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Credit Suisse e Svb: alert Roubini a Bce e Fed

16 Marzo 2023 13:08

Prima Svb, poi Credit Suisse: Roubini avverte Bce e Fed

Nouriel Roubini avverte la Bce e la Fed. Nel giorno in cui Credit Suisse affonda in Borsa e in cui la paura di un evento Lehman Brothers si ripresenta, pochi giorni dopo il crac di Silicon Valley Bank, Roubini avverte in particolare la Bce di Christine Lagarde, che proprio oggi, giovedì 16 marzo 2023, annuncerà la propria decisione sui tassi.

Se la Bce alzerà i tassi di 50 punti base, è possibile che Credit Suisse fallisca il prossimo week end e che la Bce sia costretta a fare dietrofront entro la prossima settimana”, si legge nel post su Twitter dell’economista ribattezzato anche Dr. Doom, conosciuto soprattutto per aver previsto lo scoppio della bolla immobiliare Usa del 2008 e la conseguente grande crisi finanziaria globale.

Speriamo dunque che (la Bce) non ripeta l’errore commesso nel 2011 durante la crisi dell’Eurozona, quando alzò i tassi” ha continuato l’economista, autore del libro MegaThreats, lanciando un chiaro appello all’Eurotower e alla Swiss National Bank.

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Dopo quel tweet, l’intervento della Banca centrale svizzera pro-Credit Suisse è arrivato.

Cosa farà invece la Bce di Christine Lagarde, già travolta da una ondata di polemiche, per la sua ostinazione ad alzare i tassi al fine di sconfiggere l’inflazione dell’area euro, nella giornata di oggi?

 

Prima Silicon Valley Bank, poi Credit Suisse. In entrambi i casi, due banche centrali che si sono affrettate a sventare il peggio, rispettivamente la Federal Reserve e la Swiss National Bank, banca centrale della Svizzera.

Credit Suisse salvata da Banca centrale Svizzera. Che succede ora?

I mercati europei si sono così ripresi, così come si era ripresa Wall Street (ma non subito), dopo la serie di annunci arrivati lo scorso fine settimane dalle autorità federali Usa, ovvero dalla Fed di Jerome Powell, dal Tesoro Usa guidato dall’ex numero uno della Fed Janet Yellen e dall’FDIC (Federal Deposit Insurance Corp), l’autorità di garanzia dei depositi, a seguito del crac della Silicon Valley Bank.

La notizia del crac di SVB – che ha riportato alla mente dei trader e degli investitori l’incubo del crac di Lehman Brothers e della crisi finanziaria globale, così come della Grande Recessione di tutto il mondo, esplosa nel 2008 – ha scatenato un ripetuto sell off sui titoli delle banche di tutto il mondo, che si è arrestato solo nella sessione di martedì a Wall Street, grazie anche alla decisione di diversi ceo, tra cui quello di Charles Schwab, di dimostrare con i fatti la loro fiducia riposta verso le banche che gestiscono.

La pausa rialzista è durata tuttavia il tempo di una sessione.

Proprio nel momento in cui gli investitori stavano iniziano a capire che, dopo tutto, vista la natura di banca di nicchia di SVB, non aveva senso fare un paragone tra Silicon Valley Bank e Lehman Brothers, sui mercati è esplosa la bomba Credit Suisse: una bomba che ha portato la Vigilanza della Bce ad accendere i fari sulle banche dell’area euro, per capire fino a che punto siano esposte ai guai del colosso bancario svizzero.

Guai che, almeno in Borsa, dove il titolo Credit Suisse era affondato anche sotto la soglia di 2 franchi svizzeri per la prima volta nella sua storia, sono rientrati oggi in apparenza grazie alla mossa della Banca centrale svizzera Swiss National Bank (SBN), scesa in campo con l’offerta di fornire liquidità aggiuntiva al colosso elvetico reduce da anni di scandali, indagini, alert vari, ora in corso di ristrutturazione. L’offerta è stata immediatamente accettata, con l’annuncio della banca elvetica che ha detto che prenderà a prestito dall‘SNB fino a 50 miliardi di franchi svizzeri.

Mica pochi, tutt’altro, tanto che, nella nota “Dopo SVB, anche Credit Suisse sotto pressione. Arriva la liquidità d’emergenza dalla SNB”, Luigi De Bellis, co-head dell’Ufficio studi di Equita, ha fatto notare che la quantità di liquidità richiesta è consistente se rapportata al livello di liquidità dichiarato dalla banca al 14 marzo (LCR = 150%) e all’ammontare complessivo dei depositi ( 233 miliardi di franchi svizzeri) ed è ragionevolmente finalizzata a garantire i clienti sulla capacità dell’istituto di onorare i propri impegni, evitando una crisi di liquidità che potrebbe manifestarsi in caso di deflussi dei depositi (scesi nel quarto trimestre del 2022 del 37% su base trimestrale)”.

Nel commentare le ultime novità su Credit Suisse, De Bellis ha aggiunto che “riteniamo che l’iniezione di liquidità possa essere una misura di supporto nel breve termine, ma difficilmente possa essere sufficiente a garantire una soluzione ai problemi della banca (fiducia del mercato sulla strategia/brand, ristrutturazione complessa) su cui sono necessarie misure più incisive”.

Insomma, il salvagente lanciato dalla Swiss National Bank a Credit Suisse non è certo garanzia di lunga vita per la banca svizzera.

Roubini: troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata

Una banca che, come aveva detto chiaramente l’economista Nouriel Roubini nella giornata di ieri, con un post su Twitter,
“è troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata”.

La crisi di Credit Suisse è stata definita da Roubini un “Lehman moment” per i mercati europei e globali.

Tra l’altro le profezie di Nouriel Roubini, noto anche come Dr Doomm si sono avverate per l’ennesima volta.

E’ stato lui stesso a ricordare su Twitter con un post quanto aveva scritto sul social network appena due giorni prima:

Così come ho scritto due giorni fa: ‘Esiste anche il rischio di un contagio globale, dal momento che una grande banche europea è molto al momento è molto fragile e la sua condizione finanziaria non è del tutto chiara’. Roubini ha precisato che la sua intenzione non era stata certo quella di scatenare una nuova fuga, tanto che nel suo post precedente il nome di Credit Suisse non era stato neanche fatto. “Ma ora il rischio è noto e il contagio è già grave”.

In particolare, come emerge dal tweet che porta la data del 12 marzo, Nouriel Roubini si era così espresso:

Visto il caos provocato da SVB il Fomc (il braccio di politica monetaria della Fed guidata da Jerome Powell) non può alzare i tassi di 50 punti base nella prossima riunione. Mi aspetto al massimo una stretta di 25 punti base o anche una pausa in base alla logica del wait and see, per aspettare e vedere per l’appunto cosa succederà sui mercati finanziari“.

Nel tweet Roubini menzionava poi per l’appunto il caso “della grande banche europea molto fragile”.