Notizie Notizie Italia Trump, Bitcoin e criptovalute: storia di un amore “improvviso”

Trump, Bitcoin e criptovalute: storia di un amore “improvviso”

Pubblicato 8 Novembre 2024 Aggiornato 13 Novembre 2024 09:27

La reazione dei mercati finanziari alla vittoria di Donald Trump è stata piuttosto repentina: ottimi risultati per Wall street, titoli di Stato americani in picchiata e dollaro sui massimi degli ultimi cinque mesi. La vera novità rispetto alla precedente elezione di The Donald riguarda però le criptovalute. L’esito delle presidenziali ha spinto il bitcoin fino a quota 75.005,08 dollari, ben al di sopra del precedente picco di 73.803,25 dollari raggiunto a marzo. Ma a cosa è dovuto questo slancio verso l’alto?

La scarsa considerazione di qualche anno fa

L’entusiasmo per gli asset digitali stupisce ma non troppo, dato che fra i vari flip flop – termine con cui si intende un radicale cambiamento di opinione volto a massimizzare la popolarità del candidato – escogitati da Trump durante la sua campagna elettorale spicca proprio quello sulle criptovalute.
Durante il suo primo mandato, l’ex (e futuro) presidente degli Stati Uniti non ha risparmiato parole di sfiducia verso la valuta digitale. “Non sono un fan di Bitcoin e di altre criptovalute, che non sono denaro e il cui valore è altamente volatile e basato sul nulla” ha scritto nel luglio 2019 sul suo profilo X, “le criptovalute non regolamentate possono facilitare comportamenti illeciti, tra cui il traffico di droga e altre attività illegali”.
Allo stesso modo” proseguiva il tweet, “la “valuta virtuale di Facebook Libra avrà poca credibilità o affidabilità. Se Facebook e altre aziende vogliono diventare una banca, devono sottostare a tutte le normative bancarie, proprio come le altre banche, sia nazionali che internazionali”. Per poi concludere rimarcando la centralità del dollaro: “Abbiamo una sola valuta reale negli USA, ed è più forte che mai, affidabile e sicura. È di gran lunga la valuta più dominante in tutto il mondo, e rimarrà sempre così”.
Due anni dopo, in un’intervista alla Fox News, Trump ha definito Bitcoin una “truffa”, auspicando una regolamentazione più ferrata per prevenire interferenze con i mercati americani, senza mai sbilanciarsi dall’idea che “la valuta del mondo dovrebbe essere il dollaro”.

L’innamoramento “improvviso” per Bitcoin nel 2024

Durante la sua ultima campagna elettorale, però, il tycoon ha accantonato tutte le preoccupazioni originarie, arrivando a sbilanciarsi con proposte e idee per valorizzare le cripto. Intercettata una specifica fetta di elettori giovani e sempre più interessati al tema, infatti, lo scorso luglio Trump si è presentato a Nashville durante la Bitcoin Conference, la più grande conferenza dell’anno sui bitcoin, annunciando che se fosse tornato alla Casa Bianca si sarebbe assicurato che il governo federale non vendesse mai i suoi possedimenti di bitcoin, con l’impegno di mantenere l’attuale livello di criptovalute accumulato dagli States. Parliamo di circa 11,1 miliardi di dollari di valore, di cui 203.239 token bitcoin, secondo la società di dati Arkham Intelligence, proveniente da sequestri criminali, tra cui quelli del mercato online illegale Silk Road, chiuso nel 2013.
Ai livelli attuali poi, secondo il sito specializzato Blockchain.com, gli Stati Uniti detengono circa l’1% della fornitura globale complessiva di bitcoin. “Per troppo tempo il nostro governo ha violato la regola fondamentale che ogni bitcoiner conosce a memoria: non vendere mai i tuoi bitcoin”, ha affermato Trump durante il suo discorso. Ma The Donald si spinge oltre, e corteggia i fan delle cripto con l’idea di utilizzare quei fondi come “nucleo di una riserva nazionale strategica di bitcoin”.
Ipotizza poi un piano “per garantire che gli Stati Uniti diventino la capitale delle criptovalute del pianeta e la superpotenza mondiale del bitcoin”, fino a lanciarsi in critiche verso la presidenza dei dem, caratterizzata da un approccio normativo e un intento regolatorio piuttosto rigido: “La repressione delle criptovalute e dei bitcoin da parte dell’amministrazione Biden-Harris è sbagliata ed è molto negativa per il nostro Paese. Se vinceranno queste elezioni, ognuno di voi se ne andrà. Saranno feroci. Saranno spietati. Faranno cose che non credereste”.
Arriva addirittura a promettere l’immediato licenziamento di Gary Gensler, presidente della Securities and Exchange Commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borse valori, che ha avviato azioni legali contro varie società di criptovalute come ad esempio gli exchange Coinbase, Kraken e Crypto.com, la società di software blockchain Consensys e il fornitore di pagamenti Ripple Labs. Al suo posto, Trump lancia l’idea di mettere in piedi un “consiglio consultivo presidenziale per bitcoin e criptovalute”, assicurando che “le regole saranno scritte da persone che amano il vostro settore, non da persone che lo odiano”.
Iniziative ben apprezzate dal settore, che ha contribuito alla campagna elettorale del repubblicano con una maxi donazione da oltre 4 milioni di dollari in criptovalute, tra cui bitcoin, ether e vari memecoin. “Dimostrando il successo del Presidente Trump come campione della libertà e dell’innovazione americana, ti offriamo con orgoglio la possibilità di contribuire alla campagna con le criptovalute”: la scritta campeggia sul sito ufficiale della campagna di Trump-JD Vance, sottolineando il fatto che “mentre Biden carica tutti noi di regolamenti e burocrazia, il Presidente Trump è pronto ad abbracciare le nuove tecnologie che renderanno l’America di nuovo grande”.

Iniziative imprenditoriali sul mondo cripto targate Trump

Di lì a poco, il suo affetto per le valute digitali prende una spinta imprenditoriale decisa. Nell’agosto 2024 prende il via “The DeFiant Ones”, piattaforma crittografica per lo scambio di criptovalute nata dai figli dell’ex-presidente, Eric e Donald Jr., e gestito dalla holding di famiglia, la Trump Organization, annunciato in pompa magna dal tycoon sul suo social network Truth: “Per troppo tempo l’americano medio è stato schiacciato dalle grandi banche e dalle élite finanziarie. È ora di prendere posizione insieme”.
Del progetto non si è saputo più nulla. Ma un mese dopo è stata soppiantato da World Liberty Financial, un’altra piattaforma di scambio basata sulla finanza decentralizzata per lo scambio di cripto, salutata come “l’inizio di una rivoluzione finanziaria”, da Donald Trump Jr., il figlio maggiore del neopresidente repubblicano.
Gli investitori e gli appassionati del mondo cripto hanno premiato l’attivismo di Trump, e ora attendono fiduciosi che le promessa di fare degli Stati Uniti la “cripto capitale del mondo” si concretizzi a loro beneficio. Ma il rischio che rimanga solamente vuota retorica elettorale è dietro l’angolo.