Dollaro in rialzo dopo Waller (Fed) e S&P. Domani core Pce e Powell
Nelle ultime ore, il dollaro ha guadagnato terreno nei confronti delle altre principali valute, sostenuto soprattutto dalle parole “hawkish” del membro della Fed Christopher Waller. Il funzionario del Fomc ha affermato che la banca centrale americana non ha fretta di tagliare i tassi di interesse quest’anno, alla luce dell’inflazione ancora vischiosa e dei segnali di forza dell’economia e del mercato del lavoro a stelle e strisce. Nel frattempo, S&P ha confermato il rating degli Stati Uniti ad AA+ con outlook stabile. Cresce l’attesa per gli appuntamenti di domani con il core Pce e un intervento di Jerome Powell.
- Waller: “Fed non ha fretta di tagliare i tassi”
- Economia Usa e mercato del lavoro restano solidi
- Oggi Pil e richieste disoccupazione, domani core Pce e Powell
- Dollaro e rendimenti Usa in rafforzamento
- Incertezza sul numero di tagli dei tassi della Fed
- S&P conferma il rating Usa: le stime su Pil e inflazione
- La view di Swissquote su dollaro e azionario
Waller: “Fed non ha fretta di tagliare i tassi”
“A mio avviso, è opportuno ridurre il numero complessivo di tagli dei tassi o posticiparli più avanti nel corso dell’anno, in risposta ai recenti dati macroeconomici”, ha affermato Waller, in un discorso all’Economic Club di New York dal titolo piuttosto eloquente: “Non c’è ancora fretta”.
Waller ha definito i recenti numeri sull’inflazione “deludenti” e ha affermato di voler osservare “almeno un paio di mesi di dati migliori” sul fronte dei prezzi, prima di cominciare a ridurre il costo del denaro.
Alla luce degli ultimi rapporti macro “è prudente mantenere i tassi sull’attuale posizione restrittiva, forse anche più a lungo di quanto si pensasse in precedenza, per contribuire a mantenere l’inflazione su una traiettoria sostenibile verso il 2%”, il target fissato dalla Fed.
Economia Usa e mercato del lavoro restano solidi
Tra i dati che suggeriscono cautela, per Waller e gli altri “falchi” della banca centrale americana, ci sono quelli sulla crescita dell’economia e sul mercato del lavoro. “La produzione economica e il mercato del lavoro mostrano una forza continua, mentre i progressi nella riduzione dell’inflazione sono rallentati”, ha ribadito Waller.
“A causa di questi segnali, non vedo alcuna fretta nel compiere il primo passo verso un allentamento della politica monetaria”, ha aggiunto.
Il funzionario ha anche sottolineato che i rischi di aspettare a tagliare i tassi sono significativamente inferiori rispetto a quelli di un’azione precoce.
Oggi Pil e richieste disoccupazione, domani core Pce e Powell
Oggi è in programma l’ultima lettura del Pil del quarto trimestre (+3,2% la stima precedente), mentre la prossima settimana uscirà il job report di marzo con i nonfarm payrolls e la disoccupazione. Domani è atteso il dato chiave sul core Pce di febbraio, una misura attentamente monitorata dalla Fed per le sue decisioni di politica monetaria, oltre a un discorso del presidente Jerome Powell.
Da monitorare oggi anche i dati dell’Università del Michigan sulla fiducia dei consumatori di marzo e le richieste settimanali di disoccupazione, che continuano a mantenersi in prossimità dei minimi, confermando la solida traiettoria dell’occupazione
Dollaro e rendimenti Usa in rafforzamento
Le parole di Waller hanno contribuito ad un rafforzamento del dollaro nelle ultime ore. Il Dollar Index, che traccia l’andamento del biglietto verde nei confronti delle altre principali valute globali, è salito di circa lo 0,4% a 104,69 punti, tornando sui livelli di metà febbraio.
L’euro/dollaro ha bucato al ribasso la soglia di 1,08 per la prima volta da oltre un mese, il cambio tra biglietto verde e yen si è confermato in area 151,4 mentre la sterlina passa di mano per poco meno di 1,26 dollari.
In rialzo anche i rendimenti dei Treasury statunitensi. Il biennale, più sensibile alle prospettive sui tassi, è salito di 6 punti base al 4,63%, mentre il T-Bond decennale è in rialzo di 3 bp al 4,22%.
