Notizie Notizie Italia Eni: utili giù nel 2023 con petrolio-gas. I numeri della ‘carta anti-debito’ del governo Meloni

Eni: utili giù nel 2023 con petrolio-gas. I numeri della ‘carta anti-debito’ del governo Meloni

16 Febbraio 2024 11:50

Per Eni, il grande giorno della pubblicazione degli utili è arrivato: il colosso petrolifero italiano controllato dallo Stato, sia attraverso la partecipazione detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) che con la quota nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti, ha annunciato di aver concluso il 2023 con un utile netto adjusted superiore agli €8 miliardi, a quota 8,298 miliardi.

Il trend è stato però negativo, con un calo degli utili del 38% su base annua.

Giù anche l’utile operativo adjusted e l’utile netto.

Conti Eni 2023, titolo giù a Piazza Affari

I risultati di bilancio del 2023 di Eni sono stati definiti dal ceo Claudio Descalzi “eccellenti, nonostante uno scenario incerto e volatile”.

I numeri di Eni vanno considerati, di fatto, ricordando le sfide rappresentate dalla “flessione dei prezzi del petrolio Brent”, che è sceso del 5% nel quarto trimestre del 2023 su base annua, e dal tonfo dei prezzi del gas, crollati nel mercato europeo di ben il 57% su base annua.

I conti non scaldano il titolo, che accelera al ribasso sul  Ftse Mib di Piazza Affari, in attesa che gli operatori abbiano un quadro più chiaro delle prossime mosse del governo Meloni.

Le azioni Eni arretrano attorno alle 12 ora italiana di oltre il 2%, a quota 14,304 euro, confermandosi maglia nera del listino Ftse Mib.

Eni: tra le carte anti-debito che il governo Meloni vuole giocare

Insieme ad altre società quotate alla borsa di Milano come Mps e Poste, Eni è la carta anti debito che il governo italiano vuole giocare, nell’ambito del piano di privatizzazioni annunciato qualche mese fa.

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Nel caso specifico del cane a sei zampe, sono della fine di gennaio i rumor riportati da Bloomberg, secondo cui il governo Meloni starebbe considerando l’ipotesi di cedere il 4% del capitale dopo il completamento del piano di buyback da parte del gruppo.

Nell’articolo “Italy Plans to Sell €2 Billion Eni Stake to Reduce Debt” , Bloomberg ha ricordato il piano di privatizzazioni lanciato dal governo Meloni, volto a smobilizzare partecipazioni statali per un valore complessivo di 20 miliardi di euro circa entro il 2026.

Riguardo a Eni, va ricordato che il Tesoro italiano al momento detiene una quota pari al 4,7%.

Una partecipazione pari al 27,7% è in possesso di Cassa Depositi e Prestiti (CdP).

Dalle indiscrezioni di Bloomberg è emerso che “il governo Meloni punta a raccogliere 2 miliardi di euro circa dalla vendita della partecipazione, nell’ambito del suo piano di privatizzazioni, stando a fonti a conoscenza del dossier che hanno chiesto di non essere citate, vista la natura confidenziale del piano. Le proposte sono ancora in via di definizione, e potrebbero cambiare””.

Diffusi verso la seconda metà del mese di gennaio, i rumor sono stati commentati tra gli altri dagli analisti di Equita SIM che, hanno sottolineato come la completa realizzazione del piano di riacquisto di azioni da €2,2 miliardi da parte di Eni farebbe salire la partecipazione dello Stato al 34% circa.

E che, di conseguenza, “la cessione di circa €2 miliardi permetterebbe al governo di mantenere una quota in Eni del 30%”.

Equita ha aggiunto che, a suo avviso, “l’eventuale piazzamento ci sembra uno scenario possibile e assorbibile dal titolo senza eccessiva pressione”.

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Eni: utile netto 2024 a 4,747 miliardi, -66%. I dividendi e il piano buyback

Tornando ai numeri del bilancio di Eni, il trend degli utili è stato dunque al ribasso.

Nell’intero 2023 l’utile operativo adjusted è stato pari a 13,805 miliardi, in flessione del 32% y/y.

L’utile netto adjusted è ammontato a 8,298 miliardi, in ribasso del 38% su base annua.

Nel quarto trimestre del 2023 l’utile netto adjusted è stato pari a 1,638 miliardi, in calo del 34%.

L’utile netto di Eni di tutto il 2023 è stato pari a 4,747 miliardi, giù di ben il 66% su base annua.

Nel quarto trimestre, l’utile netto è sceso a 149 milioni, in ribasso di ben il 76%.

Nel corso del quarto trimestre dell’anno l’utile operativo proforma adjusted è stato pari a €3,8 mld (con un rilevante €17,8 mld nell’anno):

un risultato che Eni ha motivato con i “solidi risultati di E&P, la performance record di GGP e il contributo positivo di Plenitude”.

Sempre nel quarto trimestre 2023 il flusso di cassa da attività operativa adjusted ante working capital al costo di rimpiazzo è stato di €3,6 miliardi, superiore agli investimenti organici di €2,4 miliardi, generando pertanto un free cash flow organico di €1,2 miliardi.

