Notizie Notizie Mondo Coronabond, ultimatum Conte all’Ue. Merkel si becca strigliata Der Spiegel: così faranno festa populisti e hedge fund

Coronabond, ultimatum Conte all’Ue. Merkel si becca strigliata Der Spiegel: così faranno festa populisti e hedge fund

9 Aprile 2020 11:19

Il premier Giuseppe Conte lancia un ultimatum all’Ue e ai suoi falchi, in particolare di Germania e Olanda e, a sorpresa, riceve l’assist della rivista settimanale tedesca Der Spiegel, che appoggia e auspica il lancio dei coronabond o, più in generale, degli eurobond.

Ieri sera il presidente del Consiglio ha sganciato la sua bomba, mostrando tutta la sua delusione per il nulla di fatto dell’Eurogruppo. In un’ intervista rilasciata al quotidiano tedesco Bild, Conte è sbottato contro il no ripetuto agli eurobond, minacciando perfino una Italexit:

“È nell’interesse reciproco che l’Europa batta un colpo, che sia all’altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè”, ha tuonato il premier, aggiungendo che da soli “impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo”.

Ma se l’Europa non si darà strumenti finanziari all’altezza della sfida, come gli Eurobond, l’Italia sarà costretta a far fronte all’emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse”.

Conte trova un alleato in Der Spiegel

La posizione di Giuseppe Conte trova un alleato in Der Spiegel che, stavolta ha preso le difese dell’Italia nell’articolo “Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco”. Articolo editoriale firmato dallo stesso direttore Steffen Klusmann.

Rivolgendosi all’Italia, alla Spagna e alla Francia con le loro rispettive tre lingue, Der Spiegel ha avvertito che, “se gli europei non danno immediatamente il segnale che stanno lavorando insieme per contrastare questa crisi, sarà una vera festa per i populisti, i nemici dell’Ue e gli hedge fund di Londra o New York” che, come nel caso della Grecia, “punteranno sul fallimento di uno Stato europeo e questa volta vinceranno la scommessa”.

German Chancellor Angela Merkel addresses the press to comment on elections in the western federal state of North Rhine-Westphalia (NRW) on May 10, 2010 in Berlin. German voters, angry over a colossal bail-out for Greece, handed Merkel’s coalition a blistering defeat in the state poll which also cost it its majority in the upper house. AFP PHOTO DDP/MICHAEL GOTTSCHALK GERMANY OUT (Photo credit should read MICHAEL GOTTSCHALK/DDP/AFP via Getty Images)

“O il governo tedesco (della cancelliera Angela Merkel) davvero non si rende conto di quello che sta rifiutando con tanta noncuranza – ha continuato Der Spiegel – oppure si ostina a non capire, spinto dalla paura che il partito populista Alternative für Deutschland (AfD) possa strumentalizzare gli aiuti ai vicini europei per la propria propaganda. Dopo tutto è stato l’esasperante dibattito sul sostegno alla Grecia che ha portato alla fondazione dell’AfD nel 2013″.

L’affondo contro Angela Merkel è diretto:

“Invece di dire onestamente ai tedeschi che non esistono alternative agli eurobond in una crisi come questa, il governo Merkel insinua che ci sia qualcosa di marcio in questi bond. Ovvero, che in fin dei conti sarebbero i laboriosi contribuenti tedeschi a dover pagare, in quanto gli italiani non sarebbero mai stati capaci di gestire il denaro”. Una narrazione che “è stata usata talmente spesso dalla cancelliera, per cui adesso ogni concessione a spagnoli e italiani potrebbe soltanto sembrare una sconfitta”.

Ma la Germania, “non avrebbe mai dovuto permettere che si arrivasse a questo, non fosse che per un sentimento di vicinanza e solidarietà”. E “forse” dovrebbe piuttosto ricordarsi “per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel Dopoguerra”.

Tra l’altro, gli eurobond non sarebbero neanche una concessione generosa del Nord Europa nei confronti di Roma e Madrid. Bisognerebbe rendersi conto, infatti, dell’ “enorme violenza della pandemia”, che “ha comportato una vera e propria tragedia umana e medica in Italia e in Spagna- anche perché ultimamente ambedue gli Stati avevano attuato una forte politica di austerity, come voluto da Bruxelles- e sicuramente non perché vivessero al di là delle loro possibilità”.

Der Spiegel, Letta: articolo ‘smuoverà le acque?’

