Paura Brexit: Johnson tra diktat e ottimismo, ma i britannici fanno scorte di cibo e medicine
E’ proseguita al G7 di Biarritz la difficile trattativa sull’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna. Se entrambe le parti si sono mostrate propense al dialogo, la prospettiva di un ‘no deal’ appare ancora molto concreta considerando la posizione molto ferma del nuovo premier britannico Boris Johnson. L’ex sindaco di Londra ha posto come prima condizione che il backstop sull’Irlanda contenuto nell’attuale accordo per l’uscita britannica dall’Unione venga rimosso.
Il backstop è la clausola voluta dall’Ue nell’accordo con l’ex premier Theresa May e che prevede la permanenza di Londra nell’unione doganale europea qualora non si trovasse un accordo sull’annoso confine irlandese, dove vige una fragile pace grazie all’assenza di frontiere tra Uk e Irlanda.
Johnson, che ha il sostegno del presidente Usa Donald Trump, dal G7 ha mostrato un cauto ottimismo indicando che c’è al momento “una ragionevole possibilità che avremo un accordo”. In caso negativo, ossia senza accordo con l’Ue, il leader conservatore ha detto che i 39 miliardi di sterline non saranno più, a rigor di termini, dovuti“.
“Ci saranno somme molto consistenti disponibili per il nostro Paese da spendere per le nostre priorità. Non è una minaccia. E’ una semplice realtà di fatto”, ha precisato.
Britannici preoccupati in caso di ‘no deal’
Intanto tra i britannici cresce però la paura ‘No deal’. Come riporta The Guardian, un quarto degli elettori del Regno Unito ha iniziato a prendere precauzioni contro le conseguenze negative di una Brexit senza accordo, tra cui le scorte di alimenti e medicinali, secondo un nuovo sondaggio su Opinium/Observer. Mentre il 75% degli intervistati ha dichiarato di non aver intrapreso alcuna azione speciale, il restante 25% ha dichiarato di aver adottato una o più di una serie di misure che includono anche la modifica dei piani di viaggio e il ritardo degli acquisti importanti.