In Svizzera primo ok licenze bancarie a società blockchain. Facebook diventerà un giorno una banca?
Una decisione storica che riguarda il mondo delle blockchain, e che aumenta le probabilità che Facebook stessa, con il suo progetto di criptovaluta, possa diventare prima o poi una banca: è quella presa dalla Consob svizzera, ovvero dalla Finma, e che è stata annunciata nelle ultime ore.
La Finma ha di fatto concesso le prime licenze bancarie e per lo scambio di strumenti finanziari a due fornitori di servizi finanziari basati sulla tecnologia blockchain: SEBA Crypto AG e Sygnum.
Le società, che saranno le prime a essere registrate in Svizzera come broker-dealer con focus sul blockchain, dovranno attenersi rigorosamente alle nuove richieste elaborate dalla Finma per il rispetto delle norme anti-riciclaggio.
Detto questo, i se e i ma imposti all’attività bancaria delle due società che utilizzano tecnologie blockchain – e che hanno entrambe sede a Zurigo – non sono sufficienti a far impallidire la portata storica del via libera accordato.
Come sottolinea oggi anche il Sole 24 Ore, la mossa potrebbe anticipare, infatti, una eventuale richiesta da parte di Facebook di una licenza bancaria, dopo che il colosso di Mark Zuckerberg ha già stabilito che la sede della sua Libra Association sarà a Ginevra.
Libra Association, associazione no-profit a cui parteciperanno 28 finanziatori pronti a dare il loro assist al piano della moneta virtuale di Facebook -appunto Libra – avrà sede a Ginevra e, di conseguenza, risponderà al governo svizzero.
Nello scegliere proprio Ginevra per il suo quartiere generale, Libra Association non dovrà tra l’altro attenersi a quegli obblighi di trasparenza che, dall’annuncio su Libra lanciato da Facebook lo scorso 18 giugno, diverse autorità auspicano. E ora la decisione della Finma sulle licenze bancarie a due società che utilizzano la tecnologia blockchain spiana ulteriormente la strada ai piani del colosso americano.
Rivoluzione Svizzera e anche Libra a parte, c’è da dire che, tanto disprezzate dal mondo dell’establishment – le dichiarazioni anti-Bitcoin e anti monete digitali sono state all’ordine del giorno, leggi anche dichiarazioni di Nouriel Roubini contro il Bitcoin – le monete virtuali stanno conquistando sempre di più le banche centrali.
Sempre il Sole riporta che “le valute digitali – che siano cripto o meno -potrebbero essere più vicine di quanto ci si aspetti, se è vero che il 70% delle 63 Banche centrali – che poi sono le ‘grandi’ – interpellate dalla Banca dei regolamenti internazionali per il report pubblicato a inizio anno hanno in corso progetti legati a valute digitali”.
Oltre alla Cina, al lavoro per creare una sua moneta digitale, “un altro Paese quasi cashless come la Svezia lavora da più di due anni a un progetto di e-krona per fornire un’alternativa digitale al contante garantita dallo Stato”. E “in Europa realtà già molto digitalizzate come Lituania ed Estonia hanno in cantiere progetti, in questo caso basate su blockchain”.
Tra l’altro, parlando da Jackson Hole, in occasione del simposio che riunisce il gotha della finanza mondiale, lo stesso governatore della Bank of England Mark Carney ha auspicato la creazione di una moneta digitale globale che ponga fine al dominio del dollaro Usa. Nel frattempo, la lista dei nemici di Libra è piuttosto nutrita, e va da Donald Trump a Bankitalia.
Lo stesso Carney non fa riferimento a Libra o a monete simili quando parla dell’esigenza di una moneta virtuale globale, ma a una valuta che nasca attraverso un accordo che veda protagoniste le banche centrali.