Notizie Notizie Mondo Fed tra inflazione e crisi banche. La sfida di Powell

Fed tra inflazione e crisi banche. La sfida di Powell

22 Marzo 2023 09:47

Il Fed-Day è qui: outlook tassi. Da Powell Whatever It Takes contro fuga depositi?

Ci siamo: oggi è il Fed Day, giorno in cui la banca centrale americana annuncerà la propria decisione sui tassi sui fed fund Usa.

Toccherà oggi a Jerome Powell sfornare le frasi più rassicuranti possibili per convincere i mercati del fatto che, in ogni caso, anche a fronte di una nuova stretta monetaria, la Fed lancerà insieme alle altre autorità federali Usa una sorta di Whatever It Takes contro la fuga dei depositi.

Nell’ultima riunione del 31 gennaio-1° febbraio, la banca centrale americana ha annunciato un rialzo dei tassi di 25 punti base, al range compreso tra il 4,5% e il 4,75%, record dall’ottobre del 2007.

I tassi arriveranno a toccare oggi la soglia del 5%?

Il consensus prevede un’altra stretta monetaria di 25 punti base, nonostante la crisi bancaria esplosa con il crac di Silicon Valley Bank (SVB), la banca californiana delle start up messa KO dalla corsa agli sportelli dei suoi clienti, e successivamente con la crisi che ha investito Credit Suisse, banca poi acquistata dalla rivale UBS attraverso una fusione orchestrata dal governo svizzero  e dalla banca centrale Swiss National Bank.

Stabilità finanziaria VS stabilità dei prezzi, dunque controllo della crescita dell’inflazione, che negli Stati Uniti continua a viaggiare ancora a ritmi troppo elevati rispetto al target fissato dalla Fed, pari al 2%: è questo il difficile equilibrio che Jerome Powell è chiamato a raggiungere, in un momento in cui, nonostante le rassicurazioni varie che arrivano da più parti, i mercati temono il ripresentarsi di una crisi bancaria in stile 2008.

Yellen rassicura i mercati, ma First Republic continua a preoccupare

Nelle ultime sessioni, il sentiment a Wall Street è decisamente migliorato.

Per quanto il caso First Republic continui a preoccupare, con la banca regionale americana che viene vista da molti come il prossimo tassello del domino a cadere dopo quello di Silicon Valley Bank, gli investitori sono meno negativi sul settore finanziario degli Stati Uniti.

L’ultimo fattore che è riuscito ad accantonare le preoccupazioni sulle banche Usa è stato il discorso proferito ieri da Janet Yellen, ex presidente della Federal Reserve e ora segretario al Tesoro Usa, che ha confermato l’intenzione delle autorità federali degli Stati Uniti di fare il possibile per scongiurare altri casi di corsa agli sportelli:

“Le misure che abbiamo varato non sono concentrate su aiuti a banche o categorie di banche specifiche – ha detto Janet Yellen, riaccedendo i buy sulle banche regionali Usa – Il nostro intervento è stato necessario per proteggere l’intero sistema bancario in senso più ampio. E interventi simili potrebbero essere avallati nel caso in cui le istituzioni più piccole dovessero assistere a una corsa agli sportelli che rappresentasse un rischio di contagio”.

Nelle ultime ore sono circolati anche rumor riguardo a un piano a dir poco ambizioso del Tesoro Usa, volto a garantire tutti i depositi Usa, che ammontano a circa $18 trilioni.

Detto questo, sempre First Republic continua ad affossare il sentiment dei mercati, nonostante la banca sia stata ripetutamente blindata, in primis da JP Morgan, il colosso bancario numero uno degli Stati Uniti guidato da Jamie Dimon.

Proprio Dimon, stando ad alcune indiscrezioni riportate da Reuters, starebbe lavorando insieme all’istituto per trovare nuove fonti di capitale, anche dopo i $30 miliardi di depositi iniettati dalle 11 principali banche Usa, JP Morgan in primis.

Cosa deciderà di fare, in questa situazione, la Fed di Jerome Powell?

Un chiaro altolà a un ennesimo rialzo dei tassi è arrivato nelle ultime ore da nomi ben noti del mondo della finanza globale: Bill Ackman ed Elon Musk.

Quest’ultimo, ceo di Tesla, Twitter e Space X, ha invocato perfino un taglio dei tassi di 50 punti base. Bill Ackman si è limitato a chiedere soltanto una pausa, tra l’altro temporanea, ben consapevole della piaga dell’inflazione.

Fed: Goldman Sachs prevede pausa rialzo tassi

Gli analisti di Goldman Sachs stimano dal canto loro una pausa sui tassi per la giornata di oggi.

L’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, è atteso per le 19 ora italiana. Jerome Powell parlerà a partire dalle 19.30 ora italiana.

“Ci aspettiamo che il Fomc faccia una pausa nella sua riunione di marzo a causa dello stress presente nel sistema bancario. Sebbene le autorità abbiano risposto in modo aggressivo per sostenere il sistema finanziario, i mercati appaiono poco convinti del fatto che gli sforzi volti a supportare le banche di piccola e media dimensione siano sufficienti”, hanno scritto in una nota gli analisti di Goldman Sachs, precisando tuttavia che quella di oggi, a loro avviso, dovrebbe essere solo “una pausa nella lotta all’inflazione”, che non escluderebbe ulteriori strette in futuro.

D’altronde, si legge nella nota di Goldman Sachs, “riportare l’inflazione al 2% è un obiettivo di medio termine, che il Fomc prevede di risolvere solo gradualmente nell’arco dei prossimi due anni”.

Dunque, “il Fomc potrà tornare in azione velocemente nel caso in cui dovesse essere appropriato, e lo stress sulle banche potrebbe avere anche effetti disinflazionistici”.

Non è d’accordo invece Michael Gapen, capo economista Usa di Bank of America,che ha indicato che i dati macro “dimostrano che un ulteriore restrizione è giustificata”.

Piuttosto, secondo Gapen, Powell dovrà rassicurare le banche sui poteri che rendono la Federal Reserve prestatore di ultima istanza, in modo da far rientrare la paura di una nuova corsa agli sportelli e di una fuga di depositi dalle banche americane di media dimensione.

Ma su cosa scommettono i mercati? Dal FedWatch di CME Group è emerso che nella serata di ieri, a Wall Street, i trader stavano scommettendo su un rialzo dei tassi di 25 punti base con una probabilità dell’89%, rispetto a una probabilità di appena l’11% di una pausa.

Tra l’altro, c’è anche chi avverte del fatto che un eventuale stop al rialzo dei tassi da parte della Fed insinuerebbe sui mercati il dubbio che nel sistema bancario Usa ci sia davvero il rischio di un terremoto. E in quel caso la corsa agli sportelli potrebbe ulteriormente intensificarsi.