Da inizio anno, il Dollar Index si è rafforzato del 3,3%, il Treasury biennale è in rialzo di 38 bp e il decennale di 34 bp, in scia alla riduzione delle aspettative dei mercati sui tagli dei costi di finanziamento da parte della Fed.
I movimenti del dollaro, così come per le altre asset class, possono anche risentire della prossima scadenza trimestrale, che comporta una serie di ribilanciamenti di portafoglio da parte degli investitori. Ricordiamo che domani i mercati europei e statunitensi saranno chiusi per le festività pasquali.
Incertezza sul numero di tagli dei tassi della Fed
Alla luce degli ultimi dati e delle proiezioni aggiornate della banca centrale americana, i mercati scontano circa tre tagli dei tassi nel 2024. L’ipotesi di una prima mossa a giugno rimane in piedi, con una probabilità di poco superiore al 65%, anche se continua a perdere credibilità con il passare delle settimane.
Il dot plot aggiornato della Fed, il grafico che sintetizza le proiezioni dei funzionari sui tassi, indica una preponderanza di consensi intorno a tre tagli. Tuttavia, i pareri sono eterogenei: 9 su 19 prevedono due riduzioni o meno e Raphael Bostic, membro votante del Fomc, propende per un solo intervento.
In occasione dell’ultima riunione, i responsabili hanno anche aumentato significativamente le loro stime sul Pil di quest’anno, portandole al 2,1% dall’1,4% previsto a dicembre.
S&P conferma il rating Usa: le stime su Pil e inflazione
Al rafforzamento del dollaro ha contribuito anche la mossa dell’agenzia S&P, che ha confermato il rating sovrano degli Stati Uniti ad AA+ con outlook stabile.
Come osservano gli analisti di ING, “S&P ha letto la traiettoria del debito Usa in modo diverso rispetto a Fitch, che ha declassato gli Stati Uniti lo scorso agosto. Questo riduce, o ritarda, marginalmente il rischio di una crisi fiscale, anche se prima o poi questo problema dovrà essere affrontato”.
S&P prevede una crescita del PIL reale degli Stati Uniti del 2,5% nel 2024, in scia alla robustezza del mercato del lavoro, mentre l’inflazione rimarrà probabilmente al di sopra del 2%, pur avvicinandosi al target della Fed. Secondo l’agenzia, la crescita dei prezzi superiore all’obiettivo limiterà la capacità della Fed di allentare i tassi quest’anno.
S&P prevede una riduzione complessiva di 75 pb, con il primo taglio in estate. Per l’anno prossimo, lo scenario di base indica un allentamento di 125 pb, fermo restando il rischio di una diminuzione meno marcata.
La view di Swissquote su dollaro e azionario
Come sottolineato da Ipek Ozkaderskaya, Senior Analyst di Swissquote, l’aggiornamento odierno del PIL degli Stati Uniti dovrebbe confermare una crescita superiore al 3% per l’economia statunitense nell’ultimo trimestre del 2023.
“Questi livelli non richiedono un imminente taglio della Fed. Questo è forse il motivo per cui il dollaro non è disposto a restituire i guadagni, nonostante l’atteggiamento relativamente accomodante della banca centrale. L’indice del dollaro Usa è in rialzo di circa l’1% da quando la Fed ha pianificato un taglio di 75 punti base per quest’anno e ha affermato che inizierà anche a rallentare il ritmo del quantiative tightening. Qualcosa deve dare.”
Per quanto riguarda le prospettive future e alle ripercussioni sull’azionario, l’analista indica due possibilità:
- “O il dollaro americano si indebolisce, perché si prevede che la Fed tagli tre volte quest’anno, con il primo taglio previsto per giugno; in tal caso potremmo continuare a vedere i ritardatari del mercato azionario raggiungere i leader degli ultimi trimestri e il capitale confluire anche nei settori non tecnologici. E in caso di allentamento della politica monetaria, come previsto, l’appetito dovrebbe allargarsi anche ai titoli a piccola e media capitalizzazione, ai fondi emergenti e alle materie prime”.
- “Oppure il dollaro USA continua la sua ripresa sulla scia di dati robusti e di un ritiro delle aspettative di taglio della Fed, nel qual caso dovremmo vedere le azioni ritrovare forza”.
Tuttavia, uno scenario che veda contemporaneamente “sia un dollaro forte sia un rally azionario non è sostenibile nel secondo trimestre.”