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Credit Suisse? ‘Svizzera Repubblica delle Banane’

21 Marzo 2023 13:23

Svizzera post UBS-Credit Suisse: roba da Repubblica delle Banane?

E ora con il salvataggio di Credit Suisse la Svizzera rischia di diventare una “Repubblica delle banane finanziaria”, una “Financial Banana Republic”, così come si legge in un articolo pubblicato dalla CNBC e firmato da Sam Meredith.

A employee is seen in silhouette with sign of Swiss giant banking UBS and a sign of Credit Suisse bank in Zurich on March 20, 2023. – Shares in European banks sank on March 20, 2022 despite a buyout of Credit Suisse by Swiss lender UBS aimed at preventing a global banking crisis. (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP) (Photo by FABRICE COFFRINI/AFP via Getty Images)

Se fino a pochi giorni fa il rischio era che la seconda banca elvetica Credit Suisse collassasse, ora il rischio è che la Svizzera perda la propria reputazione finanziaria a causa delle varie falle dello schema con cui ha deciso di mettere in sicurezza l’ex Schweizerische Kreditanstalt (CS), convincendo UBS ad accollarsela per un valore di 3 miliardi di franchi svizzeri.

Non senza essere stata costretta, ancora prima, a blindare la stessa UBS dagli eventuali problemi che l’acquisizione di un istituto malandato del calibro di Credit Suisse avrebbe potuto provocare.

Risultato: il governo svizzero ha fornito a UBS garanzie per un valore di 9 miliardi, mentre la banca centrale svizzera Swiss National Bank (SNB) ha messo a disposizione delle due banche una liquidità di ben 100 miliardi di franchi.

E non si dica che è stato un bailout, cosa che invece il responsabile della divisione di consulenze economiche di Allianz, l’ex Pimco Mohammed El-Erian ha invece fatto prontamente notare.

UBS-Credit Suisse: non proprio una operazione di mercato

La ministra delle finanze svizzera Karin Keller-Sutter ha parlato di una “soluzione commerciale”.

Questo non è un bailout – ha detto Keller-Sutter – perchè UBS prenderà il controllo di Credit Suisse. Non si tratta di soldi che diamo a Credit Suisse o a UBS, dunque riteniamo che questa soluzione sia la migliore, e spero che sarà anche accolta con favore da altre giurisdizioni”.

La ministra ha giustificato l’intervento pilotato dal governo, dalla banca centrale e dall’Autorità finanziaria elvetica FINMA con gli effetti che si sarebbero potuti presentare con un eventuale crac di Credit Suisse che di fatto, di panico sui mercati finanziari , gelati dal timore di una nuova crisi bancaria in stile 2008, ne aveva provocato tanto:

Una eventuale bancarotta di Credit Suisse avrebbe provocato un danno collaterale enorme sul mercato finanziario svizzero e anche globale”, ha sottolineato Keller-Sutter.

Detto questo, che come minimo il matrimonio tra UBS e Credit Suisse non sia stata una operazione di mercato è sotto gli occhi di tutti:

intanto, il governo ha avvertito così tanto la necessità di blindare Credit Suisse al punto da bypassare gli stessi azionisti dei due istituti, a cui è stata strappata la possibilità stessa di proferire motto.

Mossa Svizzera fa infuriare i detentori dei bond AT1

Non solo: l’Autorità finanziaria svizzera FINMA ha scatenato la furia degli obbligazionisti detentori dei bond AT1 di Credit Suisse azzerando il valore del loro investimento.

La paura esplosa sui bond AT1 in generale è stata tale da portare le autorità di regolamentazione europee, Bce di Christine Lagarde in primis, a cercare di sedare la preoccupazione di un azzeramento anche di altre obbligazioni di quel tipo.

Da noi bond AT1 blindati, ha sentenziato la banca centrale europea che, insieme all’Autorità bancaria europea (EBA) e al Comitato di risoluzione unico SRB,  ha rassicurato i detentori di quelle obbligazioni, affermando che le autorità di vigilanza, in caso di banche in dissesto, continueranno a imporre perdite agli azionisti prima che agli obbligazionisti.

Oltre alla carica di tweet con cui il vice presidente della Bce Vitor Constancio ha commentato il deal tra Credit Suisse e UBS, le critiche di diversi esperti del mondo della finanza e dell’economia si sono sprecate.

“L’importanza della Svizzera come centro finanziario è andata a pezzi – ha commentato Octavio Marenzi, CEO di Opimas, in una nota ai clienti – Il paese ora sarà considerato alla stregua di una repubblica delle banane finanziaria”.

