Tassi Fed: per Powell “non c’è fretta di tagliare”. Come leggerà questo segnale la Bce di Lagarde?
“Non c’è fretta di tagliare i tassi”. Questa una delle frasi chiave dell’intervento di ieri del presidente della Federal Reserve (Fed), Jerome Powell, che avvalora la possibilità che l’istituto centrale Usa possa prendersi una pausa nel percorso di normalizzazione dei tassi. Dichiarazioni che arrivano a una settimana di distanza dall’ultima riunione della Fed dello scorso 7 novembre in cui sono stati tagliati i tassi di 25 punti base (seconda mossa consecutiva, dopo settembre) e dopo la recente pubblicazione dell’inflazione Usa in linea con le attese. Parole che hanno rimesso in moto le scommesse sui tassi, con le aspettative di un taglio a dicembre che sono scese al 62% ma restano ancora forti.
Un segnale arrivato anche alle orecchie del numero uno della Bce, Christine Lagarde, che proprio ieri ha presentato le minute della riunione di ottobre.
Le parole di Powell sotto la lente dei mercati
“L’economia non sta inviando alcun segnale che dobbiamo affrettarci ad abbassare i tassi” e questa forza “ci dà la possibilità di affrontare le decisioni e agire con più cautela”, ha avvertito il numero della Fed nel corso di un intervento a Dallas. Powell si è poi soffermato sul mercato del lavoro e sull’inflazione, ovvero i due mandati della Fed.
“Il mercato del lavoro rimane in condizioni solide, dopo essersi raffreddato rispetto alle condizioni di un paio di anni fa, ed è ora tornato, secondo molti parametri, a livelli più normali, coerenti con il nostro mandato in termini di occupazione – ha spiegato il governatore -. Il mercato del lavoro si è raffreddato a tal punto da non essere più fonte di significative pressioni inflazionistiche. Questo raffreddamento e il sostanziale miglioramento delle condizioni di offerta più ampie hanno ridotto significativamente l’inflazione negli ultimi due anni dal suo picco di metà 2022 superiore al 7 percento”. Powell ha ricordato che proprio alla luce dei “progressi verso il target di inflazione e il raffreddamento delle condizioni del mercato del lavoro”, la settimana scorsa il Fomc ha deciso di tagliare nuovamente i tassi.
E in vista delle prossime mosse, ha dichiarato: “il percorso del tasso di riferimento dipenderà da come si evolveranno i dati in arrivo e le prospettive economiche“.
Powell e i dati Usa
Anche David Pascucci, analista dei mercati per XTB, torna sul tema Powell e sull’analisi di alcuni dati macro. “Dati Usa buoni quelli di ieri con il PPI al di sopra delle aspettative e le richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione migliori rispetto le aspettative. Quest’ultimo dato risulta il piú importante, con una situazione da monitorare anche per le prossime settimane fino all’uscita della disoccupazione. I dati in questione vedono numeri in leggero miglioramento ma di base il dato é ancora molto alto e a ridosso dei massimi visti a luglio quando il tasso di disoccupazione si trovava al 4,3%, ora siamo ancora al 4,1%. Questo dato é quindi da tenere sotto stretta osservazione e anche Powell in serata afferma proprio che il dato del mercato saranno cruciali per la Fed“.
Da Dallas “Powell afferma che la Fed non ha alcuna urgenza nel tagliare i tassi, ma allo stesso tempo afferma che i numeri del mercato del lavoro potrebbero portare la Fed ad agire tempestivamente – ricorda Pascucci -. Le aspettative sui tassi cambiano e si portano intorno al 60% per un taglio da 0,25%, aspettative che erano nettamente superiori fino a poco prima dell’uscita pubblica di Powell quando le aspettative erano a 80%. Al momento si attendono i dati di oggi pomeriggio sulle vendite al dettaglio, poi avremo la chiusura tecnica dei mercati”.
E la Bce?
E mentre la Fed sembra intenzionata a muoversi con cautela e a valutare anche una pausa sul cammino di riduzione dei tassi, si guarda dall’altra parte dell’Atlantico. In vista del meeting di dicembre c’è incertezza anche sul fronte Banca centrale europea (Bce), soprattutto sull’entità del taglio.
Inoltre, Lagarde guarderà con estrema attenzione alle parole di Powell , con la prospettiva di potenziali più tagli dei tassi da parte della Bce rispetto che Fed che non entusiasma Francoforte. “Ciò amplierebbe i differenziali dei tassi di interesse rispetto agli Stati Uniti e metterebbe sotto pressione un euro che è già sulla difensiva”, sottolineano da Bloomberg aggiungendo che “sebbene i funzionari Bce sottolineeranno che impostano la loro bussola indipendentemente dalla Fed, la realtà è che ciò che accade negli Stati Uniti raramente resta solo li quando si tratta di politica monetaria”.
Intanto dai verbali della Banca centrale europea di ottobre diffusi ieri è emerso, come ricordano da ING, “un dibattito in corso sulla tendenza disinflazionistica, con alcuni membri falchi riluttanti a procedere con un taglio dei tassi che è stato descritto come una mossa di ‘prudente gestione del rischio’. C’è un chiaro passaggio dalle preoccupazioni per l’inflazione a quelle per la crescita nel Consiglio direttivo, ma non ci sono indicazioni di un forte consenso per un’accelerazione dell’allentamento“. Spunti potrebbero arrivare da tre membri del board tra i più dovish come Fabio Panetta, Philip Lane e Piero Cipollone.
Meeting dicembre: verso taglio di 25 0 50 punti base?
Commentando le minute di ieri, gli esperti di ING scrivevano: “Guardando al futuro, con i risultati delle elezioni negli Stati Uniti, i rischi per le prospettive di crescita dell’eurozona si sono chiaramente spostati al ribasso; sia nel breve sia nel lungo periodo, ponendo una sfida ancora più complicata per la Bce. Infatti, il rischio di uno scenario più stagflazionistico è aumentato. Se l’istinto della Bce non cambia, la domanda per la riunione di dicembre non è più se la Bce taglierà di nuovo i tassi, quanto piuttosto se il taglio sarà di 25 bp o 50 bp”.
Come sempre si guarderà ai prossimi dati in uscita nelle prossime settimane. In particolare, gli economisti della banca olandese indicano che “la prossima serie di indicatori del sentiment non solo fornirà una prima indicazione del potenziale impatto delle elezioni negli Stati Uniti sull’economia dell’eurozona, ma potrebbe anche far pendere la bilancia verso un taglio di 25 o 50 punti”.