, taglio tassi Fed a giugno meno certo
I dati sull’inflazione degli Stati Uniti pubblicati oggi, relativi al mese di febbraio, hanno confermato il persistere delle pressioni sui prezzi emerse a gennaio, consolidando la posizione cauta della Fed sui tagli dei tassi. Il rapporto odierno arriva dopo quello di venerdì sul mercato del lavoro e le recenti dichiarazioni di Powell, che ha mantenuto toni prudenti sull’allentamento della politica monetaria. In seguito al report, i mercati hanno leggermente ridotto le scommesse su una riduzione del costo del lavoro entro giugno.
Inflazione Usa al 3,2% a febbraio, dato core al 3,8%
La lettura di febbraio dell’indice dei prezzi al consumo statunitensi ha evidenziato una crescita dello 0,4% rispetto a gennaio, in linea con le attese, dopo il +0,3% del mese precedente.
Su base annua, l’inflazione ha accelerato dal 3,1% al 3,2%, a fronte di una rilevazione stabile prevista dagli analisti.
L’indice core, calcolato escludendo le componenti più volatili dell’inflazione (prezzi energetici e alimentari), mostra un aumento congiunturale dello 0,4% (maggiore dello 0,3% stimato) e variazione tendenziale del 3,8%, al di sotto del 3,9% di gennaio ma superiore alle previsioni (3,7%).
Gli ultimi spunti dal mercato del lavoro Usa
Il rapporto odierno segue quello sul mercato del lavoro a stelle e strisce diffuso venerdì, attentamente monitorato dalla Fed nel perseguimento del duplice obiettivo di promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi.
Nel mese di febbraio, i nonfarm payrolls sono stati pari a 275 mila, ben oltre i 200.000 stimati dagli analisti, mentre le buste paga di gennaio sono state sensibilmente riviste al ribasso (da 359.000 a 229.000).
La principale sorpresa è giunta dal tasso di disoccupazione, risalito dal 3,7% al 3,9%, top dal 2022, mentre i salari hanno rallentato la crescita annua al 4,3% (4,4% a gennaio).
Numeri in chiaroscuro, che delineano un mercato del lavoro meno teso ma ancora resiliente, suggerendo un cauto ottimismo per un taglio dei tassi ma senza fretta.
Powell ancora cauto su inflazione e tassi
Una visione confermata anche dalle ultime dichiarazioni di Jerome Powell, intervenuto con una doppia testimonianza alla Camera e al Senato degli Stati Uniti.
Il presidente della Fed ha ribadito l’impegno del Fomc a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%, sostenendo che serviranno più prove di raffreddamento dei prezzi per giustificare una riduzione dei costi di finanziamento.
Il chairman ha affermato che presto la banca centrale americana potrebbe raggiungere il livello di fiducia necessario, sottolineando i rischi di tagliare i tassi troppo presto. Dall’altro lato, l’allentamento della politica inizierà quest’anno, perché anche un eccessivo ritardo potrebbe avere conseguenze negative.
Le previsioni dei mercati sulle prossime riunioni della Fed
Dopo la pubblicazione del report sull’inflazione, i mercati continuano a scommettere su 3-4 tagli dei tassi nel 2024, con una riduzione complessiva attesa di 92 punti base da parte della Fed.
Sostanzialmente fuori discussione una mossa nel meeting del 19-20 marzo, mentre le probabilità di un allentamento nella riunione successiva, il 1° maggio, sono ridotte al lumicino (17%).
L’appuntamento da tenere d’occhio sarà dunque quello del 12 giugno, in occasione del quale i trader scontano un taglio di 25 bp con una probabilità dell’82%, in calo rispetto a ieri, quando superavano il 90%.
In seguito al report, i futures sui principali indici di Wall Street viaggiano in territorio positivo, con il derivato sull’S&P 500 a +0,6% e quello sul Nasdaq a +0,8%. I rendimenti dei Treasury decennali si attestano al 4,11%, in rialzo di quasi 2 bp, mentre quelli dei biennali di 1 bp al 4,55%. Il cambio euro/dollaro è poco mosso a 1,09.