L’editoriale di Der Spiegel è stato visto come un barlume di speranza dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta che, su Twitter, ha fatto notare che “il grido d’allarme ai tedeschi” è arrivato dal “più tedesco dei media tedeschi”. “Smuoverà le acque? ” si è chiesto e ha chiesto Enrico Letta.

Oggi in calendario c’è la nuova riunione dell’Eurogruppo – ovviamente in videoconferenza in tempi di coronavirus – dopo che quella dell’altroieri, martedì 7 aprile, durata 16 ore fino alla mattinata di ieri, non è stata capace di dare una risposta su come far fronte alla crisi peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale.

La riunione, praticamente, si è conclusa con  l’Olanda e la Germania schierate contro la soluzione degli eurobond-coronabond auspicata dall’Italia e da altri paesi tra cui Francia e Spagna. E ora, anche da Der Spiegel.

La tensione tra paesi del Sud e del Nord Europa è alle stelle, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni politiche da parte dei vari paesi.

L’Italia guarda con orrore a quanto scritto dal quotidiano tedesco di stampo conservatore Die Welt: “in Italia la mafia aspetta soltanto una nuova pioggia di soldi da Bruxelles”. Mostrando la propria opposizione agli eurobond-coronabond, Die Welt ha anche detto che “gli italiani devono essere controllati dalla Commissione europea. Immediata è stata la reazione del ministro degli esteri Luigi Di Maio.

Un altro schiaffo, sebbene di entità decisamente minore, ha avuto come mittente Christine Lagarde, numero uno della Bce, che ha praticamente invitato l’Italia e altri paesi che la sostengono a non ossessionarsi sui coronabond, facendo notare che esistono altri strumenti con cui la solidarietà europea potrebbe essere dimostrata.

In realtà, qualche speranza sulla possibilità che l’Italia possa essere accontentata, c’è, ed è arrivata stamattina con le parole proferite dal ministro per gli Affari europei Enzo Amendola a Omnibus su La7, che ha sottolineato che, già nella bozza dell’Eurogruppo, il fondo rinascita da finanziare con l’emissione di bond comuni, c’è:

Non è un derby Italia-Olanda – ha cercato di calmare le acque Amendola -ci sono paesi cosiddetti ‘frugali’ che non vogliono la modifica delle condizionalita del Mes. Noi sulla proposta italo-francese (che implica il lancio dei cosiddetti Recovery bond), chiediamo si arrivi in tempi brevi a definire lo strumento del fondo”.

“La nostra trattativa prioritaria è quella di avere uno strumento finanziario per drenare risorse per tutti e 27 paesi ed è il fondo per la rinascita che è già nella bozza, questo è stato il passo avanti”, ha puntualizzato Amendola.

IL CASO OLANDA, DIVENTATA PER MOLTI ITALIANI IL LUPO CATTIVO

Ma come si porrà l’Olanda, che ha già detto no all’opzione eurobond coronabond e anche all’opzione MES light, nella riunione imminente dell’Eurogruppo?

Nel giro di qualche settimana, l’Olanda del premier Mark Rutte e del ministro delle finanze Wopke Hoekstra è diventata, per l’Italia, il lupo cattivo. E anche in alcuni articoli non italiani il paese è stato ribattezzato come il ‘bad cop’“dell’Unione europea.

Sui social continuano a fioccare post di rabbia contro il governo dell’Aia che si permette di dare lezioni a Roma, che nega all’Italia il diritto di salvarsi con gli eurobond, che invoca disciplina sui conti pubblici, quando alla fine – fanno notare alcuni – l’Olanda fa dumping fiscale, ed è un paradiso fiscale.

Così ha commentato le tensioni che sono esplose negli ultimi giorni tra Italia e Olanda Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia.

“Da tempo immemore si conoscono le differenze tra le intenzioni dei paesi del Nord Europa e quelli del Sud Europa. Nel meeting dell’Eurogruppo le distanze fra le necessità dei diversi Stati sono diventate ancora più evidenti. La trasparenza del ministro delle finanze olandese William Hoekstra sulla scelta di bloccare con ogni mezzo la possibilità di introdurre gli Eurobond e acconsentire a un leggero alleggerimento delle condizioni relative alle linee di credito del MES ha mostrato un capro espiatorio da incolpare per la mancanza di misure di solidarietà europea. Ma anche il ministro italiano Gualtieri ha mantenuto imperterrito il proprio posizionamento con la richiesta dei Coronabond e un atteggiamento fortemente contrario alle condizioni del MES”.

