Oro sui massimi, tutti i fattori a supporto e i prossimi target

Il prezzo dell’oro aggiorna i massimi storici, sostenuto dalla domanda di beni rifugio tra le crescenti tensioni in Medio Oriente e l’approssimarsi delle elezioni statunitensi del 5 novembre. Superati i 2.700 dollari l’oncia, i trader guardano già ai prossimi obiettivi e al traguardo dei 3.000 dollari.
Nuovo record per il prezzo dell’oro
La quotazione spot dell’oro ha stabilito oggi un nuovo record a 2.738 dollari l’oncia, superando il precedente massimo di $2.722 dollari. Si tratta della quinta seduta consecutiva in rialzo per il lingotto, che da inizio anno ha registrato un balzo del 32%.
Il rally si è esteso anche all’argento, sui massimi dal 2012 (+43% ytd) e ad altri metalli preziosi come palladio e platino, in un contesto favorito dall’incertezza e dalla prospettiva di ulteriori tagli dei tassi da parte delle banche centrali.
Medio Oriente ed elezioni Usa spingono acquisti su asset rifugio
Alcuni dei principali fattori che stanno spingendo verso l’alto le quotazioni sono i rischi geopolitici in Medio Oriente, il riposizionamento degli investitori in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, gli acquisti da parte delle banche centrali e la forte domanda di oro fisico in India.
Per quanto riguarda il Medio Oriente, Israele sta valutando il prossimo attacco contro l’Iran, dopo l’uccisione del leader di Hamas Yahya Sinwar e l’esplosione di un drone di Hezbollah accanto all’abitazione del primo ministro Benjamin Netanyahu sabato.
L’altro grande fattore di incertezza riguarda la corsa alla Casa Bianca, in vista della quale i trader stanno ribilanciando i loro portafogli. I sondaggi mostrano un testa a testa serrato fra i due candidati, Donald Trump e Kamala Harris, lasciando molta indecisione sull’esito finale e sulle possibili conseguenze del voto.
Si interrompe la correlazione inversa oro-dollaro
La domanda di metalli preziosi è stata così forte da interrompere temporaneamente la correlazione inversa tra oro e dollaro statunitense. Tendenzialmente, infatti, un dollaro più debole agevola gli acquisti sull’oro, poiché ne riduce il prezzo per i consumatori e gli investitori non statunitensi. Viceversa, un rafforzamento del biglietto verde dovrebbe in teoria frenare la domanda.
Eppure, malgrado il recente apprezzamento della valuta statunitense, alimentato dalla minore aspettativa di imminenti tagli dei tassi da parte della Fed dopo alcuni solidi dati macro, l’oro ha continuato a salire, grazie soprattutto al suo status di bene rifugio.
Tagli tassi, banche centrali ed ETF tra i fattori trainanti
Malgrado la recente revisione al ribasso delle prospettive di tagli, i mercati continuano a prevedere un marcato allentamento della politica monetaria nei prossimi mesi, sia dalla Fed sia dalle altre banche centrali. Questo contribuisce a creare un contesto favorevole per l’oro e gli altri metalli preziosi, che non pagano interessi, perché si riduce il costo opportunità nel detenere questi asset non remunerativi.
Altri fattori sono ancora gli acquisti di oro da parte delle banche centrali, seppur in rallentamento rispetto alla prima parte dell’anno, e il ritorno dell’interesse da parte degli investitori occidentali, rimasti perlopiù in disparte nel primo semestre, mentre si riduce la frenesia dei consumatori cinesi.
Secondo Bank of America, le posizioni nette non commerciali, che riflettono il comportamento di investitori istituzionali e hedge fund, sono aumentate a un massimo storico.
Il broker australiano Pepperstone ha sottolineato i “significativi” flussi verso i metalli preziosi negli ultimi giorni, con “volumi enormi” per gli ETF su oro e argento.
Le previsioni sulle quotazioni dell’oro
Per Ole Hansen, responsabile per le strategie sulle materie prime di Saxo Bank, il forte trend rialzista del mercato “mostra pochi segni di conclusione”. Malgrado “molti potenziali investitori si tirino indietro di fronte alla prospettiva di pagare prezzi record, la paura di perdersi il rally costringe molti a farsi coinvolgere“.
I prossimi obiettivi principali per oro e argento, secondo l’esperto, puntano rispettivamente a 3.000 dollari e 35 dollari l’oncia, anche se la capacità di previsione è ridotta.
In un sondaggio tra i delegati di tutto il mondo che hanno partecipato all’incontro annuale della London Bullion Market Association ha previsto prezzi più alti nel giro di un anno per oro, argento, platino e palladio. Si prevede che l’oro salirà di circa il 10% a $2.917 entro la fine di ottobre 2025, mentre l’argento secondo alcuni potrebbe anche raggiungere i 45 dollari grazie alla forte domanda industriale.
Per Vivek Dhar, analista della Commonwealth Bank of Australia, i future sull’oro potrebbero salire a una media di $2.800 in questo trimestre e $3.000 nel quarto trimestre del 2025.
Attenzione anche alle società minerarie
L’impennata dell’oro ha scatenato gli acquisti anche sulle azioni delle società aurifere australiane West African Resources (+7,5%), Bellevue Gold (+6,1%) e Genesis Minerals (+7,4%).
Secondo il responsabile degli investimenti di VanEck, Russel Chesler, le società minerarie sono sottovalutate rispetto al prezzo sottostante del metallo giallo e sono in grado di offrire “la sicurezza dell’oro con il potenziale per rendimenti più elevati”. Il tutto, grazie ai “solidi fondamentali” e alla “aspettativa di una rivalutazione del mercato che rifletta la salute, la redditività e la sostenibilità migliorate del settore”.