Notizie Dati Macroeconomici Inflazione Usa: domani test chiave per la Fed di Powell e tagli tassi

Inflazione Usa: domani test chiave per la Fed di Powell e tagli tassi

11 Marzo 2024 15:09

I dati sull’inflazione degli Stati Uniti in programma domani sono il market mover principale del calendario macroeconomico di questa settimana. I numeri sui prezzi al consumo arrivano dopo quelli di venerdì sul mercato del lavoro e dopo le recenti dichiarazioni di Powell, che hanno lasciato un cauto ottimismo sui tagli dei tassi, pur senza fretta da parte della Fed.

Le previsioni degli analisti sull’inflazione Usa

Le stime riportate da Bloomberg indicano un indice dei prezzi al consumo in crescita del 3,1% su base annua a febbraio, in linea con la rilevazione del mese precedente. A livello congiunturale è previsto un aumento dello 0,4%, a fronte del +0,3% di gennaio.

Per quanto riguarda l’indice core, calcolato escludendo le componenti più volatili dell’inflazione (prezzi energetici e alimentari), gli analisti indicano un rallentamento della crescita dal 3,9% al 3,7% su base tendenziale, con un incremento dello 0,3% rispetto a gennaio (+0,4% la lettura precedente).

Indicazioni contrastanti dai dati sul mercato del lavoro

Venerdì è stato pubblicato il rapporto mensile sul mercato del lavoro americano, un altro set di dati dal peso specifico importante nelle decisioni della Fed, impegnata nel duplice mandato di promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi.

A febbraio, i nonfarm payrolls si sono attestati a 275 mila, ben oltre i 200.000 impieghi previsti, anche se le buste paga del mese precedente sono state sensibilmente corrette al ribasso, da 359.000 a 229.000 unità.

Il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente dal 3,7% al 3,9%, il livello massimo dal 2022, con un calo degli occupati per il terzo mese consecutivo.

La crescita annua dei salari ha evidenziato un rallentamento dal 4,4% (rivisto da 4,5%) al 4,3%, pur rimanendo su livelli elevati.

Nel complesso, i numeri dipingono un mercato del lavoro resiliente, seppur con qualche segnale di raffreddamento che può alimentare l’ottimismo per un taglio anticipato dei tassi di interesse prima dell’estate.

Powell vuole più prove di rallentamento dell’inflazione

Nell’ultima settimana gli operatori hanno avuto modo di valutare anche le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, intervenuto con una doppia testimonianza alla Camera e al Senato Usa.

Powell ha mantenuto un tono piuttosto prudente in relazione alle tempistiche con cui verranno effettuati i tagli dei tassi. Il Fomc rimane “fortemente impegnato a riportare l’inflazione al suo obiettivo del 2%”, poiché la battaglia sull’inflazione non è ancora vinta e servono maggiori prove di raffreddamento dei prezzi per non rischiare di agire troppo presto sul costo del denaro.

Ciononostante, il chairman ha precisato che l’istituto di Washington non è distante dall’avere un livello di fiducia tale da consentire un allentamento della politica monetaria. Per Powell, i tagli dei tassi “possono iniziare e inizieranno” quest’anno e i responsabili sono ben consapevoli dei rischi di riduzioni troppo tardive.

Le aspettative sulle prossime mosse della Fed

Alla luce degli ultimi avvenimenti, i mercati scontano fra tre e quattro tagli dei tassi quest’anno, con una riduzione complessiva attesa mediamente pari a 92 punti base da parte della banca centrale americana.

I futures sui Fed Funds escludono una mossa già nella riunione del 19-20 marzo e ritengono altamente improbabile una decisione in tal senso entro maggio, con un misero 23% di probabilità. La data più verosimile per il primo taglio di 25 punti base è dunque il 12 giugno, con un 90% di possibilità, secondo i trader.

I dati di domani sull’inflazione potrebbero contribuire a confermare questa visione, al netto di sorprese significative. Secondo Bloomberg Economics, è improbabile che il rapporto sull’indice dei prezzi al consumo fornisca le rassicurazioni di cui Powell e colleghi necessitano per adottare una posizione fermamente accomodante. Per gli economisti, le tendenze stagionali osservate nel rapporto di gennaio, che hanno spinto al rialzo il Cpi core, persisteranno a febbraio. Questo dovrebbe consolidare la prospettiva di un taglio dei tassi non prima di giugno.