Coronabond e coronavirus: mea culpa dell’Olanda. Ma ormai per molti è il ‘bad cop’ dell’Ue
Mea culpa dell’Olanda, paese dell’Asse del Nord Europa che ha più di una volta bacchettato Roma, rea ai suoi occhi di non essere mai riuscita a contenere, in modo permanente, il mostruoso debito pubblico. Il mea culpa è arrivato, per la precisione, dal ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra, che ha detto che avrebbe dovuto mostrare maggiore empatia nel meeting europeo indetto la scorsa settimana per valutare opzioni anti-coronavirus a sostegno dell’economia.
“La scorsa settimana, noi – me incluso – avremmo dovuto essere più chiari nell’esprimere il nostro desiderio di aiutare. Non lo abbiamo fatto in modo sufficientemente empatico”.
Hoekstra ha fatto ammenda nel corso di un’intervista rilasciata a RTL Z. D’altronde, ha aggiunto, “se si ricevono così tante critiche come è avvenuto nel nostro caso, evidentemente qualche errore è stato commesso”.
Il riferimento è al meeting in videoconferenza che si è tenuto la scorsa settimana, a cui hanno partecipato i ministri delle finanze e i leader dell’Unione europea. La riunione si è conclusa con un flop clamoroso, per certi versi intollerabile, se si considerano le sfide che non solo l’Italia, ma tutti i paesi del mondo saranno chiamati a fronteggiare quando, all’emergenza sanitaria, seguirà l’emergenza economica.
Il nulla di fatto è stato provocato dall’opposizione di Olanda e Germania all’opzione, ventilata soprattutto dai paesi del sud Europa, in primis l’Italia, di lanciare i coronabond, titoli di debito europei che tutti i paesi membri – secondo le proposte – garantirebbero. Tra i paesi che appoggiano l’idea, oltre all’Italia, ci sono anche Francia, Spagna e Portogallo.
Olanda scandalizza Portogallo: “ripugnante”
Lo stupore per l’atteggiamento dell’Olanda – secondo alcune indiscrezioni Hoekstra avrebbe chiesto a Bruxelles di lanciare un’indagine sui paesi non dispongono di uno spazio fiscale sufficiente a contrastare la crisi coronavirus – è culminato nella dichiarazione del primo ministro portoghese António Costa, che ha definito i commenti di Hoekstra “ripugnanti”. E che ha aggiunto: “Nessuno ha più il tempo di ascoltare i ministri delle finanze olandesi, così come è avvenuto nel 2008, 2009, 2010 e oltre”.
L’Olanda di Hoekstra ha infatti assunto ancora i toni della maestra, salita in cattedra per reguardire i paesi contrari alle sue posizioni, i paesi che considera più monelli, per intenderci. La freddezza del ministro delle finanze Hoekstra & CO è stata inoltre tale da far andare su tutte le furie Costa, che su Twitter ha scritto:
“O l’Unione europea fa quello che deve essere fatto, oppure cesserà di esistere.(..) L’ultima cosa che un politico responsabile dovrebbe fare, nell’assistere ai drammi di Italia, Spagna e di tutti gli altri paesi, è non capire che la proprià delle priorità è quella di combattere contro questo virus”.
Il ministro delle finanze olandese è finito anche nel mirino del suo omologo spagnolo Arancha González, che ha pubblicato il seguente post su Twitter:
“Wopke Hoekstra, siamo tutti insieme nella stessa barca Ue e abbiamo colpito un iceberg senza precedenti. Non è tempo di discutere di biglietti di prima e seconda classe”.
Bene o male sia Hoekstra e Rutte si sono difesi, facendo capire che non sono i soli a essere contrari ai coronabond (un nein chiaro agli eurobond in generale è arrivato nelle ultime ore anche Germania di Angela Merkel).
Critiche anche in Olanda: tanti difendono l’Italia
Detto questo, cresce in Olanda la platea di economisti e politici che ritengono che il paese dovrebbe essere più magnanime nei confronti dell’Italia, visto il dramma che sta vivendo. Intanto, il sito Politico riporta il commento rilasciato sul caso dall’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Intervistato dal quotidiano olandese De Volkskrant, Letta ha ammesso che “l’immagine che gli italiani hanno degli olandesi è stata drasticamente contaminata nell’arco di pochi giorni. E questo non è avvenuto solo in Italia…Guardate alle reazioni in Portogallo e Spagna. Le reazioni sono di sorpresa e di forte delusione. Nessuno avrebbe immaginato che l’Olanda, uno dei paesi fondatori dell’Unione europea, si sarebbe comportato in questo modo in un momento del genere”.
Duro nei confronti del governo lo stesso Rob Jetten, responsabile del gruppo parlamentare D66 che ha così scritto su Twitter, lo scorso venerdì:
“L’Olanda si è arricchita attraverso l’Unione europea. Ora che i posti di lavoro e i redditi sono in pericolo in tutta Europa a causa della crisi innescata dal corona, non possiamo permettere ai nostri amici di soffocare. Possiamo sopravvivere solo insieme“.
E Sophie in’t Velt, rappresentante di D66 al Parlamento europeo, ha affermato che “il tono e l’attitudine (del governo) sono stati così inappropriati e così bruschi, che non c’è bisogno di essere del nord o del sud per capirlo”.
Nella giornata di ieri, un altro leader della coalizione di governo ha preso le distanze dal premier Mark Rutte e dal ministro delle finanze Hoekstra. Si tratta di leader del piccolo partito conservatore dell’Unione cristiana (che fa parte della maggioranza di governo) che ha auspicato il lancio di “un piano Marshall per il Sud Europa”.
Così, in un talk show trasmesso sulla televisione pubblica NPO 1:
“L’Italia è una tragedia. Quel paese è a pezzi. Per quel che mi riguarda, il primo messaggio deve essere: ‘Vi aiuteremo’.
60 economisti lanciano appello a governo Olanda
Il caso ha scatenato anche il rimprovero di un gruppo composto da 60 economisti olandesi circa, che hanno scritto una missiva al quotidiano de Volkskrant, ammonendo il governo:
“La posizione dell’Olanda sul finanziamento congiunto di un approccio europeo alla crisi scatenata dal coronavirus ha provocato un’incomprensione e una frustrazione senza precedenti, nelle ultime settimane. Anche noi, in quanto economisti olandesi, riteniamo la posizione olandese ingiustificabile. Chiediamo al governo olandese di cambiare idea ora e di sostenere un approccio europeo”.
In un’intervista al Fatto Quotidiano il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha puntualizzato intanto che il ricorso al Mes è fuori discussione:
“Il Mes è stato concepito per affrontare choc asimmetrici mentre questa è una crisi simmetrica che riaguarda tutti, quindi un suo uso sulla base dei meccanismi attuali, almeno da parte dell’Italia, è fuori discussione”.
Inoltre, ha continuato, “pure l’idea di una nuova linea di credito precauzionale ci sembra di scarsa utilità. Più promettenti sono il potenziamento dell’azione della Bei e lo strumento temporaneo di assistenza cui sta lavorando la Commissione facendo leva sul bilancio europeo. Ma servono soluzioni nuove che garantiscano la parità di condizioni e definiscano una risposta comune e solidale adeguata”.
Ieri un chiaro appello all’emissione di titoli europei garantiti è stato lanciato dal Centro Studi di Confindustria che, oltre a paventare un tonfo del Pil italiano pari a -6%, ha lanciato un’ultima chiamata all’Europa proprio sulla questione dei coronabond.