A tal proposito, c’è da dire che Roberto Gualtieri ha ribadito la propria posizione in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore e pubblicata oggi, con cui ha fatto notare, tra l’altro, che la creazione di debito pubblico Ue è già nei trattati e che il MES non è adatto.

Diodovich crede che l’Eurogruppo riuscirà a trovare un accordo sulle “tre proposte già discusse da settimane ovvero”:

  • Linee di credito MES con scarsa condizionalità.
  • Rafforzamento della Banca Europea per gli Investimenti (Bei) attraverso un fondo in grado di mettere garanzie per i prestiti alle imprese.
  • Programma SURE per garantire cassa integrazione e salvaguardare posti di lavoro.

“Per quanto riguarda il primo punto, sembrerebbe che solamente l’Olanda fosse contraria a un cambiamento delle condizioni per richiedere prestiti al MES con Hoekstra che avrebbe insistito sull’inserire delle clausole temporali. Ma non crediamo che sia solo l’Olanda da biasimare. La virtuosa Olanda ha la fascia da capitano in questa disputa ma non è leader dei paesi nordici. Dietro di lei è abbastanza chiaro che sia presente la Germania. Le proprie autorità politiche dal ministro dell’economia Peter Altmeir al presidente della Baviera e capo del CSU Markus Soder hanno respinto fortemente l’idea degli Eurobond. E nonostante il recente editoriale sul Der Spiegel in favore dei Coronabond (e anche il progetto di Maas-Scholz) sembra che l’opinione pubblica tedesca non sia a favore di alcuna forma di mutualizzazione del debito”.

Detto questo, alla domanda se siano a questo punto tutti quindi tutti contro l’Olanda e pure la Germania, la risposta dello strategist Diodovich è no.

“Le loro scelte non sono solamente economiche ma anche politico-sociali. In questo momento la narrativa populista nei paesi del Nord Europa li induce a ritenere che non sia corretto condividere i debiti con paesi già in difficoltà dopo lunghe politiche economiche di rigore. Tale narrativa si scontra con gli slogan dei movimenti anti-UE del Sud Europa che vorrebbero una erogazione a fondo perduto da parte delle istituzioni europee (soprattutto della BCE). Interpretiamo in questo senso le parole di Hoekstra (ministro olandese delle finanze): ‘l’emissione di eurobond causerebbe più problemi che soluzioni per l’Unione Europea”.

L’impressione, insomma, è che la guerra di nervi non sia tra populisti ed europeisti,  ma, semmai, tra populisti del Nord e populisti del Sud.

Diodovich è però possibilista sul raggiungimento di un’intesa:

“Riteniamo che una soluzione simile a quella proposta dalla Francia (e da altri membri della Commissione Europea) sull’istituzione di un fondo europeo di Solidarietà, di durata temporanea, con la possibilità di emettere Recovery Bond a lunga scadenza, finanziato da altre entrate (tassa solidale, donazioni, aumento IVA a livello europeo su alcuni beni) possa essere ‘accettata’ nei vari paesi dell’Unione con una comunicazione che ne dovrà sottolineare i caratteri straordinari (breve durata e solamente per rimediare ai danni causati da una crisi economica provocata da uno shock esogeno non di natura finanziaria)”.

Lo strategist presenta i seguenti scenari, e le eventuali ripercussioni sulla carta italiana, ergo sui BTP:

“Crediamo che in caso di approvazione solamente delle tre proposte menzionate in precedenza (MES,BEI e SURE) l’Eurogruppo sarebbe da considerarsi un fallimento e ciò potrebbe causare nuove ondate di pessimismo sui mercati soprattutto sull’obbligazionario con una BCE sempre più sotto pressione a comprare titoli di stato dei paesi a elevato debito. Potremmo assistere anche a un ritorno delle spread verso i 250 punti base nonostante lo scudo dell’istituto di Francoforte. Tali soluzioni lascerebbero inoltre aperta una spaccatura profonda all’interno dell’Unione Europea e potrebbero non essere sufficienti a garantire la ripresa economica dei paesi in difficoltà. Discorso diverso invece se a tali proposte venisse approvata una misura eccezionale e straordinaria in grado di creare un potente scudo fiscale oltre a quello monetario creato dalla BCE”.

Gli eurobond, per l’appunto: quelli che perfino Der Spiegel, ora, auspica.