Notizie Notizie Italia FCA: torna sul tavolo la carta Peugeot? Quelle pressioni di PSA su Parigi per far saltare le nozze con Renault

FCA: torna sul tavolo la carta Peugeot? Quelle pressioni di PSA su Parigi per far saltare le nozze con Renault

7 Giugno 2019 10:13

E ora, dopo la decisione di FCA di ritirare la proposta di fusione con la francese Renault, ritornerà in campo la carta PSA, la holding di cui fa parte Peugeot? Che tra l’altro, secondo diverse indiscrezioni, avrebbe fatto di tutto per mandare a monte il matrimonio tra il gruppo italiano e la sua rivale di casa francese?

Mentre analisti e strategist si affannano a fare previsioni su cosa accadrà ora a Fiat Chrysler, il presidente John Elkann scrive una lettera ai dipendenti spiegando il motivo dello stop a una operazione che avrebbe creato sinergie per 5 miliardi, dando vita al terzo colosso mondiale dell’auto.

Dal canto suo, il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio e ministro dello Sviluppo economico afferma in un’intervista rilasciata a Radio 24 che “la Francia non ha fatto una bella figura” e che l’accordo è saltato a causa dell‘interventismo di Stato, che ha visto mettersi in mezzo, dice, lo stesso presidente francese Emmanuel Macron.

Così Elkann nella missiva scritta ai dipendenti:

La scelta di dire stop a Renault “non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della nostra società e di coloro che lavorano qui, tenendo chiaramente in considerazione tutti i nostri stakeholder”.

“La decisione di iniziare queste conversazioni con Groupe Renault è stata corretta, una decisione che abbiamo preso dopo esserci preparati su tutti i fronti – ha continuato Elkann nella lettera – L’ampio consenso che ha ricevuto è stato un chiaro segnale che il nostro tempismo, così come l’equilibrio di ciò che abbiamo proposto, erano corretti“. Tuttavia, “persino la miglior proposta come lo era questa, tanto da aver ricevuto positive attestazioni di stima e consenso ha poche possibilità di raggiungere il successo finale se le sue fondamenta si rivelano alla prova dei fatti instabili”.

L’affondo contro lo Stato francese,  che ha posto diverse condizioni sine qua non per la transazione di fusione, non è mancato:

“Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all’importante lavoro che abbiamo da fare”.

Questo non significa che FCA smetterà di considerare altre opzioni interessanti. Tutt’altro:

“Sotto la leadership di Mike Manley (nuovo AD di FCA che ha preso il posto di Sergio Marchionne), FCA è una società straordinaria, piena di persone eccezionali con una chiara strategia per un futuro forte e indipendente. Continueremo a essere aperti a opportunità di ogni tipo che offrano la possibilità di rafforzare e accelerare la realizzazione di questa strategia e la creazione di valore”.

“Ora è tempo di concentrarci sul presente e sul conseguimento degli obiettivi che ci siamo posti per quest’anno”.

A questo punto cosa farà FCA? Difficile, secondo diversi analisti, che l’azienda lascerà cadere la voglia di unire le proprie forze con quelle di un altro colosso dell’auto. Tanto che Il Sole 24 Ore parla chiaramente di toto partner.

“Tra i partner più accreditati spiccherebbe proprio Psa (Peugeot, Citroën, Opel e Ds) che potrebbe portare in dote piattaforme moderne come Emp2 (Efficient Modular Platform) introdotta nel 2013 e la nuova Cmp (Common Modular Platform), dedicata ai modelli di segmento C e B tra cui le nuove Peugeot 208 e Opel Corsa (pronte per i concessionari) sviluppate fin da subito anche nelle versioni elettriche (oltre che benzina e diesel) grazie alla variante per auto alla spina di questa piattaforma. Psa è in buona salute (ha archiviato un 2018 record con un fatturato in crescita del 19% e un risultato netto in rialzo del 40%) per merito della cura di Carlos Tavares che però punta a espandersi in nuovi mercati (gli Usa) e territori come il premium. Fca potrebbe offrire il mercato americano e brand gioiello come Jeep ma andrebbero gestite alcune sovrapposizioni tra marchi e modelli”. Ma si fanno anche i nomi di Hyundai e della cinese Geely che ha acquistato Volvo“.

