Notizie Notizie Mondo Esuberanza da Trump Trade non durerà per tre motivi. Ecco cosa consiglia Morgan Stanley agli investitori per il 2025

Esuberanza da Trump Trade non durerà per tre motivi. Ecco cosa consiglia Morgan Stanley agli investitori per il 2025

15 Novembre 2024 10:04

L’euforia a Wall Street è tangibile e i numeri sono lì a testimonialo. Già nelle settimane precedenti alle elezioni Usa il Trump Trade era sulla bocca di tutti e aveva sospinto i mercati. Il rally è continuato post-elezioni, ma forse è arrivato il momento di riflettere se non ci si è spinti troppo in alto troppo velocemente e riflettere sui potenziali rischi all’orizzonte.

Wall Street senza freni, +26% per l’S&P 500 total return

L’ultima gamba del rally, in scia alla vittoria di Donald Trump alle elezioni, accompagnata dalla maggioranza repubblicana alla Camera e al Senato, ha ingrossato la serie di record della Borsa di New York. Per l’indice S&P 500 siano arrivati a 51 record aggiornati da inizio anno. Da inizio anno l’azionario a stelle e strisce ha aggiunto quasi un quarto di valore. Anzi se si guarda all’S&P 500 Total Returns, che include anche i dividendi (circa l’1,5% è il dividend yield dell’indice) si va oltre il 26%. Stessa identica performance del 2023.

Forse è il caso di interrogarsi, guardando al prossimo futuro, se qualcosa potrebbe mettere i bastoni tra le ruote a questa esuberanza rialzista. C’è chi vede nelle mosse di Warren Buffett, che alla fine del terzo trimestre deteneva una liquidità record di oltre 320 miliardi di dollari, un segnale di sfiducia verso mercati azionari che viaggiano a valutazioni troppo alte.

Gli elementi di rischio, in prospettiva, non mancano. Dalle valutazioni azionarie elevate alle misure di politica inflazionistica come i dazi che presto Trump potrebbe mettere in campo.

Le elezioni statunitensi sono state caratterizzate da una vittoria di Trump e i mercati azionari hanno festeggiato questi risultati, sulla base delle aspettative di una riduzione delle tasse e di una regolamentazione più allentata. Gli investitori hanno così continuato a premere sul cosiddetto “Trump trade”, puntando sulle azioni a bassa capitalizzazione, i titoli finanziari e le criptovalute.

Contestualmente, gli investitori obbligazionari hanno tirato il freno con prezzi in discesa e facendo salire i rendimenti dei Treasury a 10 anni di ben 19 punti base nella sola giornata del 6 novembre (il giorno dopo le elezioni). Un chiaro sentore delle preoccupazioni degli investitori obbligazionari per i tagli fiscali che arriveranno durante il secondo mandato di Trump e dalla potenziale pressione sul carico di debito del paese. Il dollaro statunitense di pari passo si è apprezzato non poco rispetto alle altre valute.

I mercati azionari riusciranno a cavalcare l’attuale slancio fino alla fine dell’anno? “È certamente possibile”, asseriscono gli strategist di Morgan Stanley, il cui Global Investment Committee non raccomanda però di inseguire queste tendenze in modo aggressivo nel 2025. “Piuttosto, continuiamo a porre l’accento sull’equilibrio e sulla diversificazione, sulla base di tre preoccupazioni relative alla recente esuberanza del mercato azionario”. Ecco di seguito i tre rischi messi sotto i riflettori da Morgan Stanley in un report di questi giorni.

1. Valutazioni azionarie eccessive

“Gli investitori dovranno fare i conti con valutazioni azionarie elevate, soprattutto con l’aumento dei tassi d’interesse. Anche se la Federal Reserve ha tagliato i tassi di riferimento, i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono aumentati nelle ultime settimane, poiché gli investitori hanno soppesato i rischi legati all’inflazione e all’aumento del debito e dei deficit statunitensi. L’aumento dei tassi spesso pesa sulle valutazioni azionarie, aumentando i costi di finanziamento delle società e frenando la spesa dei consumatori. Ciò potrebbe frenare la redditività societaria, rendendo anche gli utili futuri meno attraenti”.

In particolare, sottolinea Morgan Stanley , la forte crescita di base dell’economia ha spinto a un aumento del tasso dei Treasury a 10 anni corretto per l’inflazione a circa il 2%, un livello un tempo associato a multipli prezzo-utili a termine intorno a 17x. “Attualmente, questo rapporto è pari a 23x, il che a nostro avviso potrebbe rendere le azioni vulnerabili. Le azioni diventano anche meno attraenti in quanto i multipli allungati e i tassi più elevati hanno ridotto il cosiddetto premio per il rischio azionario – o il rendimento extra che un investitore può aspettarsi per il possesso di azioni rispetto ai Treasury privi di rischio – a meno di 30 punti base, rispetto a una media a lungo termine di circa 275 punti base”.

2. Gli obiettivi di utile sono ambiziosi

Le stime sugli utili societari per il 2025 fissano una crescita degli utili al 15%. “Tale prospettiva sembra sempre più in contrasto con l’attuale ritmo di crescita degli utili a una cifra – argomenta MS – e con una crescita della produttività più debole del previsto”. Certo, settori come l’energia tradizionale e la finanza potrebbero vedere aumentare le stime degli utili grazie alla maggiore chiarezza normativa dopo l’elezione di Trump. Tuttavia, i tassi più elevati e il rafforzamento del dollaro Usa rappresentano ostacoli sostanziali per le multinazionali statunitensi, aumentando potenzialmente i costi di finanziamento e rendendo i loro prodotti e servizi più costosi all’estero. In aggiunta, la casa d’affari Usa sottolinea come il settore manifatturiero statunitense potrebbe anche essere vulnerabile se i nuovi dazi aumentassero il costo dell’importazione dei materiali, aumentando i costi di produzione per alcune aziende.

3. I rischi sulla tempistica delle politiche trumpiane

Un ultimo fattore da considerare è l’ordine e la tempistica dell’attuazione delle politiche da parte dell’Amministrazione Trump. “La sequenza delle politiche a Washington sarà fondamentale per garantire che gli sforzi che stimolano la crescita, come la deregolamentazione e la riduzione delle tasse, non siano completamente compensati da azioni dirompenti e inflazionistiche, come i dazi che aumentano i prezzi negli Stati Uniti o i freni all’immigrazione che rallentano la crescita della forza lavoro e la disinflazione salariale. Queste ultime iniziative potrebbero interessare le industrie chiave dei servizi, le piccole imprese e le aziende legate all’agrobusiness statunitense”, aggiunge Morgan Stanley .

Prendere profitto o ribilanciare?

La somma di questi rischi con le attuali valutazioni elevate del mercato azionario e il sentiment esuberante deve mettere in guardia gli investitori.
Una via, per gli investitori tattici prudenti, è quella di prendere in considerazione l’idea di prendere profitti nell’S&P 500. “Le opportunità di investimento esistono soprattutto nelle large cap value e mid cap growth. Vediamo anche opportunità nei mercati emergenti con l’aumento della volatilità valutaria”, argomenta Morgan Stanley che invece per gli investitori a lungo termine dovrebbero evidenzia la possibilità di prendere in considerazione il ribilanciamento dei portafogli e perseguire la massima diversificazione tra azioni e obbligazioni, nonché in asset reali, hedge fund e investimenti privati.