Deutsche Bank: la prossima Credit Suisse o no?
Deutsche Bank: la prossima Credit Suisse?
La paura che la banca numero uno in Germania sia caduta in una crisi simile a quella che ha portato a un passo dal fallimento la banca svizzera, costringendo il governo elvetico e la Swiss National Bank a intervenire e a darla in sposa a UBS, assilla le menti degli operatori di mercato.
Ma ha senso fare un paragone del genere?
La parola agli analisti, dopo il tonfo del titolo Deutsche Bank di venerdì scorso, che ha contagiato le borse europee , mandando a picco i titoli bancari.
Certo, l’annuncio della stessa banca che, per placare l’ansia sulla sua sopravvivenza, ha deciso di riacquistare alcuni tra i suoi bond più rischiosi è riuscito a sedare i timori dei mercati, assediati dai dubbi sulla capacità dell’istituto di rimborsare le sue obbligazioni.
D’altronde, il precedente dei Bond AT1 del valore di $17 miliardi di dollari di Credit Suisse polverizzati e, ancora prima, il ritorno dello spettro del crac di Lehman Brothers dopo il fallimento di SVB (Silicon Valley bank) e di Signature Bank sono stati tutti elementi che, nell’arco delle ultime due settimane, hanno creato un terreno più che fertile per far esplodere il panico.
Deutsche Bank ha pagato soprattutto il balzo dei cds, credit default swap, contratti per assicurarsi contro il rischio di default, in questo caso relativi ai bond della banca tedesca con scadenza a cinque anni.
Ansia cds: il paragone con UBS e Credit Suisse
I cds sono volati fino a 203 punti base nella seduta di giovedì scorso, stando ai dati riportati da S&P Market Intelligence, al record dall’inizio del 2019.
Di seguito, il grafico che riassume il balzo dei cds di Deutsche Bank, e che fa un paragone con i credit default swap di altri grandi banche, del calibro di Goldman Sachs, Morgan Stanley, ancora UBS e Credit Suisse, BNP Paribas.
Ma il panico è giustificato oppure no?
Ne parla nell’articolo “Panic Around Deutsche Bank Being The ‘Next Credit Suisse’ Spreads“ (‘Si diffonde il panico che Deutsche Bank sia la ‘prossima Credit Suisse’) il sito The Street, chiamando a rapporto diversi analisti.
“Non ci sono prove di una fuga di depositi da Deutsche, fattore che ha decretato il destino di Credit Suisse”, ha commentato al The Guardian Nils Pratley – né, almeno in base a quello che sappiamo, la Banca centrale europea è in ansia per Deutsche allo stesso modo in cui le autorità svizzere lo sono state nel momento in cui hanno messo a disposizione di Credit Suisse una liquidità di 50 miliardi di franchi”.
Da JP Morgan fanno notare inoltre che la più grande differenza tra Deutsche Bank e Credit Suisse è che il colosso bancario tedesco è riuscito a completare il processo di ristrutturazione avviato molto prima che sui mercati si scatenasse la crisi delle banche.
Nel caso invece della banca svizzera, da tempo i fari erano accesi in “modo intenso sul rischio di liquidità”.
Di passi in avanti, di fatto, il gigante guidato dal ceo Christian Sewing ne ha fatti eccome: alle spalle può vantare ben 10 trimestri consecutivi di utili, e una ripresa notevole del capitale.
Una precisazione a tal proposito è arrivata dagli strategist Stuart Graham e Leona Li della società di ricerca Autonomous, sussidiaria di AllianceBernstein che, venerdì scorso, hanno fatto riferimento alle “posizioni robuste di capitale e di liquidità” della banca, puntualizzando che “il nostro rating underperform sul titolo è divuto semplicemente alla nostra view, secondo cui ci sono storie di azioni molto più appetibili nel settore”. E che, in definitiva, per essere chiari, “Deutsche Bank NON E’ (scritto nel testo a caratteri cubitali) la prossima Credit Suisse”.
Detto questo i trader, per loro natura, come ha scritto Bruce Kamich per la sezione di TheStreet’s RealMoney, “fanno i trader”. E dunque “prima vendono, poi si fanno qualche domanda”.
Di conseguenza, “è probabile che Deutsche Bank rimarrà ancora sotto pressione”.
Deutsche Bank l’anello debole delle banche Ue?
C’è tuttavia chi ha fatto notare, con un post su Twitter che, a essere sorprendente, è piuttosto il fatto che Deutsche Bank non sia saltata in aria prima di Credit Suisse.
Si tratta del banchiere Richard Christopher Wallen, che vede nel gigante DB l’anello debole del sistema bancario dell’Unione europea, a dispetto del rassicurazioni che sono prontamente arrivate dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dalla numero uno della Bce Christine Lagarde.
In particolare Lagarde avrebbe detto venerdì scorso ai leader europei che, a suo avviso, “il settore bancario dell’area euro è solido, in quanto abbiamo applicato a ciascun istituto le riforme concordate a livello globale dopo la Crisi Finanziaria Globale“.
In ogni caso, ha rassicurato Lagarde, “la cassetta degli attrezzi della Bce è pienamente equipaggiata a fornire liquidità al sistema finanziario dell’area euro, in caso di bisogno“.
Nella sessione di venerdì scorso, le quotazioni di Deutsche Bank sono crollate fino a -14,5% prima di ridurre le perdite e chiudere in calo dell’8,5%.
Tonfo anche per i bond At1
A dispetto del buyback dei bond annunciato dallo stesso istituto di credito (sui bond Tier 2), i bond AT1 di Deutsche Bank hanno continuato a puntare verso il basso, a fronte di un rendimento balzato al 16%.
Le vendite si sono accanite anche contro i titoli UBS e Credit Suisse che hanno scontato, oltre ai dubbi sull’efficacia della loro integrazione e all’effetto domino scatenato dalla notizia di Deutsche Bank, anche i rumor legati alla grana Russia, che hanno concluso la sessione di venerdì in flessione rispettivamente del 3,6% e il 5,2%.
Così, intervistato dalla CNN, ha commentato il caso Deutsche Bank Michael Hewson, responsabile analista di mercato di CMC Markets:
“L’aumento dei cds sta pesando su Deutsche Bank, così come su altre banche europee, sulla scia delle preoccupazioni sull’impatto che l’aumento dei tassi di interesse avrà sull’economia e sui bilanci delle banche”.
A tal proposito, qualcuno potrebbe ricordare in via polemica i continui rialzi ai tassi dell’Eurozona che la Bce di Lagarde sta continuando a portare avanti. L’ultima volta è stata lo scorso giovedì 16 marzo, quando l’Eurotower ha alzato i tassi di altri 50 punti base.