Notizie Notizie Mondo Dalla pizza a Donald Trump. A 15 anni dal primo acquisto fatto con Bitcoin

Dalla pizza a Donald Trump. A 15 anni dal primo acquisto fatto con Bitcoin

Pubblicato 22 Maggio 2025 Aggiornato 23 Maggio 2025 00:04
Con la vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa, le criptovalute hanno riscoperto un nuovo successo. E dopo un avvio d’anno volatile, proprio in questi giorni la criptovaluta più celebre al mondo ha messo a segno nuovi massimi storici oltre quota 110.000 dollari.
Ma per comprendere la storia di questo strumento economico, tanto interessante quanto ricco di dubbi, occorre tornare indietro nel tempo. Questo è lo scopo del “Bitcoin Pizza Day”, un momento storico che si celebra ogni anno il 22 maggio, e che questa volta spegne 15 candeline.
Facciamo il punto con Luciano Serra, country manager Italia di Boerse Stuttgart Digital.

La prima transazione

Esattamente il 22 maggio di quindici anni fa, in Florida, è avvenuta la prima transazione documentata nella storia in cui un bene reale fu acquistato con bitcoin. Il programmatore Laszlo Hanyecz si reca in uno store della catena Papa John’s e per comprare due pizze giganti non usa nè contanti nè carte di credito, ma 10 mila BTC, ossia l’equivalente di circa 30 dollari. Questo episodio segnò una tappa fondamentale, dimostrando che il bitcoin poteva essere utilizzato come mezzo di pagamento nel mondo reale e non si trattava più solo una curiosità digitale. Oggi, quei 10 mila BTC varrebbero oltre 900 milioni di dollari. Non male per due sole pizze.

L’arrivo dei bitcoin

L’origine dei bitcoin è un intreccio di innovazione e mistero, legata alla figura enigmatica di Satoshi Nakamoto, pseudonimo di un individuo o gruppo sconosciuto. Nel 2008, sullo sfondo della crisi finanziaria, Nakamoto pubblica un white paper che presenta bitcoin, una valuta digitale decentralizzata basata su blockchain, capace di funzionare senza intermediari. Il 3 gennaio 2009, mina il primo blocco, includendo un messaggio critico verso il sistema bancario. Due anni dopo Nakamoto scompare, lasciando un milione di bitcoin intatti (stimabili intorno a 57 miliardi di euro).

Mille dollari di valore (e prima caduta)

Dal 2015 al 2017, l’interesse degli investitori per le criptovalute cresce in modo significativo. All’inizio del 2017, il bitcoin rompe il muro dei 1.000 dollari di valore, innescando la prima grande bull run del settore (in cui l’andamento positivo si accompagna aun rialzo dei prezzi): molti asset digitali registrano infatti rialzi a tre cifre, mentre il Bitcoin che sfiora addirittura i 20.000 dollari a dicembre di quell’anno.
Nel biennio 2018-2019 si assiste alla prima caduta. In gergo si chiama crypto winter, ossia una fase di forti ribassi e sfiducia che ha portato la criptovaluta a a un minimo di circa 3.000 dollari, mettendo fortemente alla prova i portafogli digitali dei nuovi investitori.

Bitcoin e gli investitori istituzionali

Dalla metà del 2019 al 2021, nonostante l’impatto della pandemia da Covid-19, il mercato riprende slancio, supportato anche dall’ingresso di alcuni investitori istituzionali come fondi di investimento e multinazionali. Aziende come MicroStrategy, Tesla e Square hanno investito miliardi in bitcoin, mentre PayPal ha introdotto servizi crypto per milioni di utenti globali. Il settore consolida talmente tanto la sua struttura da convincere lo stato di El Salvador ad adottare il bitcoin come moneta legale, su forte spinta del presidente Nayib Bukele, ritenendo la cripto moneta una risorsa per semplificare le operazioni bancarie e attrarre investimenti esteri.
Questa fase espansiva si conclude nel 2021, quando il bitcoin raggiunge un massimo storico di circa 68.000 dollari. L’anno dopo arriva il secondo crypto winter: il crollo di progetti come Terra Luna, oggetto di indagini legali, il fallimento del fondo Celsius e lo scandalo dell’exchange FTX, travolto da una frode interna, hanno fatto precipitare il Bitcoin sotto i 20.000 dollari. Danneggiando ancora una volta la fiducia di investitori e opinione pubblica.

Un nuovo ciclo

Grazie alla progressiva apertura da parte della finanza tradizionale, a partire dal 2023 si è apre un nuovo ciclo per i bitcoin. Cruciale è stato il lancio, nel gennaio 2024, di undici ETF spot su bitcoin negli Stati Uniti, gestiti da colossi come BlackRock, Fidelity e Franklin Templeton. Si tratta di fondi negoziati in borsa (Exchange-Traded Funds) che detengono Bitcoin e sono dunque capaci di replicarne direttamente le fluttuazioni del prezzo. Questi strumenti riescono a raccogliere circa 50 miliardi di dollari in meno di un anno, diventando gli ETF di maggior successo mai lanciati. Parallelamente, società come Visa, Mastercard e PayPal hanno ampliato i loro progetti crypto, favorendo un’adozione più diffusa degli asset digitali.
Per quanto riguarda il Vecchio continente, l’arrivo del regolamento MiCAR introduce nell’Unione europea una disciplina armonizzata per l’emissione, l’offerta al pubblico e la prestazione di servizi aventi a oggetto cripto-attività, trasformando l’Europa nel più grande mercato regolamentato al mondo per le cripto. Parallelamente, anche il settore bancario si apre al mondo crypto, con istituzioni come DZ Bank, DekaBank e Société Générale che hanno lanciato progetti e servizi dedicati. Proprio a gennaio, Intesa Sanpaolo acquista ben 11 bitcoin, per un controvalore di circa un milione di euro. 

La spinta di Trump

Un’ulteriore spinta è arrivata nel 2025 dalla nuova amministrazione americana guidata nuovamente da Donald Trump, che ha adottato un’agenda pro-crypto, promettendo l’istituzione di una riserva strategica in bitcoin con l’obiettivo di fare degli Stati Uniti il principale hub globale del settore.

Questi sviluppi hanno portato il Bitcoin a superare i 107.000 dollari a gennaio 2025, trascinando l’intero mercato, che oggi vanta una capitalizzazione di circa 3.300 miliardi di dollari. Con un valore di mercato di circa 2.000 miliardi, il bitcoin è oggi il sesto asset di investimento al mondo, subito dietro l’oro e in competizione con Alphabet per il quinto posto.
Nel 2025, l’intera categoria delle criptovalute diventa mainstream: una persona su dieci nel mondo ne possiede, mentre in Germania il 13 per cento della popolazione vi ha già investito, con oltre un terzo che si dichiara interessato. Rimane però tra i piccoli investitori una forte incertezza. Alcuni temono che un’eccessiva regolamentazione possa soffocare l’innovazione, mentre altri considerano il mondo cripto ancora troppo rischioso, volatile e privo di garanzie adeguate.