Goldman long sull’oro: ecco il target per il 2025 e la view sulle altre materie prime
“Puntate sull’oro”: a dirlo è Goldman Sachs, secondo cui il metallo giallo è destinato a stabilire nuovi record nel 2025, dopo aver toccato i 2.790 dollari a fine ottobre. Per gli analisti, i continui acquisti delle banche centrali, i tagli dei tassi della Fed e l’aumento dei flussi negli ETF contribuiranno a spingere l’oro verso nuovi massimi. E con Trump il potenziale per salire si amplia ulteriormente.
Materie prime come strumento di diversificazione
L’incertezza politica negli Stati Uniti per il 2025 offre uno scenario favorevole alle materie prime, che si affermano come strumenti essenziali per diversificare i portafogli. Secondo Goldman Sachs, posizioni long su oro e petrolio possono rappresentare coperture efficaci contro inflazione, rischi geopolitici e i timori legati al debito dilagante degli Stati Uniti.
Inoltre, un approccio selettivo sulle commodities permette di affrontare i possibili impatti di tensioni commerciali e variazioni di politiche fiscali ed energetiche.
Il target di Goldman sull’oro e i fattori a supporto
Per quanto riguarda l’oro, Goldman mantiene una previsione di 3.000 dollari/oncia (in linea con altri analisti), supportata dal nuovo modello di pricing che riflette la domanda di autorità finanziarie, investitori e speculatori. La view fortemente rialzista si basa su fattori strutturali e ciclici.
Tra i primi, la continua domanda da parte delle banche centrali, quintuplicata dal congelamento delle riserve russe nel 2022 a causa dei timori per eventuali sanzioni finanziarie, ma anche dei crescenti dubbi sulla sostenibilità del debito statunitense.
Tra i fattori ciclici rientra invece l’atteso allentamento monetario della Federal Reserve (pur “senza fretta“), che dovrebbe tagliare ripetutamente i tassi e portarli nel range 3,25%-3,5% entro il terzo trimestre 2025, favorendo un aumento graduale dei flussi in ETF sull’oro. Una minore attività speculativa potrebbe invece frenare parzialmente il rally.
Dopo la recente fase di consolidamento seguita alle elezioni americane, il prezzo dell’oro (in area 2.600 dollari, +1,7% dai 2.560 dell’ultima chiusura) offre un punto d’ingresso interessante, con un potenziale rialzo del 17% (ora sceso al 15% circa) entro dicembre 2025 nello scenario base.
Possibile upside per l’oro con dazi e timori debito Usa
Goldman prevede due scenari estremi in cui la domanda di oro potrebbe ulteriormente aumentare, grazie al suo potere di copertura dei rischi. Il primo riguarda un’escalation senza precedenti delle tensioni commerciali, che alimenterebbe l’incertezza e la richiesta di asset rifugio. L’impatto positivo stimato per l’oro è pari al 7% rispetto allo scenario base.
Il secondo shock potenziale è legato ad un aumento dei dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico americano, che spingerebbe banche centrali (specialmente quelle con ampie riserve di Treasury) e investitori a domandare più oro fisico ed ETF sul metallo giallo. In questo caso, l’effetto rialzista è stimabile intorno al 5%, con un obiettivo di 3.150 dollari l’oncia.
Ricordiamo che si tratta di due scenari non inverosimili, viste le promesse politiche avanzate dal prossimo presidente, Donald Trump, in campagna elettorale, che includono nuove tariffe commerciali e un aumento della spesa pubblica.
I principali rischi ribassisti per il target rialzista sull’oro sono legati invece ad un incremento dei tassi d’interesse o un dollaro più forte.
Opportunità selettive su petrolio, gas e metalli
Con riferimento al petrolio, il Brent dovrebbe oscillare tra 70 e 85 dollari al barile nel breve termine, offrendo un interessante rendimento da rollover dei future, intorno al 5% nel 2025. Inoltre, la nuova amministrazione aumenta le possibilità di sanzioni più aspre contro l’Iran e di interruzioni delle forniture. Tuttavia, Goldman avverte che i rischi a medio termine sono orientati al ribasso, a causa della capacità produttiva inutilizzata e di eventuali dazi che potrebbero avere effetti sulla domanda.
Sul gas naturale, nonostante i rischi al rialzo nel breve termine (ad esempio, un inverno particolarmente freddo), Goldman prevede un ciclo ribassista posticipato, con un surplus di offerta LNG che ridurrà significativamente i prezzi europei e asiatici dal 2027.
Infine, per quanto riguarda i metalli, la transizione verde in Cina favorisce rame e alluminio rispetto al minerale di ferro. Tuttavia, il rafforzamento del dollaro potrebbe rappresentare un rischio al ribasso per il rame.
Le strategie operative di Goldman sulle commodities
Alla luce di queste considerazioni, Goldman Sachs identifica tre operazioni principali:
- Long sull’oro: grazie alla domanda istituzionale e ai tagli Fed, il posizionamento lungo sull’oro offre un’attrattiva significativa.
- Brent spread: la strategia è di andare long sui future con scadenza maggio-giugno 2025 e short su maggio-giugno 2026, per sfruttare la volatilità a breve termine e il rischio ribassista a medio termine.
- Short su gas naturale TTF nel 3° trimestre 2027: L’ondata prevista di offerta LNG dovrebbe abbassare i prezzi più di quanto attualmente prezzato dal mercato.
Nel complesso, Goldman prevede un rendimento totale dell’11% per il GSCI entro il 2025. La diversificazione rimane in ogni caso cruciale per navigare in uno scenario politico ed economico estremamente incerto.