Di qui, l’articolo della CNBC ‘A financial banana republic’: UBS-Credit Suisse deal puts Switzerland’s reputation on the line.

La debacle di Credit Suisse produrrà ramificazioni significative per le altre istituzioni finanziarie svizzere – ha spiegato Marenzi – La reputazione di un paese noto per la gestione prudente della finanza, per la solidità dei controlli delle autorità di vigilanza e per essere in qualche caso perfino noioso e rigido in tema di investimenti è stata spazzata via“.

Goldman Sachs: mai perdita così grande per obbligazionisti CoCo

Oggi il titolo UBS riporta alla borsa di Zurigo un trend positivo, dopo aver chiuso in rialzo alla vigilia, recuperando terreno rispetto alle perdite sofferte all’inizio della sessione di ieri, a seguito dell’annuncio dell’intesa raggiunta per rilevare Credit Suisse. Le azioni di Credit Suisse sono invece oggi poco mosse, dopo essere crollate ieri del 55%.

Vale la pena di rimarcare che la finanza mondiale è stata scioccata nelle ultime ore non solo dalla mega fusione pilotata dal governo tra UBS e Credit Suisse.

Il grande shock è arrivato per l’appunto a causa della decisione delle autorità elvetiche di svalutare a zero i bond At1 di Credit Suisse, noti anche coome obbligazioni “CoCo”.

La svalutazione ha ridotto praticamente a zero il valore di investimenti da 16 miliardi di franchi svizzeri, aventi per oggetto questi bond.

Una mossa straordinaria, con cui la Svizzera ha deciso di blindare prima gli azionisti, rispetto agli obbligazionisti, seguendo un iter contrario rispetto a quanto avviene in Europa.

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Gli strategist del credito di Goldman Sachs hanno commentato la mossa affermando che la decisione “può essere interpretata alla stregua di una effettiva subordinazione degli obbligazionisti AT1 nei confronti degli azionisti”.

La decisione, inoltre, ha dato il via alla “più grande perdita mai inflitta nella storia ai detentori dei bond AT1 dalla nascita di questa asset class successiva alla crisi finanziaria”, hanno aggiunto da Goldman Sachs.

Non tutti hanno tuttavia parlato di shock. In un intervento alla trasmissione della CNBC “Squawk Box Europe” Elisabeth Rudman, responsabile globale della divisione di istituzioni finanziarie di DBRS Morningstar, ha ricordato che “gli AT1 sono stati concepiti per assorbire le perdite, dunque non c’è nulla di sorprendente. (La Svizzera) – ha continuato Rudman – ha fatto quello che ci si attendeva che facesse”.

Il commento di Kairos

Sarà.  Ma anche Alberto Tocchio, Head of European Equity and Thematics di Kairos Partners SGR, ha parlato nel commento relativo al trend dei mercati di una “situazione piuttosto rara sui bond AT1 o Cocos che sono di fatto stati valorizzati a zero, mostrando una situazione preferenziale dell’azionario, qualcosa di mai visto prima”. E qualcosa che ha creato, ha aggiunto Tocchio, “diversi scompensi sui quasi €300 miliardi di bonds AT1 europei che non hanno nulla a che vedere con la straordinarietà della manovra sulla banca svizzera”.

Il numero uno della divisione Equity di Kairos Partners SGR ha sottolineato in un podcast che la Svizzera, praticamente, “ha preferito prendere delle misure straordinarie ad hoc per facilitare la chiusura dell’accordo (tra UBS e Credit Suisse) ed evitare un rischio di contagio per altri istituti svizzeri ed europei”.

E certo “per UBS l’accordo non è rischioso, con un prezzo di 3 miliardi di franchi svizzeri per l’acquisto contro i 60 di capitalizzazione dell’acquirente, una garanzia di liquidità della Banca Centrale per 100 miliardi e 9 miliardi di potenziali perdite a carico del Governo, a fronte di 8 miliardi di potenziali sinergie per le due banche”.

Tornando alla polverizzazione di quei bond AT1, Tocchio ha avvertito infine che il “punto ora è cercare di capire se effettivamente queste particolari condizioni sulla seniority dei bonds siano legate solo a questo caso specifico o a tutti i bonds AT1 in circolazione, perché tale mossa rischia di rendere le banche ancora più sotto stress per autofinanziarsi, rischiando che il tightening siano loro ad avviarlo, piuttosto che le Banche Centrali stesse”.