Notizie Notizie Mondo First Republic Bank crollo da record, -80% in 8 sedute. E’ ancora downgrade

First Republic Bank crollo da record, -80% in 8 sedute. E’ ancora downgrade

20 Marzo 2023 13:10

Nuovo tonfo per la First Republic Bank, che dopo il crollo record del 72% della scorsa settimana, al momento si muove in pre-market in calo del -20%, trovandosi così vicino a nuovi minimi storici dalla sua quotazione in borsa nel 2010 a quota $ 17,71. Le vendite di oggi arrivano in seguito al secondo downgrade nel giro di quattro giorni da parte di S&P 500 global che ieri ha ulteriormente tagliato il suo rating creditizio nei confronti di First Republic, portandolo allo “status di spazzatura” (“junk”). La società di rating ha giustificato il taglio da BB+ a B+ affermando di temere che il piano di salvataggio da 30 miliardi di dollari possa non riuscire a salvare First Republic Bank.

I sostegni alla banca

Ricordiamo che sul finire di settimana scorsa quasi una dozzina delle maggiori banche americane tra cui JPMorgan, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno depositato 30 miliardi di dollari di sostegni a First Republic. Tuttavia, questo potrebbe non bastare per salvare la banca con sede a San Francisco che “potrebbe non risolvere i suoi problemi riguardanti il business, la liquidità, oltre che le sfide di redditività”, avvertono gli analisti di S&P Global, che vedono ancora “un elevato stress di liquidità con esborsi consistenti” su First Republic.

Nella giornata di ieri la First Republic bank, ha annunciato di essersi assicurata 70 miliardi di dollari di ulteriore liquidità dalla Federal Reserve e da JPMorgan Chase, ma a quanto pare questo non è servito per tranquillizzare gli investitori e i creditori. Tutto questo non fa altro che aumentare le preoccupazioni circa l’eventualità che a First Republic possa fallire proprio come è successo alla Silicon Valley Bank, una situazione che rischierebbe di far crollare l’intera sistema.

In numeri, secondo S&P Global Ratings, la maggior parte dei depositi (68%) della First Republic non è assicurata dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), in quanto superano il limite “assicurati” di 250mila dollari. Ecco che questi depositi non tutelati sono i “più suscettibili al ritiro e al trasferimento presso altre banche”, dato che i correntisti hanno visto ciò che è successo con il fallimento della Silicon Valley Bank, una situazione che ha lasciato i suoi maggiori clienti nel limbo fino all’intervento dei regolatori federali dopo alcuni giorni.

Andamento di lungo periodo della First Republic Bank, dai massimi storici ai minimi storici in poco più di un anno

Ma cos’è successo alla banca?

La First Republic Bank, banca commerciale fondata nel 1985 con sede a San Francisco, prima del recente crollo era la 14° banca statunitense per attività, infatti a fine 2022, deteneva depositi per oltre 176 miliardi di dollari.

In sostanza, il crollo del prezzo delle azioni della First Republic bank è dovuto alle crescenti preoccupazioni degli investitori per il futuro della società dopo i recenti fallimenti della Silicon Valley Bank, della Signature Bank e della Silvergate Capital.

Andamento di breve periodo della First Republic Bank (-80% in 8 sedute)

Si diffonde la crisi bancaria che affossa i listini

Il recente collasso dei tre istituti credito statunitensi, tra cui la Silicon Valley Bank, ha messo a dura prova la fiducia nel settore finanziario, alimentando le preoccupazioni che i depositanti stiano ritirando i loro fondi e danneggiando la liquidità delle banche. A causa di queste turbolenze, in America il KBW Bank, l’indice ponderato per la capitalizzazione che raggruppa le maggiori banche statunitensi e le principali istituzioni regionali, solo nell’ultima settimana ha perso il 15% del suo valore (-22% da inizio anno).
Stessa sorte in Europa, con l’indice Euro Stoxx banks che è crollato nelle ultime due settimane di quasi il 20% e anche oggi avvia la settimana in calo.

Negli ultimi giorni hanno tenuto banco i guai di Credit Suisse, che sono culminati con l’accordo mediato dal governo svizzero e confermato ieri, tramite il quale UBS acquisterà il competitor Credit Suisse per $ 3,2 miliardi.
A riguardo la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha dichiarato che l’accordo, che include 100 miliardi di franchi svizzeri ($ 104 miliardi) nell’assistenza alla liquidità per entrambe le imprese, per “garantire la stabilità finanziaria e proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale”.

Questo accordo, al contrario di quello che si possa pensare ha ulteriormente alimentato le preoccupazioni a lungo termine circa la salute del sistema finanziario europeo e statunitense, messi a dura prova da crisi liquidità e dai depositanti in fuga dai più piccoli istituti di credito regionali.

Un altro segnale di preoccupazione ci giunge anche dagli indicatori di volatilità del mercato, con l’indice VIX, l’indice della paura che avanza vicino a quota 27.

Balza l’oro

A causa delle crescenti preoccupazioni sulla tenuta del sistema finanziario internazionale, anche oggi brilla l’oro che in avvio delle contrattazioni ha addirittura superato intraday l’importante livello di resistenza a quota 2.000 dollari, prezzi di marzo 2022 e al momento mostra un progresso dello 0,6% a quota $1.987.