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Credit Suisse e UBS alle prese con grana Russia

24 Marzo 2023 14:25

Credit Suisse e UBS nel mirino Usa con sospetti su Russia

Non solo Deutsche Bank: protagoniste oggi anche Credit Suisse e UBS, le due banche svizzere unite in matrimonio con tanto di benedizione del governo svizzero.

Prossimi a diventare una sola entità bancaria, i due istituti sono finiti nel mirino delle autorità federali Usa, insieme ad altre banche, in quanto sospettati di aver aiutato gli oligarchi russi a evadere le sanzioni inflitte contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina.

L’indagine, riporta un articolo di Bloomberg, è stata lanciata dal dipartimento di Giustizia Usa, che per ora non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito.

Le due banche presumibilmente coinvolte, UBS e Credit Suisse, hanno preferito non commentare, in una giornata tra l’altro di alta tensione sui mercati.

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Credit Suisse e quei legami con la Russia di Putin

L’ articolo di Blomberg ricorda i legami tra le due banche big della Svizzera con la Russia di Vladimir Putin.

Prima del lancio delle sanzioni occidentali scattato a seguito dell‘invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, Credit Suisse era ben nota per erogare diversi servizi ai Paperon de’ Paperoni made in Russia.

La banca in passato è arrivata a gestire più di 60 miliardi di dollari per conto dei suoi clienti russi, che le assicuravano un incasso compreso tra $500 milioni e $600 milioni di fatturato all’anno.

La guerra tra la Russia e l’Ucraina e le sanzioni varate dall’Occidente hanno costretto Credit Suisse, nel maggio del 2022, a mettere una pietra sopra ai servizi fino ad allora erogati agli oligarchi russi.

In quel momento, Credit Suisse deteneva ancora ben $33 miliardi appartenenti alla sua clientela russa, ammontare superiore del 50% rispetto ai depositi russi detenuti da UBS.

Considerando che la divisione di wealth management di UBS è più grande di quella di CS, i numeri danno un’idea di quanto fosse significativa l’esposizione dell’istituto verso la Russia.

Governo Usa contro Russia: la task force KleptoCapture

Un grande mal di testa per UBS, che ha deciso di acquistare la malandata rivale per 3 miliardi di franchi, e che ora, sulla scia dell’indagine lanciata dalle autorità Usa, dovrà fare ancora più attenzione alla lista dei clienti della preda Credit Suisse.

Bloomberg ricorda che l’anno scorso il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha lanciato la task force KleptoCapture con l’obiettivo di rendere esecutive le sanzioni varate contro gli oligarchi russi, alleati politici del presidente Vladimir Putin.

Da allora, il governo americano ha sequestrato diversi yacht, aerei privati e immobili di lusso dei cari ricchi amici di Putin.

Soltanto lo scorso mese, Washington ha confiscato diversi immobili dell’oligarca russo Viktor Vekselberg, dislocati a New York, Florida e negli Hamptons.

Le sanzioni Usa e dell’Occidente hanno colpito anche diversi individui che hanno aiutato gli oligarchi russi a nascondere i propri asset, proteggendoli così dalla confisca.

Tra questi, viene fatto il nome dell’uomo d’affari britannico Graham Bonham-Carter, che è stato arrestato lo scorso ottobre per aver aiutato il magnate russo Oleg Deripaska a schivare le sanzioni.

Violazioni sanzioni Usa, banche rischiano multe salate. I precedenti

In generale, le banche rischiano multe decisamente salate in caso di violazione delle sanzioni Usa.

Nel 2014, la francese BNP Paribas fu costretta a pagare quasi 9 miliardi di dollari dopo aver fatto mea culpa di fronte alle autorità federali Usa, che la avevano accusata di aver lanciato transazioni per conto di società sudanesi, iraniane e cubane colpite da sanzioni.

Nel 2019, Standard Chartered Bank accettò di pagare più di 1 miliardo di dollari per chiudere un’indagine avviata dal dipartimento di Giustizia Usa, che aveva portato un suo ex dipendente ad ammettere di aver cospirato per violare le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro l’Iran.

Con il sì alle nozze con Credit Suisse, UBS ha ricevuto in garanzia $9 miliardi dal governo svizzero: somma che, in teoria, la blinderebbe dalle eventuali perdite in cui potrebbe incorrere con l’acquisizione della rivale.

Tuttavia, Bloomberg ricorda che quelle garanzie sono state elargite al fine di coprire perdite dovute alla svalutazione di asset “difficili da valutare”. Non proprio legate a eventuali prestiti e favori fatti agli amici di Putin.

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Gli Stati Uniti sono più che determinati a dare la caccia a ogni entità che stia proteggendo gli oligarchi russi.

All’inizio di marzo il viceprocuratore Usa Lisa Monaco ha confermato che il dipartimento di Giustizia sta rispondendo a “un contesto geopolitico incerto”, rafforzando la propria divisione di sicurezza nazionale, che vigila in particolare sulle violazioni delle sanzioni comminate.

“I crimini corporate e la sicurezza nazionale si stanno sovrapponendo come mai visto prima, e il dipartimento sta riattrezzando per far fronte a queste sfide“,  ha detto Monaco.