FCA tornerà a questo punto a sondare la carta PSA? Possibile, secondo le ultime indiscrezioni. Tra l’altro sembra che proprio la holding che controlla Peugeot abbia contribuito non poco a far saltare l’accordo tra il gruppo italo-americano e Renault, sua rivale.

Le indiscrezioni vengono riportate sempre dal quotidiano di Confindustria, che nella sua edizione odierna parla di altre variabili che hanno giocato a sfavore del compromesso: il tempo e un ruolo silenzioso ma altrettanto efficace della Psa di Carlos Tavares.

Parigi: su FCA tra i due fuochi PSA (Peugeot) e Renault

Parigi si sarebbe trovata tra due fuochi, ovvero tra Renault e PSA, entrambe francesi, entrambe aziende in cui la mano dello Stato francese è più che presente, con una partecipazione del 15% nella prima – che lo rende primo azionista – e, indirettamente, con una quota del 12,2% attraverso la Caisse des dépôts nella seconda.

Così Il Sole riporta il retroscena:

“L’accordo Renault-Fca nasce come un blitz e come tale, hanno sottolineato alcune fonti, doveva essere gestito in tempi rapidi. Questo per evitare che proprio l’offerente, in questo caso Fca che ha presentato la proposta, si ritrovasse (come poi si è verificato) nella posizione scomoda di dover assecondare una serie di richieste, condizioni e paletti giustificabili fino a una certa soglia limite. Sulla carta lo schema aveva già ricevuto il benestare delle forze in campo, incluso il Governo. Ma proprio lo Stato francese in questa vicenda, secondo alcune fonti, ha cambiato posizione alla luce di pressioni crescenti di Psa, per la quale un eventuale accordo tra Fca e Renault rappresentava un serio problema industriale e finanziario. Da qui il cambio di marcia progressivo è stato evidente”.

Bisogna ricordare che, fino a non molte settimane fa, non si parlava tanto di FCA-Renault, ma di FCA-PSA. All’inizio di marzo, lo stesso AD di FCA Mike Manley si era detto favorevole a considerare l’opzione di un asse con la holding che controlla Peugeot e altri marchi.

Il sostegno arrivato poi dalla stessa famiglia Peugeot aveva permesso a FCA di inanellare nuovi balzi in Borsa a livelli record.

Da segnalare che la famiglia fondatrice del marchio Peugeot detiene una partecipazione del 12% in PSA, colosso automobilistico che venne salvato dalla crisi del comparto auto – che esplose contestualmente alla crisi finanziaria-  dal governo francese e dalla cinese Dongfeng Motor.Le mire di acquisizione dell’azienda francese erano diventate evidenti all’inizio di marzo, meno di un anno dopo l’integrazione di PSA con i marchi Opel e Vauxall acquistati da General Motors, quando l’AD Carlos Tavares aveva affermato che l’azienda era ormai pronta a individuare nuove opportunità di crescita .

Era stato sempre  Tavares a strepitare nelle ultime settimane contro la possibilità di un accordo tra FCA e Renault, comportandosi alla stregua di un fidanzato tradito.

Dal canto suo, la ‘mollata’ Renault ha espresso “la propria delusione per non avere avuto l’opportunità di continuare a dare seguito alla proposta di Fca”.

“Riteniamo che l’opportunità arrivasse al momento giusto, avendo una logica industriale convincente e grande merito finanziario e riteniamo che enfatizzasse l’attrattività dell’alleanza con Nissan e Mitsubishi”.

Secondo il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, proprio i giapponesi di Nissan avrebbero impedito il buon esito dell’operazione. Delle quattro condizioni presentate da Renault, riporta il Sole,”restava da ottenere un sostegno esplicito di Nissan”.

Per questo lo Stato francese ha “auspicato che il consiglio di amministrazione disponesse di un periodo aggiuntivo di 5 giorni per assicurarsi il sostegno dell’insieme delle parti in causa”.

Ma FCA non ha accettato.