Occhio inoltre al flusso di cassa adjusted dell’intero 2023, stando a quanto ha annunciato Eni nel comunicato:

Nell’intero 2023, il flusso di cassa adjusted è stato pari a €16,5 miliardi, superiore ai fabbisogni per investimenti pari a €9,2 miliardi, generando un free cash flow organico di circa €7,3 mld che ha consentito di remunerare gli azionisti attraverso il pagamento dei dividendi (€3 miliardi) e il programma di acquisto azioni proprie (€1,8 miliardi) e di perseguire strategiche opportunità di portafoglio per accelerare la crescita nel business della decarbonizzazione (€2,4 mld), inclusa l’acquisizione di Chalmette negli Stati Uniti, l’incremento della partecipazione in Novamont ottenendone il controllo, e l’acquisto di asset a gas in Algeria.

Eni ha ricordato, a proposito della remunerazione a favore degli azionisti, di aver distribuito lo scorso novembre 2023 la seconda delle quattro tranche del dividendo relativo all’esercizio 2023 pari a €0,23 per azione, per un totale di €0,75 miliardi.

La società ha reso noto ieri, in occasione della riunione indetta per approvare il bilancio, che il cda ha deliberato la terza tranche del dividendo 2023 di €0,24 per azione, il cui pagamento è previsto per il prossimo 20 marzo.

Ma Eni sta premiando gli azionisti anche con il piano di buyback (acquisti di azioni proprie 2023), la cui seconda tranche è stata lanciata dal colosso lo scorso settembre.

Il piano di buyback totale per il 2023 annunciato da Eni, va ricordato, prevede il riacquisto di azioni proprie di € 2,2 miliardi, fino a un massimo di € 3,5 miliardi.

A tal proposito, Eni ha informato che al 9 febbraio 2024 ha acquistato 84,5 milioni di azioni per un valore di €1,275 miliardi.

Per quanto riguarda l’outlook, il gruppo ha reso noto che le prospettive del business e i principali target industriali e finanziari a breve/medio e lungo termine saranno illustrati nella Strategy Presentation prevista per il 14 marzo e che il contenuto del Capital Markets Day sarà diffuso con un comunicato stampa emesso nella stessa giornata.

Descalzi: il punto su Enilive e Plenitude

Così il ceo Claudio Descalzi ha commentato gli utili archiviati da Eni nel corso del 2023:

“Il 2023 è stato per Eni un altro anno di eccellenti risultati, nonostante uno scenario incerto e volatile. Abbiamo conseguito ottimi risultati sia finanziari che operativi, progredendo nella nostra strategia di creazione di valore, di decarbonizzazione e di contestuale garanzia di stabilità e affidabilità delle forniture energetiche. Il nostro modello satellitare distintivo si conferma un’efficace leva nell’accelerazione della crescita di valore, contribuendo alla nostra performance in modo sostanziale”.

Descalzi ha messo in evidenza il recente completamento dell’ “acquisizione di Neptune che, con il suo portafoglio prevalentemente a gas, e sinergico ai nostri asset in Nord Europa, Indonesia e Nord Africa, costituirà un elemento chiave per i nostri piani di sviluppo”.

Il ceo ha ricordato inoltre che “nel 2023 abbiamo avviato nel rispetto dei tempi e dei budget i due rilevanti progetti Baleine in Costa d’Avorio e Floating GNL Congo (fase 1)“, aggiungendo che “grazie agli straordinari successi esplorativi in Indonesia e in altre geografie abbiamo confermato la nostra leadership nel settore; al tempo stesso abbiamo conseguito il massimo livello di produzione rispetto all’intervallo obiettivo annunciato”.

In particolare, ha continuato il ceo Descalzi, “il settore GGP ha realizzato risultati record facendo leva sulla qualità del portafoglio, azioni di ottimizzazione e favorevoli accordi contrattuali”.

Ma “la realizzazione di progetti a gas e a contenute emissioni è solo un aspetto del nostro piano di transizione, che ci vede anche impegnati nell’aumentare in maniera rilevante la presenza nel settore delle nuove energie”.

A tal proposito “Enilive, attiva nei business dei biocarburanti e dei servizi di mobilità, ha ampliato la propria presenza internazionale attraverso l’acquisizione della partecipazione del 50% nella bioraffineria di Chalmette negli Stati Uniti e l’accordo di joint venture con LG Chem per la realizzazione di un nuovo impianto in Corea del Sud”.

Per quanto riguarda Plenitude, sono stati raggiunti i “3 GW di capacità rinnovabile”.

Ed “entrambi i business già adesso assicurano un contributo economico di circa €1 mld di EBITDA ciascuno – ha fatto notare Descalzi – Attraverso il recente accordo per l’ingresso nel capitale di Plenitude di un investitore istituzionale, abbiamo dato visibilità al valore di questo business stimato in circa €10 mld rafforzando l’accesso a mezzi finanziari incrementali a sostegno dei nostri piani di crescita”.

Il ceo ha rimarcato l’eccellenza dei risultati finanziari, citando “un Ebit proforma di circa €18 mld e un utile netto adjusted superiore a €8 mld”.

Inoltre, “la generazione di cassa operativa con €16,5 mld su base adjusted prima dell’assorbimento del circolante ha assicurato un significativo surplus in aggiunta al sostanziale ritorno di cassa agli azionisti di €4,8 mld, mantenendo un rapporto di indebitamento di 0,2″.